Blumunn di Francesco Zecca: l’arte di sognare | Recensione

Blumunn di Francesco Zecca: l'arte di sognare

Blumunn al Teatro Mercadante di Napoli | Recensione 

Blumunn è il nuovo spettacolo scritto e interpretato da Marina Confalone con Lello Giulivo e Giovanni scotti e con la regia di Francesco Zecca. Il testo in edito è in scena al Teatro Mercadante di Napoli dal 3 al 7 novembre.

La sala accoglie il pubblico a sipario aperto. Una scelta funzionale che ci presenta il Blue Moon, un piano bar ormai fallito e pronto ad incontrare la sua definitiva chiusura, permettendoci di ambientarci subito in quell’atmosfera con un ché di vintage, nel ricordo di voci che davano vita a quel posto. Adesso il locale è pieno di polvere, odore di umidità e vecchi scatoloni da portare via per lasciare spazio ad un market di surgelati. Ma sarà proprio in quel luogo magico, animato tempo fa dalla musica e dall’amore, che avverrà l’incontro tra il giovane ragioniere Malachia e Susy, l’ex diva del Blue Moon.

La trama ed i personaggi

Malachia è un ragazzo di venticinque anni, orfano di madre, che ha accantonato il suo sogno di fare musica per volere del padre. Si lascia tentare alla vista di quel vecchio pianoforte che domina la scenografia, un cuore pulsante emozioni vere, ma è anche lo stesso ragazzo che risponde intimorito alle chiamate del padre, incatenandosi in una morsa fredda razionalità in cui sembra non esserci posto per i sogni. Susy, invece, ha fatto della sua vita un sogno di amore, fantasia e musica. Eppure, il suo passato svela rimpianti e la nostalgia di ciò che avrebbe potuto essere se le scelte fossero state diverse: ella ha rinunciato al suo successo per i suoi sogni d’amore, si è lasciata prosciugare da una relazione tossica pur di portare avanti il suo sogno al Blue Moon.

I due dimostrano di avere intendimenti totalmente diversi: la chiusura remissiva del ragazzo ben presto si ritrova a dover fare i conti con l’ardore esplosivo dell’ex diva, mossa quasi da una freschezza adolescenziale. Susy si racconta dopo essere uscita di scena per anni e fa in tutti i modi che la sua storia diventi un monito per Malachia affinché non commetta i suoi stessi errori, segua la sua strada ed osi nel sognare senza mai privarsi di nessuna opportunità, al di là se poi si riveli vincente o meno. Il loro diventa uno scontro tra due generazioni a confronto, due energie opposte che mettono a nudo luce ed oscurità del passato di entrambi i personaggi, invitandoci a non arrenderci mai. Con un finale inaspettato, Blumunn compie la sua magia di farci cercare dentro di noi la forza di rendere le nostre scelte, soprattutto quelle sbagliate, un domani migliore, un futuro pieno di sogni da realizzare.

Parola d’ordine: emozionarsi!

Assistere allo spettacolo Blumunn è stato come aprire ed incantarsi davanti ad un carillon lasciato senza musica per troppo tempo: dà la sensazione di riascoltare qualcosa di familiare, una magia che ipnotizza e ci tiene lì incollati a sognare. L’interpretazione della Confalone e dei suoi compagni di scena rispetta egregiamente un ritmo capace di farci toccare con mano le emozioni.

Blumunn – titolo che napoletanizza ed in qualche modo ambienta il locale Blue Moon – è uno spettacolo senza tempo, un posto incantato che rapisce e ci dona la volontà di abbracciare i nostri sogni, restituendo loro una dignità molto spesso calpestata, oggi più che mai davanti alla chiusura di teatri e cinema per fare largo sempre più all’incessante pretesa di produttività del nostro Paese. Blumunn, allora, è anche una presa di consapevolezza della fragilità della vita, troppo breve per non farsi avvolgere dall’impetuoso vento dei sogni e bruciare dal fuoco delle emozioni, che può rivelarsi spesso una condanna ma è soprattutto l’unico balsamo efficace per le nostre ferite, l’unico nostro memento vivere.  

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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