Festen. Il gioco della verità (Teatro Bellini) | Recensione

Festen

È in scena al Teatro Bellini di Napoli, dal 19 al 24 marzo Festen. Il gioco della verità, trasposizione teatrale dell’omonimo film di Thomas Vinteberg, per la regia di Marco Lorenzi.

La pièce racconta di una grande famiglia dell’alta borghesia danese, i Klingenfeld, riunita per festeggiare il sessantesimo compleanno del patriarca Helge. Alla festa sono presenti anche i tre figli: Christian, Michael e Helene. Il momento di svolta sarà il discorso di auguri del figlio maggiore Christian che, una volta pronunciato, cambierà per sempre gli equilibri della famiglia, svelando ipocrisie e strappando via maschere. La festa si trasforma in un gioco al massacro volto a mettere in discussione, in un crescendo di tensione, il precario equilibrio familiare fondato su rapporti ipocriti, segreti indicibili e relazioni di potere malsane.

Buio. Un uomo è disteso. C’era una volta…inizia a raccontare una favola. Un coro gli fa da sottofondo. Sono Hänsel e Gretel, c’è il bosco, c’è già l’inizio della fine.

Luci. C’è un uomo, Helge, in abiti eleganti. C’era una volta…musica, lustrini, brindisi per la famiglia Klingefeld e un patriarca da festeggiare. Ci sono i figli, c’è la moglie, c’è già l’inizio della fine. 

Come una favola, come una tragedia greca, come una famiglia borghese, come un castello di carta in bilico tra scomodi tabù. Festen. Il gioco della verità è tutto questo.

Una festa di ipocrisia e sorrisi, di silenzio e lacrime, di verità note a tutti eppure a tutti sconosciute. Perché famiglia a volte significa anche questo: potere, autorità imposta, fuorivatuttobene, dentrovatuttomale, finzione che si specchia compiaciuta nella realtà. Molto interessante la scelta registica di un uso drammaturgico radicale della cinepresa  che permette di sfruttare la possibilità di costruire costantemente un doppio piano di realtà e che consegna allo sguardo degli spettatori la condizione di scegliere tra quello che viene costruito sul palcoscenico e la “manipolazione” che l’occhio della cinepresa rielabora in diretta e che viene proiettato.

Festen. Il gioco della verità è uno spettacolo ironico, drammatico, cinico, dissacrante che smaschera il perbenismo e l’ignavia, che grida rivelazioni disturbanti in quei contesti in cui meno ce le aspettiamo o forse in cui ce le aspettiamo di più.

Qual è la verità? Cosa scegliamo di guardare? A cosa scegliamo di credere?

Festen. Il gioco della verità
di Thomas Vinterberg, Mogens Rukov & BO Hr. Hansen
adattamento per il Teatro di David Eldridge

dall’omonimo film del Premio Oscar 2021 Thomas Vinterberg

prima produzione Marla Rubin Productions Ltd a Londra
per gentile concessione di Nordiska ApS, Copenhagen

versione italiana e adattamento di Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi

con Danilo Nigrelli, Irene Ivaldi e (in o. a.)
Yuri D’AgostinoElio D’AlessandroRoberta LanaveCarolina LeporattiBarbara MazziRaffaele MusellaAngelo Tronca

regia Marco Lorenzi

produzione TPE – Teatro Piemonte Europa, Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti
in collaborazione con Il Mulino di Amleto

Fonte immagine in evidenza: Teatro Bellini 

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A proposito di Rossella Capuano

Amante della lettura, scrittura e di tutto ciò che ha a che fare con le parole, è laureata in Filologia, letterature e civiltà del mondo antico. Insegna materie letterarie. Nel tempo libero si diletta assecondando le sue passioni: fotografia, musica, cinema, teatro, viaggio. Con la valigia sempre pronta, si definisce “un occhio attento” con cui osserva criticamente la realtà che la circonda.

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