Filastrocca spezzata di Punzo (T. Ateneo) | Recensione

Filastrocca spezzata di Punzo (T. Ateneo) | Recensione

La stagione teatrale 2025/2026 del Teatro Ateneo di Casoria si apre con Filastrocca spezzata di Punzo, in scena il 25 e il 26 ottobre.

Immaginiamo un programma televisivo i cui protagonisti sono le nascite. Sì, neonati provenienti da ogni parte del mondo che vengono estratti da una tombola dell’esistenza e messi lì, sul grande schermo, come numeri da usare per vincere al gioco. Mettiamo il caso, poi, che il presentatore di quello stesso show a un certo punto si distacca da quell’abitudine televisiva fittizia e si mette a denunciare le dinamiche del gioco, ovvero il cinismo nel ritenere vite innocenti soltanto una serie di numeri, gli stessi numeri che corrispondono alle migliaia di vite assassinate in guerra. Filastrocca spezzata di Punzo, dunque, è uno spettacolo ibrido che smuove le coscienze del pubblico in questa partita esistenziale.

Tra la rima infantile e la brutalità del reale

Filastrocca spezzata di Punzo (T. Ateneo) | Recensione
La performance durante lo show televisivo

Filastrocca spezzata di Punzo – monologo scritto, diretto e interpretato da quest’ultimo – combina vari generi teatrali, è un sospeso tra uno show televisivo, un racconto e una performance che include il pubblico abbattendo la quarta parete. Un tassello interessante, perché nel superare quella linea immaginaria e, quindi, nell’andare oltre una netta divisione tra l’attore sul palcoscenico e il pubblico di fronte, l’esperienza teatrale si fa momento comunitario tra coscienze umane: «L’attore si muove continuamente tra leggerezza e dolore, invitando il pubblico a ridere, canticchiare, ma anche fermarsi di fronte all’incrinatura che la filastrocca porta con sé. l’obiettivo è trasformare lo spettacolo in un’esperienza condivisa, dove il pubblico stesso diventa parte dello show, chiamato a interrogarsi sul proprio ruolo in questa tombola dell’esistenza» – commenta l’autore.

Ed è in questa catartica dinamica di coscienze che Filastrocca spezzata di Punzo crea un ponte d’accesso a tematiche quanto mai attuali e gravemente importanti. Negli spazi lasciati tra l’incrinatura di una rima e la frammentazione irrisolta di un’altra, si insinua l’urgenza di guardare con occhi consapevoli e autentici a una realtà atroce, nella quali impazzano feroci guerre e scorre il sangue di vittime innocenti. Allora, al di là di quell’iniziale velo performativo, pure giocoso, rivela una tanto atroce quanto necessaria satira. Alla fine, il conduttore del programma viene cacciato via, le luci della ribalta si spengono e resta il niente, ma in realtà la risonanza delle parole dette continua a propagare la sua irriducibile eco.

Filastrocca spezzata di Punzo e il teatro come atto politico

Filastrocca spezzata di Punzo (T. Ateneo) | Recensione
Il conduttore dello show televisivo

Il teatro è un gioco calcolato, una macchina i cui ingranaggi non sono mai casuali bensì disposti in maniera tale affinché funzioni. Eppure, c’è puntualmente un ingranaggio che pone in discussione la perfezione di quel meccanismo, che spezza il sistema, lo incrina: il pubblico. Ovvero, la componente umana, fatta di materia e di coscienza soprattutto, crea una dinamica di conflitto e di ritrovamento durante la quale fuoriescono le emozioni. Uno spettacolo, come quello di Filastrocca spezzata di Punzo, mira a creare uno spazio scenico e riflessivo in cui hanno libera espressione il sentimento, la percezione, il pensiero, l’emozione. Ed è questo che consente uno sguardo critico nel senso di attento al presente.

Allora, Filastrocca spezzata di Punzo è uno spettacolo che tenta di farsi atto politico, spazio di resistenza. Un qualcosa di non scontato, che comunque al di là di tutto mette in evidenza l’esigenza da parte delle nuove penne di dare voce alla complessità reale del contemporaneo. Alla fine, quando anche l’ultima rima si spezza e resta solo l’eco della voce, la filastrocca spezzata continua a vibrare come un richiamo alla coscienza: non consola ma risveglia, apre ferite per mostrare la vita che ancora scorre sotto la pelle del mondo. Forse, solo nelle incrinature del gioco possiamo ancora riconoscere un ultimo baluardo di profonda umanità. È un qualcosa che si compie nel presente, nel corpo vivo dell’attore e nello sguardo del pubblico, lì dove il gioco diventa rivelazione e la leggerezza si fa pensiero.


Filastrocca spezzata – testo regia e interpretazione di Francesco Maria Punzo – con Alessandro De Giorgi e Lorenzo Stingone – aiuto regia di Maria Avolio – grafiche di Riccardo Punzo – luci di Maria Avolio – Teatro Ateneo in coproduzione con Ianus Cultura

Fonte immagini: Ufficio Stampa

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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