I canti di Calliope, al Teatro Instabile | Recensione

I canti di Calliope, al Teatro Instabile | Recensione

Con I canti di Calliope, uno spettacolo a cura di Imperfetta Teatro e La Chiave di Artemysia, il Teatro Instabile di Napoli inaugura una breve stagione a conclusione dell’estate, un momento in cui gli altri teatri iniziano appena di nuovo a risvegliarsi: dal 13 settembre fino al 6 ottobre.

I canti di Calliope: voci di donne dall’Iliade

I canti di Calliope apre la breve rassegna, IN-STABILESTATE, a conclusione dell’estate del Teatro Instabile, storico teatro diretto da Gianni Sallustro, ricco di cultura e iniziative nel cuore della città partenopea. Lo spettacolo è di Roberta Misticone e Livia Bertè, con l’interpretazione delle stesse insieme a Titti Nuzzolese e Giulia Toscano, il coro di donne composto da Anna Di Mauro, Rebecca Verdino, Nunzia Loffredo, Rossella Corporente, Rossella Capobianco, Flora De Luca, Carolina Napolitano, Veronica Varriale, e il gruppo di giovani ancelle tra cui Dalila Grimaldi, Anja Capozzi, Giulia Toscano, Sara Sacco, Elvyra Bucci, Azzurra Cappiello, Myriam Lucarelli. Le coreografie degli intermezzi danzati nonché tutti i movimenti scenici sono di Luisa Leone.

I canti di Calliope si struttura secondo l’alternanza di una serie di monologhi e brevi scene sui miti delle più conosciute voci dell’Iliade: Elena, Clitennestra, Ifigenia, Cassandra, Andromaca e Briseide. Ma a differenza dell’antichissimo poema greco, queste stesse voci femminili vengono rese protagoniste, mentre i loro rispettivi uomini e finanche la guerra restano su uno sfondo che tenta in tutti i modi di inglobarle, incastrandole in quelle loro tragiche sorti.

Infatti, si legge nella sinossi de I canti di Calliope: «In un momento storico dove la voce delle donne viene ascoltata sotto una luce nuova, come forse mai è stata vista prima, La Chiave di Artemysia, come spesso accade nella scelta delle tematiche pensate per il suo pubblico, usa le voci del passato per parlare dell’odierno. Quali personaggi dell’antichità potrebbero essere più attuali in questo momento storico se non quelli dell’Iliade?».

Il potere della performance: l’arte come espressione dell’odierno

Possono voci remote di un poema appartenente a un passato antico parlarci ancora? La risposta sembra proprio essere di sì con lo spettacolo I canti di Calliope, la cui operazione, appunto, è quella di riportare all’attualità lo spirito delle più note donne dell’Iliade. Queste ultime non si limitano soltanto a raccontare le loro storie – tra l’altro ormai più che conosciute e studiate – bensì si confessano al pubblico con ruggiti struggenti, danno canto, anima e corpo alle loro suggestioni ed a quei loro sentimenti mai indagati dalla storia fino ai tempi d’oggi, un momento in cui effettivamente anche l’arte cerca di interrogarsi su determinate figure femminili osservandole non più all’ombra di quelle maschili, come spesso la storia ha voluto.

Perciò, I canti di Calliope si avvicenda tra l’espressività della danza e dei movimenti scenici, il pathos tragico delle prose e la potenza narrativa del coro, dando spazio a suggestioni e sentimenti che arrivano dritti al cuore della platea. In virtù di ciò, recuperata una certa coralità – sicuramente favorita dalla struttura stessa circolare del teatro – il pubblico è reso partecipe insieme agli attori sul palco delle emozioni dei personaggi, recuperando quel principio catartico che probabilmente rientra tra i più grandi insegnamenti del teatro greco antico.

Fonte immagine di copertina: Ufficio Stampa

 

A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson nasce il 26 Marzo 1998 a Napoli. Nel 2017 consegue il diploma di maturità presso il liceo classico statale Adolfo Pansini (NA) e nel 2021 si laurea alla facoltà di Lettere Moderne presso la Federico II (NA). Specializzanda alla facoltà di "Discipline della musica e dello spettacolo. Storia e teoria" sempre presso l'università Federico II a Napoli, nutre una forte passione per l'arte in ogni sua forma, soprattutto per il teatro ed il cinema. Infatti, studia per otto anni alla "Palestra dell'attore" del Teatro Diana e successivamente si diletta in varie esperienze teatrali e comparse su alcuni set importanti. Fin da piccola carta e penna sono i suoi strumenti preferiti per potere parlare al mondo ed osservarlo. L'importanza della cultura è da sempre il suo focus principale: sostiene che la cultura sia ciò che ci salva e che soprattutto l'arte ci ricorda che siamo essere umani.

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