Il medio dei pazzi, Claudio Di Palma riadatta la commedia di Scarpetta | Recensione

Il medico dei pazzi

Il medico dei pazzi, il regista Claudio Di  Palma riadatta la commedia di Eduardo Scarpetta per il Teatro Augusteo di Napoli

Il medico dei pazzi è la celebre commedia di Eduardo Scarpetta, riadattata dal regista teatrale Claudio Di Palma, in scena dal 3 al 12 febbraio al Teatro Augusteo di Napoli. I protagonisti di questa commedia sono Massimo De Matteo (che interpreta don Felice Sciosciammocca) e Giovanni Allocca (il quale recita nella parte di Errico), ad essi si aggiungono Raffaele Ausiello, Andrea de Goyzueta, Angela De Matteo, Renato De Simone, Luciano Giugliano, Valentina Martinello, Ingrid Sansone e Federico Siano nei rispettivi panni di Peppino, Don Carlo, Amalia, Michele, Ciccillo, Rosina, Concetta e Raffaele. 

Il medico dei pazzi, la trama dello spettacolo di Eduardo Scarpetta riadattato da Claudio Palma

La vicenda si svolge a Napoli all’inizio del Novecento. Don Felice Sciosciammocca e sua moglie Concetta tornano nel capoluogo campano dopo il lungo soggiorno a Roccasecca (in provincia di Frosinone), l’uomo si è arricchito ed è divenuto il sindaco della città laziale.  Felice incontra suo nipote Ciccillo, quest’ultimo afferma di aver terminato gli studi in medicina e di aver inaugurato una clinica per persone con disturbi mentali nel napoletano; inoltre, necessita di denaro per l’acquisto un macchinario particolare. In realtà, l’ingenuo zio non sospetta che il nipote fannullone indebitato ha organizzato una truffa per avere il suo denaro. In seguito, don Felice arriva al “presunto manicomio” per vedere la struttura e i pazienti. Da questo momento inizia la commedia degli equivoci: l’anziano signore scambia gli ospiti della modesta pensione per dei matti..

Il medico dei pazzi
Fonte immagine: si ringrazia Ivan Nocera e la direzione del Teatro Augusteo

La società napoletana nella produzione teatrale di Scarpetta

Il regista Di Palma ha scelto di confrontarsi con un grande classico della cultura teatrale partenopea. Egli offre il suo punto di vista nelle note di regia, presenti nel comunicato stampa diffuso dal Teatro Augusteo, in merito all’operazione di sceneggiatura adottata da Scarpetta.

[..] Scarpetta prefigura, nelle sue opere, esasperazioni comiche che provengono in ogni caso da spaccati di vita possibile. La società parallela che teatralmente immagina ha, [..], punti di contatto con un mondo reale, quello partenopeo d’inizio Novecento, popolato ancora da macchiettismi naturali e da rarità fisico-comportamentali. Il suo abile gioco drammaturgico consiste nell’inserimento surreale di queste eccentriche zoomorfie umane in contesti e situazioni che ne accelerano il potenziale buffo e buffonesco. La sua grammatica scenica farcisce i personaggi di un linguaggio composto da strafalcioni e nonsense, articolando così rapporti che, nella moltiplicazione dell’assurdo, sappiano anche testimoniare vizi e manie assolutamente verosimili. È così che, [..], il risibile complotto che il giovane rampollo ordisce ai danni dell’ingenuo zio Sciosciammocca diventi occasione, magari non cosciente, ma non per questo meno efficace, di un’analisi dei rapporti tra il vero e il falso, tra la sanità mentale e la follia.[..] Il medico dei pazzi è, [..], un emblematico, complesso e riuscito ingranaggio teatrale in cui la comicità nasce infondo dal contrasto continuamente opposto dagli eventi (dalla vita) ai legittimi desideri e ai plausibili propositi dei più disparati avventori. Scarpetta, dal canto suo, osservava e riportava in scena senza “sentimento” quell’avvertimento del contrario che Pirandello definiva essere la comicità. Il contrario alla regola, alla legge, all’estetica, alla grammatica, alla logica risultava agli occhi di Scarpetta congeniale esclusivamente alla creazione di meccanismi scenici che producessero il riso. Lo dichiarava sempre, a chiusura d’ogni sua commedia: lo aveva fatto per soddisfare l’amato pubblico. E forse per questo, paradossalmente, il pubblico se ne sentiva ristorato. Aveva assistito sulla scena alle proprie istrioniche buffonerie, alle proprie tristi miserie, ai propri potenziali sfottò in danno di un malcapitato, ai propri strafalcioni lessicali, all’impresentabilità dei propri vestiti e ne trovava convenienza, ne aveva riso… catarticamente. La spietatezza senza compassione di Scarpetta riproduceva così l’antica funzione del teatro: un’occasione di purificazione collettiva. Ne ‘O miedeco d’’e pazze questo disincanto divertito raggiunge probabilmente l’apice più significativo. Il meccanismo che si inscena è un gioco di specchi deformanti la realtà. [..] I desideri, le ambizioni dei cittadini si mostrano nei loro accessi più convinti ed è facile per uno sguardo estraneo leggerne gli accenti controversi come stravaganze assolutamente folli. L’animo virgineamente fuori registro di Felice scopre involontariamente, e non senza ridicoli patemi per lui, le quotidiane ossessioni dei “normali”, ne sbugiarda inconsapevole l’inconsistenza. Sembra una satira profonda di costume, forse lo è implicitamente, non certo nella grammatica di scena. Quella è strutturata meravigliosamente per riderne, per riderne e basta. Noi la seguiamo rinfrancati: la denuncia dei nostri vizi è un calembur, l’affanno delle nostre aspirazioni un intrattenimento. Triste per cui… enormemente divertente.

Il Medico dei Pazzi
Fonte foto: si ringrazia Anna Abet e la direzione del Teatro Augusteo

Uno spettacolo che deve reggere il peso del passato 

I due maggiori  punti di forza della commedia di Claudio Di Palma sono la direzione dello spettacolo e l’interpretazione degli attori. In primis, c’è l’interpretazione di Massimo De Matteo nei panni del protagonista, egli incarna le sue manie e i suoi desideri. Segue quella di Federico Siano (nei panni del nevrotico ed esagerato attore Raffaele) e quella di Renato De Simone nei panni di Michele (l’amico di Ciccillo che si finge pazzo per aiutare il suo amico nell’imbroglio).  La scenografia è molto semplice ma funziona bene, facilmente si adatta al cambio di luogo tra i due atti (dall’essere un lido balneare ad una modesta pensione di provincia a tre stelle). 

L’unico problema dello spettacolo è l’eventuale confronto  con precedenti interpretazioni della commedia e con l’adattamento cinematografico del 1954, con Totò come protagonista.  Lo spettacolo funziona bene, intrattiene e diverte; anche se, coloro che hanno assistito alle precedenti versioni della farsa di Scarpetta potrebbero approcciarsi in maniera più fredda al lavoro di Di Palma e del cast. 

Fonte immagine di copertina: si ringrazia il Teatro Augusteo 

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024. Sono stato un lettore onnivoro fin da piccolo e un grande appassionato di libri e di letteratura, dai grandi classici letterari ai best-seller recenti, e grande ammiratore dei divulgatori Alberto e Piero Angela. Oltre ad adorare la letteratura, la storia antica e la filosofia, sono appassionato anche di cinema e di arte. Dal 26 gennaio 2021 sono iscritto all'Albo dei Giornalisti continuando a coltivare questo interesse nato negli anni liceali.

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