Ashes di Riccardo Fazi, al Piccolo Bellini | Recensione

Ashes di Riccardo Fazi, al Piccolo Bellini | Recensione

Questa volta tocca ad Ashes di Riccardo Fazi e, così, la stagione 2023/2024 prosegue al Piccolo Bellini. La rappresentazione prevede: la drammaturgia e la regia di Riccardo Fazi e l’interpretazione di Marco Cavalcoli, Federica Dordei, Giovanni Onorato, Monica Piseddu ed è stata realizzata con la produzione di Valentina Bertolino e quella esecutiva di Index Muta Imago, con il contributo prezioso di MiC e Azienda Speciale Palaexpo – Mattatoio Progetto Prender-si cura. Sarà in scena dal 16 al 21 gennaio 2024.

Viaggiare attraverso il suono in Ashes di Riccardo Fazi

Mentre la materia resta, permane, il tempo scorre e cambia. E questa mutevolezza viene colta dallo spettacolo Ashes di Riccardo Fazi, attraverso il suono. Infatti, se la pièce conta pochi elementi essenziali sulla scena come scenografia, allo stesso tempo viene riempita dalla ricerca di effetti sonori prodotti dagli stessi attori, creando un insieme di voci che si mescolano, si sovrastano, comunicano ogni volta in forme diverse e altrettanto sorprendenti.

Attraverso questa sperimentazione della potenza narrativa del suono, Ashes di Riccardo Fazi cavalca l’incedere del tempo: «Si può viaggiare nel tempo attraverso il suono? Si può costruire un racconto sonoro che prenda forma soltanto nella mente degli/delle spettatori/spettatrici?», questo il nervo cruciale su cui poggia l’intero spettacolo.

E la risposta arriva prontamente positiva da Ashes di Riccardo Fazi. Sperimentando suoni con la voce, si viaggia tra il passato, il presente e il futuro, in un insieme onirico. In questo, si concede al pubblico la capacità di immaginazione, di espressione delle emozioni, in una congiunzione senza limiti e che ogni volta definisce con molteplici significati. Diventano protagonisti la voce, che a questo punto diventa anche potenziale comunicativo, e la mente, che riceve e proietta in un inconscio che disegna altri mondi, altre possibilità.

Ashes di Riccardo Fazi si inserisce in un tipo di teatrocontemporaneo” che, già da buona parte del secolo scorso, si sta sperimentando. Il fulcro si trova nella facoltà di cercare e individuare forme di narrazione teatrale diverse rispetto a quelle canoniche imposte da una tradizione che, almeno prima, veniva indicata con il termine di “borghese” e che adesso si traduce in certe convenzioni ancora resistenti. In effetti, quando si va a teatro ci si aspetta tendenzialmente una narrazione di una vicenda lineare, o almeno quanto più possibile. Invece, una rappresentazione come Ashes traduce tale linearità a livello del proprio subconscio, spostando il metodo sull’immaginazione di ogni individuo, nonché sullo status emozionale di ciascuno. In questo modo, vengono create opportunità diverse, rendendo il teatro un qualcosa di non fisso, anzi, di cangiante come cambia l’interiorità di ogni singolo spettatore. E, infine, il teatro si fa esperienza singola, individuale, ma diventa anche allo stesso tempo punto di incontro, nella misura di uno spazio libero e, soprattutto, liberamente espressivo.

Fonte immagine: Ufficio Stampa

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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