Lo scorso giovedì, 19 giugno, è stato portato sulle scene il dramma, La patente – U Picciu proposto nel contesto del CTF al Teatro Trianon Viviani.
La regia di La Patente – U Picciu è stata firmata dall’attore e regista, Fulvio Cauteruccio, direttore artistico della compagnia teatrale Krypton dallo scorso anno.
Cauteruccio indossa, oltretutto, anche i panni del protagonista, Rosario Chiarchiaro, fiancheggiato sul palco dagli attori Massimo Bevilacqua e Flavia Pezzo, sostenuti dalla voce fuori campo dell’attore cinematografico, televisivo e regista teatrale di origine messinese, Ninni Bruschetta.
L’opera è una produzione della Compagnia Teatrale Krypton.
Genesi e trama de La patente – U Picciu
La patente è una novella del celeberrimo scrittore e drammaturgo di origine sicula, Luigi Pirandello, che risale a inizio Novecento, in seguito, quest’ultima è poi stata inclusa all’interno della silloge, Novelle per un anno.
Nella sua gestazione originaria, La patente non è nata per essere rappresentata, eppure, la sua versione sul palcoscenico risulta particolarmente credibile e divertente, d’altro canto, l’immagine dello jettatore è da tempo immemore presente nella antica tradizione popolare dell’Italia meridionale.
Il suo obiettivo strambo e singolare è di ricevere un documento ufficiale (di qui, “la patente”), che stia ad attestare la propria abilità nel portare “sfortuna”, in modo da riuscire così a poter trarre un vantaggio monetario proprio da quel pregiudizio responsabile della sua emarginazione.
L’udienza che seguirà a questo preambolo diverrà, quindi, una sostanziale querelle che avrà dell’incredibile e dell’illogico, nella quale si domanderà, a più riprese, di convalidare l’elemento della superstizione mediante il mezzo normativo.
Una regia composita come l’opera a cui si ispira
La scenografia, quanto mai essenziale e sobria, eppure ricca di dettagli che rimandano in ogni caso all’epoca della genesi del testo, è stata curata da Pierluigi Puccini, mentre i costumi sono stati realizzati da Frida Schneider.
Se l’inserimento di cammei musicali, poi, restituisce alla trasposizione un tratto congruo con l’impostazione drammaturgica complessa, tipicamente pirandelliana; dall’altra parte, la regia di Fulvio Cauteruccio introduce momenti interattivi direttamente con gli spettatori, anche questi, tra l’altro, coerenti con l’abbattimento della quarta parete, concepito da Pirandello, infatti, ad un certo punto, la narrazione si suddivide in una duplice sezione, in cui la prima si vede impegnata nella ricostruzione della storia tormentata della figura chiave dello jettatore, invece, la seconda riproduce la fase processuale vera e propria, nella quale l’umorismo del grande romanziere siciliano la fa da vero padrone.
In mezzo alle due parti, si inserisce l’elemento intrattenitivo condotto dallo stesso Cauteruccio, che coinvolge e trascina la platea per almeno un quarto d’ora tramite un dialogo esilarante con il pubblico che ha per oggetto, per l’appunto, la “sfiga”.
Proprio il regista, ha dichiarato, in effetti, a questo riguardo: Chiarchiaro per certi versi rappresenta la vittima di un’ingiustizia frutto di angherie, credenze, dicerie, che possono portare anche alla morte e che, pur riferendosi al contesto degli anni Venti, sono di struggente e drammatica attualità. Il mio jettatore si ribellerà a tutto questo, farà sentire la sua voce e infine chiederà al pubblico di diventare anch’esso “jettatore” sì, ma dei mali generati dal post capitalismo, dall’imperversare del “buonismo” ipocrita, in realtà finemente intollerante alle differenze e amante del pensiero unico.
Concludendo
La messa in scena di Fulvio Cauteruccio e la sua interpretazione, seppur nella sua rilettura di un testo assolutamente composito e multisfaccettato, sanno essere molto convincenti e credibili, dunque, spettacolo promosso a pieni voti e super-consigliato!
Fonte immagine: Ufficio stampa