Al teatro Augusteo (Napoli, Piazzetta duca D’Aosta 263), da venerdì 22 novembre a domenica 1 dicembre 2024 sarà rappresentata la commedia Miseria e Nobiltà.
La celeberrima pièce è stata scritta nel 1887 in origine dall’attore e commediografo italiano, Eduardo Scarpetta, il principale autore del teatro napoletano tra fine ‘800 e inizio ‘900, oltre che il grande padre capostipite della dinastia teatrale degli Scarpetta-De Filippo.
A Scarpetta si deve in effetti la fondazione del teatro dialettale moderno, tuttora assai in voga, così come anche l’adattamento alla lingua napoletana di numerose pochade.
La nuova versione dello spettacolo si pregia della prestigiosa regia di Luciano Melchionna, mentre nei panni del protagonista dello scribacchino e tombeur de femmes perennemente sull’orlo del lastrico, Felice Sciosciammocca, troviamo l’attore Massimo De Matteo. Tra gli altri interpreti, invece, vi sono: Raffaele Ausiello, Chiara Baffi, Marika De Chiara, Andrea De Goyzueta, Renato De Simone, Valentina Elia, Alessandro Freschi, Luciano Giugliano, Irene Grasso, Daniela Ioia, Raffaele Milite e Fabio Rossi.
La pièce è prodotta da Ente Teatro Cronaca e SGAT Napoli (Gruppo Augusteo), il suo adattamento è curato da Lello Arena e Luciano Melchionna, quest’ultimo poi ne firma anche l’ideazione scenica. Infine, le scene sono opera di Roberto Crea, costumi di Milla, le musiche di Stag, per concludere l’assistente alla regia è Francesca Pelella.
Miseria e Nobiltà, la trama
All’interno di un seminterrato incompiuto e fatiscente, nella miseria e nella fame più assoluta, si sviluppano le “maschere” inquietanti ma umanissime di Miseria e nobiltà, le quali strisciano nel verso senso del termine per muoversi nello spazio del palcoscenico, dimenandosi e competendo tra di loro per ottenere la propria sopravvivenza. Qui, lo scrivano, don Felice, e il fotografo ambulante, don Pasquale, vivono con le loro rispettive famiglie in un clima di bisticci, discussioni e scaramucce, soprattutto a causa delle donne di casa. Un giorno il marchesino Eugenio fa visita a entrambe le famiglie e propone a don Felice e a don Pasquale di accompagnarlo dalla figlia di un ex cuoco arricchito di cui si è innamorato e di fingersi suoi parenti per chiederne a lui la mano.
La rivisitazione di Miseria e Nobiltà ad opera di Luciano Melchionna
Tante, scanzonate e spassosissime, come prevedibile, le gag presenti nella nuova edizione di Miseria e Nobiltà, che si avvicendano vorticose e che si rincorrono al ritmo incalzante, frenetico e, talvolta, nevrotico, proprio della scena comica tradizionale partenopea.
Molti i riferimenti e le citazioni, che vanno persino a scomodare quell’immaginario fantastico e distopico fornito dall’universo simbolico del film cult del 1966, Star Trek, per creare parte della scenografia e dei costumi.
Il regista, Luciano Melchionna, insomma, osa e si diverte a sorprendere come non mai la sua platea curiosa e divertita, dichiarando a proposito della sua ultima rivisitazione: Miseria e nobiltà. Miseria o nobiltà? Una cosa è certa, l’una non esisterebbe senza l’altra, così come il palazzo signorile, affrescato e assolato, non starebbe in piedi senza le sue fondamenta buie, umide e scrostate. Un perfetto ecosistema: senza un solo elemento, crolla l’intera ‘architettura’.
Un progetto riuscito
Miseria e Nobiltà non delude affatto, semmai, conferma ancora un’altra volta il talento del regista di Dignità autonome di prostituzione e del suo “compagno di avventura”, Massimo Di Matteo, riuscendo a mantenere così il suo indiscusso fascino e appeal originario, convincendo e regalando, oltretutto, agli spettatori presenti in sala una suggestiva, iconica e unica, seppur breve, immersione a tutto tondo nel folclore antico napoletano. L’apporto di Luciano Melchionna ha, quindi, riattualizzato al meglio un testo scritto un secolo e mezzo fa, offrendo, siparietti umoristici a parte, considerevoli spunti di riflessione. Menzione finale agli interpreti che hanno dimostrato di sapersi calare perfettamente nei personaggi buffi e spassosi, descritti a suo tempo da uno Scarpetta che, replica dopo replica, torna a rivivere.
Fonte immagine: Ufficio stampa Teatro Augusteo