Il 23 e 24 luglio il mito rivive al Real Orto Botanico di Napoli: va in scena, per la rassegna teatrale Brividi d’Estate, l’adattamento del celebre romanzo Circe, di Madeline Miller, con Rosalba Di Girolamo e Lorenzo Sarcinelli: ai due soli tocca l’arduo compito, portato a termine con perizia, di mettere in scena un complesso sistema di personaggi, vicende, emozioni e sentimenti, umani più che divini. L’adattamento, molto fedele al dettato del testo da cui è tratto, è a cura dell’attrice protagonista, Rosalba Di Girolamo nel ruolo di Circe, e di Annamaria Russo, direttrice artistica di Il pozzo e il pendolo, che cura anche la regia dello spettacolo.
La Circe “umana” di Rosalba Di Girolamo
La storia della letteratura è, nella stragrande maggioranza dei casi, declinata al maschile. La donna è personaggio di contorno, figura ancillare di supporto o antagonista. Alla Miller va reso l’indubbio merito di aver gettato luce, con il suo fortunatissimo romanzo, in vetta alle classifiche da mesi, sulla storia di un personaggio omerico poco esplorato, una donna, e quasi sempre con toni poco lusinghieri.
Circe è maga ammaliatrice, Circe è colei che trasforma in porci gli uomini, colei che impedisce e rallenta ancora il ritorno di Odisseo a Itaca. Circe è donna, creatura, per certi versi, assimilabile alla divinità perché ha in sé il potere di generare la vita, ma è anche maga, perdizione, lussuria. Per lei gli uomini si perdono, perdono la loro strada e finanche la forma umana. Madeline Miller mostra la natura umana, prima ancora che divina, della ninfa: il disperato bisogno di essere amata, il senso di estraneità che ne segna la permanenza tanto tra gli dèi dell’Olimpo quanto tra i mortali, non appartenendo in realtà a nessuna delle due categorie, immortale come i primi ma empaticamente vicina ai secondi, la solitudine, la gelosia, la sofferenza, ed infine un attaccamento materno quasi ferino al figlio Telegono, avuto da Odisseo, disposta a tutto per proteggerlo dalla furia di Atena e dal proprio funesto destino.
Se alla Miller va reso il merito di aver restituito la complessità umana di Circe, restituendola al pubblico dei lettori finalmente non più schiacciata da una densa e fosca coltre di misoginia, fasciata in un abito fin troppo stretto e poco calzante che secoli di storia le hanno cucito addosso, a Rosalba Di Girolamo va il merito, altrettanto indiscutibile, di una performance attoriale intensa, emozionante, viva e partecipata, restituendo con pienezza quel tormento, quella sofferenza, quella debolezza e quell’intenso sentire che rendono Circe la più umana tra le ninfe dell’Olimpo, gravata dal peso della propria immortalità, che la condanna alla solitudine eterna, spettatrice impotente della morte di coloro che lei ama. Tutti i personaggi maschili della vicenda, dèi e mortali, sono interpretati da Lorenzo Sarcinelli, il giovanissimo Patrizio di Un posto al sole, che, dal canto suo, si destreggia, passando velocemente dall’uno all’altro, nell’interpretazione di uomini dal diverso temperamento: Prometeo, che rubò il fuoco per offrirlo agli uomini, il dio Ermes, il dio Eete, il fatuo e vanesio Glauco, il brillante inventore Dedalo, l’acuto Odisseo ed i suoi figli Telemaco e Telegono: diverse forme dell’amore, diverse risposte al bisogno di Circe d’amare che si alternano sulla scena, offrendo alla donna conforto e scherno, timore e rispetto, solitudine e presenza, illusione e realtà.
L’interpretazione di Rosalba Di Girolamo e Lorenzo Sarcinelli restituisce la complessità del romanzo ed attualizza il mito di una ninfa, una donna vera, fatta di carne e sangue e non più simbolo di malvagità e lussuria, il cui bisogno di vivere e di amare è atemporale ed eterno.
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Foto di Il pozzo e il pendolo.