Samusà di Virginia Raffaele al Bellini | Recensione

Samusa di Virginia Raffaele al Bellini | Recensione

Dopo il recente successo a LOL 2, in cui è arrivata in finale con Maccio Capatonda, Virginia Raffaele torna in teatro con Samusà e lo porta al Teatro Bellini di Napoli dal 29 Novembre al 4 Dicembre.

Virginia è nata e cresciuta al Luneur, il luna park fondato dai suoi nonni, ma una volta che questo ha chiuso, racconta la sensazione di aver perso se stessa. Nasce così Samusà, una dedica ai suoi ricordi, alla sua infanzia e al luogo che continua ad affascinare, grazie al suo spettacolo, l’Italia intera.

Il pubblico è inizialmente di fronte ad un palcoscenico bianco su cui la Raffaele biascica parole strane, frutto del gergo dei giostrai: lei è la dritta, la giostraia, i clienti sono i contrasti, ed è così che inizia a dipingere la tela inizialmente bianca con i colori di un luna park continuamente in evoluzione.

Allo spettatore manca solo l’odore dello zucchero filato per sentirsi realmente in un luna park, completamente trasportato nella giostra creata dai dialoghi che solo Virginia Raffaele riesce a interpretare, dai personaggi peculiari che una volta si trovavano al Luneur, fino ad arrivare ad un piccolo omaggio alla Fracci, la Ferilli e la Rodriguez che, se si distogliesse lo sguardo, sembrerebbero essere tutte in scena contemporaneamente.

Ci si ritrova a vivere un divertimento puro, generato con la massima semplicità e, come si fosse realmente sulle montagne russe o sul tagadà, le emozioni si mescolano portando anche un pizzico di paura, un brivido di adrenalina e una scia di malinconia. Virginia, infatti, mentre racconta del Luneur inserisce performance di danza e canore – in cui mostra la sua immensa versatilità artistica – ma introduce anche personaggi particolari come Patty Pravo, diventata attrazione del luna park. Samusà però non vuole solo divertire ed è per questo che, seppur con leggerezza, la Raffaele porta in scena anche alcuni personaggi molto profondi, che mostrano in che modo la solitudine possa essere sofferta e come spesso si possa essere dimenticati. È il caso in particolare di una signora anziana al telefono con la sua amica immaginaria o di una bimba dall’infanzia particolare. Non è da dimenticare anche la vena controversa di alcuni personaggi – una caratteristica ricorrente nella carriera della Raffaele – che vengono derisi per alcune convinzioni complottiste e non solo.

Insieme a Virginia, in Samusà si vedono anche tre acrobati che contribuiscono a tenere sempre viva l’aria da luna park, esibendosi in modo misterioso e ipnotico, talvolta aiutando la performer in cambi d’abito o di scena.

Nella grande metafora creata dalla storia autobiografica della Raffaele ci si ritrova appieno: l’attrice afferma di essere stata sulla giostra del teatro grazie alla presenza del pubblico, mentre il pubblico sente di essere stato al luna park grazie alla performer, ma anche grazie ai bellissimi costumi e alle scenografie. 

Samusà, che nel gergo significa fare silenzio, lascia il pubblico pieno, in un silenzio felice, lo stesso silenzio che lascia un giro in giostra.

Immagine in evidenza: Teatro Bellini 

A proposito di Chiara Leone

Zoomer classe '98, studentessa della scuola della vita, ma anche del corso magistrale in Lingue e Letterature Europee e Americane all'Orientale. Amante dell'America intera, interprete e traduttrice per vocazione. La curiosità come pane quotidiano insieme a serie tv, cibo, teatro, libri, musica, viaggi e sogni ad occhi aperti. Sempre pronta ad esprimermi e condividere, soprattutto se in lingue diverse.

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