LOL- Chi ride è fuori: analisi del fenomeno del momento

LOL

“LOL: Chi ride è fuori”, nettamente il programma del momento. A cosa è dovuto il successo di tale format? Cerchiamo di scoprirlo in 5 punti.

“Chi non ride mai non è una persona seria.” -Chopin (probabilmente dopo aver visto LOL)

Prendete l’idea più semplice del mondo. Reclutate 10 comici. Scaricateli in una sala del Grande Fratello. Ditegli di non ridere. Godetevi lo spettacolo. Questo è il mega-riassunto di “LOL- Chi ride è fuori”, format presentato su Prime Video il 1 Aprile, che ha già conquistato il cuore di molti. Discusso, chiacchierato, condiviso, commentato; tutti i giornali ne parlano, tutto il mondo del web lo osserva, tutti (o quasi) lo hanno visto.

Alcuni lo osannano, molti lo apprezzano, qualcuno lo critica aspramente. Questa sorprendente centralità del programma nei discorsi più svariati, ci costringe ad un’analisi più approfondita del tema. Cosa ha davvero funzionato? Perché “LOL- Chi ride è fuori” ha ottenuto questa risonanza così forte? Tenteremo in questo articolo di rispondere a tali quesiti, in cinque punti. E siccome repetita iuvant, (o se semplicemente vivete come eremiti e non conoscete il programma), partiamo dal primo punto e approfittiamone per capire meglio l’oggetto di discussione. In cosa consiste il “gioco” del momento?

 

1 ) LOL-Chi ride è fuori: l’idea

E iniziamo a soffermarci proprio sul termine “gioco”. LOL è in primis, una competizione. Condotto da Fedez, coadiuvato dall’highlander Mara Maionchi. Il programma si presenta come una vera e propria gara tra pari; dieci comici, catapultati in una sala chiusa, dovranno resistere alla tentazione di ridere, cercando però nello stesso momento di far cadere in errore gli avversari/colleghi. Un limite di tempo (6 ore), nessuna restrizione, e un solo vincitore. Ripresi da numerosissime videocamere, ogni loro reazione sarà monitorata e giudicata dagli sguardi attenti dei due conduttori, comodamente seduti in una sala di controllo accanto. Sarà compito di quest’ultimi infatti, ammonire e successivamente eliminare i concorrenti che non rispetteranno le regole fondamentali del gioco: non ridere; partecipare attivamente senza estraniarsi. Il premio? 100.000 euro da donare in beneficenza. Il risultato? Uno spasso.

L’idea per quanto semplice, è senza dubbio originale. Nulla è più divertente di osservare qualcuno che trattiene una risata, sapendo di poter ridere al suo posto. E’ la costrizione stessa, la principale fonte di divertimento. Si impara da piccoli: è l’idea del divieto, che porta ad infrangerlo. Se a questo aggiungiamo le innumerevoli esibizioni, il fattore improvvisazione, e un cast ben costruito (di cui parleremo tra poco), l’efficacia è garantita. In un mercato saturo di game-show, o di programmi dichiaratamente comedy, che però presentano sempre la medesima formula, “LOL- Chi ride è fuori” rappresenta una ventata di aria fresca. La sensazione “reality” (nel suo termine puro) amplifica la spontaneità del tutto, e l’impressione che si ha è di una forte genuinità.

2) Il cast

Perché la ricetta può essere buonissima, ma senza le giuste materie prime, il risultato sarebbe compromesso. Ma fortunatamente in LOL questo non accade. La scelta dei concorrenti è forse il punto forte dell’intero lavoro. Dieci comici, totalmente all’oscuro dell’identità dei propri colleghi fino ad inizio gioco. Dieci personalità differenti, con background e stili capaci di accontentare tutti i gusti. Dalle star del web (Ciro e Fru dei The Jackal, Frank Matano), alla nuova scuola della stand-up comedy italiana (Luca Ravenna e Michela Giraud), passando per due dei migliori prodotti di Zelig e Colorado (Katia Follesa e Angelo Pintus), e concludendo con pilastri della comicità italiana (Lillo, Caterina Guzzanti, Elio). Ognuno ha un suo perché, un suo pubblico, un suo modo di affrontare la sfida. C’è chi coinvolge tutti, chi si getta sull’improvvisazione, chi cala i suoi assi pescati dal meglio del proprio repertorio. L’alchimia che si crea è sensazionale, e soprattutto coinvolgente. Sarebbe inutile riportare qui il susseguirsi di momenti in cui la principale affermazione dello spettatore risulta essere: “Ecco, qui non avrei resistito”, sarebbero davvero troppi. E inoltre, ci troveremmo in grande difficoltà. Perché LOL punta sulla comicità involontaria, quella che non ti aspetti. Senza dimenticare poi i commenti in “control room” di Mara Maionchi e Fedez, arbitri privilegiati. Selezione casuale quella dei due presentatori? No, ed arriviamo al nostro terzo punto.

 

3) LOL- Chi ride è fuori: I social

Prova “boomer” superata. LOL riesce ad avvicinare anche un pubblico più adulto. Ma se siamo qui a chiederci come mai si parli così tanto del format targato Prime Video, la soluzione è nella risposta social al programma. E nulla è più “giovane” dei social. I tormentoni nati in quelle sei ore di gioco, sono passati al vaglio degli utenti, e sono stati più che apprezzati. Anche grazie a scelte accurate nel cast (ed ecco la lungimiranza di selezionare alcuni concorrenti rinomati nel mondo del web, nonché del presentatore stesso), #lolchirideefuori è entrato in tendenza su Twitter, seguito a ruota da centinaia di post e stories su Instagram. Da lì, ovviamente, effetto domino. La curiosità e il passaparola la fanno da padroni. Lillo/Posaman ha già un contratto con la Marvel. Elio/Monna Lisa sarà a breve esposto al Louvre. La spinta è evidente, ed escludendo qualche voce fuori dal coro (ma come si suol dire, basta che se ne parli), il consenso arriva. Ennesimo sintomo di come oggi, un canale di comunicazione così forte non può non essere considerato nel marketing di un programma, e anzi spesso, è un fattore determinante al suo successo.

 

4) LOL- Chi ride è fuori: Prime Video

Format giovane. Piattaforma giovane. L’idea di lanciare “LOL-Chi ride è fuori” su una piattaforma streaming è vincente. Innegabile è infatti la perdita di appeal che sta riscontrando il mezzo televisivo, specialmente nei confronti del pubblico under 30. Ed ecco che Prime Video riesce a colmare un vuoto presente nella programmazione streaming (pensiamo a Netflix/Disney+). Un programma di intrattenimento, con la formula che oggi è predominante: la struttura in episodi.

L’intera competizione è infatti divisa in 6 puntate, di circa 30 minuti l’una, che ne supportano la fruibilità e la visione. Anche la suddivisione della disponibilità degli episodi (i primi quattro disponibili dal 1 Aprile, i restanti due solo dall’8 Aprile), ha permesso sia di creare un’attesa per il finale, sia di evitare un possibile effetto noia.

 

5) LOL- Chi ride è fuori: il momentum

Puntualità svizzera. In un contesto così difficile, la richiesta di spensieratezza è sempre più pressante. Ed ecco il perché di LOL. Niente alte aspettative, nessuna pretesa di essere il programma del decennio. Eppure funziona. La risata che genera è specchio delle nostre necessità: semplice, esplosiva e liberatoria. LOL, è il caso di dirlo, ha saputo cogliere l’attimo giusto.

 

Pareri discordi 

Abbiamo capito, LOL fa ridere molto. Ma fa ridere tutti? Ovviamente no, ma anche qui sono necessari alcuni chiarimenti. Non utilizziamo il termine “fenomeno” per puro caso. In quanto fenomeno, divide. E purtroppo, come ogni tema di dibattito, diventa questione di tifoserie. Non hanno più importanza i pro e i contro, assistiamo ad una gara a squadre che prescinde dall’oggetto della discussione. E molto spesso si esce decisamente fuori traccia. Sembrano infatti inopportuni i paragoni con la comicità espressa in cinepanettoni o in programmi forzatamente demenziali (che rasentano per chi scrive l’assenza stessa della comicità), con LOL. Un prodotto nuovo, diverso, sicuramente imperfetto ma che infonde linfa vitale ad un ingolfato motore del comedy. Altrettanto vero è che la risata ha regole tutte sue, e che il gusto è inevitabilmente soggettivo. Ma con un cast così di spicco e diversificato, risulta difficile credere che nulla riesca a colpire un qualsiasi spettatore.

Insomma, non abbiamo davanti “la salvezza dei comedy-show, ma sicuramente uno dei programmi più interessanti degli ultimi anni, che ha indovinato quasi tutte le scelte, ed è riuscito a far parlare di sé. E intanto, è già partito il toto-nomi per la seconda stagione…

 

 

Fonte Immagine: Facebook Amazon Prime Video

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A proposito di Leonardo Falato

Studente di Giurisprudenza presso l'Università di Napoli Federico II. Classe '98, amante del cinema e della buona musica. Apprezza tutto ciò che di singolare e romantico il mondo ha da offrire, dai film di Woody Allen al piede destro di Dries Mertens.

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