Solaris di David Greig | Recensione

Solaris di David Greig | Recensione

Tratto dall’omonimo romanzo di Stanislaw Lem, Solaris di David Greig arriva al Teatro Mercadante dal 17 al 28 novembre. La sapiente regia di Andrea De Rosa riveste in chiave teatrale il romanzo che ha viaggiato anche al cinema, con esiti straordinariamente nuovi.

«Chi sei tu?»

Da questo interrogativo parte Solaris per sviluppare una storia che ci porta all’autoriflessione ed alla ricerca di comprensione del nostro tempo. Lo spettacolo si svolge su una navicella spaziale che sorvola sul pianeta Solaris grazie alla scenografia di Simone Mannino, che ha svolto un lavoro dalla spettacolare capacità di imprimersi nell’immaginario visivo degli spettatori.

La dottoressa Kelvin, psicologa di bordo, sale sull’astronave e trova davanti a sé uno scenario inquietante: l’equipaggio è stravolto, infossato in un evidente pessimismo, ammutolito dalla perdita del professore Snow, morto in circostanze non chiarite all’inizio. Dilaga la stanchezza, la paura, ma per cosa, per chi?

Ben presto la dottoressa Kelvin scoprirà presenze misteriose che li vengono a trovare. Li chiamano i visitatori: prima erano entità non definite, poi sono diventati mostri orrendi e poi hanno assunto le fattezze di esseri umani. Ma sono umani particolari, incarnazioni dell’inconscio dei tre astronauti, dei loro desideri nascosti, delle loro mancanze, dei loro rimorsi più grandi. Tutti e tre i personaggi si rapportano a sé stessi, in un viaggio nella loro oscurità fatta di illusioni, di ricordi di un passato da cui non sono mai veramente guariti.

Solaris: il pianeta che risponde

Solaris è un pianeta vivente, con una sua coscienza. Orbita attorno a due soli, uno dalla luce calda, rossastra, l’altro dai toni più freddi, sul blu: un gioco di luci reso magistralmente da Pasquale Mari, dando l’idea di una terra come palcoscenico in cui i protagonisti svelano le loro maschere davanti alla maestosa presenza dell’Universo. Su Solaris gli esseri umani sono dei virus che con la loro falsità, con il loro attaccamento alle vane illusioni contaminano il pianeta che, a sua volta, per decontaminarsi risponde costringendoli ad incontrare la loro intimità. Allora, Solaris diventa il luogo di una discussione individuale ed allo stesso tempo collettiva con il proprio inconscio, una lettura profonda che porta a riformulare il concetto di una vita pura nel suo essere autentica, priva dei non detti, di presunzioni che ci portano a tralasciare i valori autentici della vita.

La regia di De Rosa rende bene questo contesto sospeso in una realtà non tangibile. Solaris è sogno, pensiero, un mondo a parte sospeso tra follia e la consapevolezza di una promessa di vita più vera, più pura. È un dialogo con un’interiorità inesplorata che sfiora quel grottesco lirismo shakespeariano, alla fine del quale vi è la presa di coscienza di essere limitati in quanto umani: lo svelamento leopardiano di essere la più piccola parte di un cosmo immenso, di un progetto molto più ampio che va oltre la futile boria di cui ci circondiamo.

La drammaturgia di David Greig perfettamente equilibrata tra dimensione onirica e dimensione concreta, asciutta al punto giusto così da essere fluida ed assolutamente capace di tenere banco per ottanta minuti di messa in scena; l’interpretazione diligente ed appassionata di Federica Rosellini, Giulia Mazzarino, Sandra Toffolatti e Werner Waas, con la partecipazione di Umberto Orsini in video che anche attraverso un contributo per schermo riesce a riempire la sala con la sua presenza; la regia di Andrea De Rosa con il suo team tecnico e creativo hanno orchestrato alle spalle: tutto ha dato vita a Solaris, uno spettacolo che non abbiamo timore a definire un capolavoro.  

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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