Thanks for Vaselina, torna la Carrozzeria Orfeo al Bellini

Carrozzeria Orfeo

Torna al Teatro Bellini di Napoli Carrozzeria Orfeo con Thanks for Vaselina, in scena dal 17 al 22 gennaio 2023, lo spettacolo cult diretto da Gabriele Di Luca che ha girato i più grandi teatri d’Italia e che quest’anno festeggia 10 anni dal suo debutto. 

Cinematografici e politicamente scorretti, la Carrozzeria Orfeo è nota per la capacità di portare in scena un mondo senza tempo, incompiuto e inconcludente, un mondo in cui non c’è speranza e qualsiasi cosa i protagonisti vogliano fare sarà un fallimento dal principio. Quasi mai i personaggi di queste storie sono buoni, molto spesso sono “brutti, sporchi e cattivi” per citare un famoso film. 

Thanks for Vaselina. Sinossi

Gli Stati Uniti d’America, coi paesi alleati, bombardano il Messico per distruggere le piantagioni di droga. Fil, cinico-disilluso, e Charlie, determinato animalista e difensore dei diritti civili, sono due trentenni col futuro incerto. Coltivano nel loro appartamento grossi quantitativi di marijuana per invertire il normale andamento del mercato, esportandola dall’Italia al Messico.

A loro si aggiungeranno Wanda, trentenne obesa, insicura e membra di un fallimentare corso di autostima, e Lucia, madre di Fil, cinquantenne frustrata appena uscita da una clinica per disintossicarsi dal vizio che la perseguita. Tutto si complica quando, dopo quindici anni di assenza, torna a casa il padre di Fil ed ex marito di Lucia, svelando a tutti il suo pericoloso segreto.

Carrozzeria Orfeo: la compagnia teatrale delle minoranze

Thanks for Vaselina, sottotitolo “dedicato a tutti i familiari delle vittime e a tutte le vittime dei familiari”, spettacolo coprodotto da Pontedera Teatro e battezzato al Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi, dà luogo a una scrittura aspra, infame e volutamente banale che suscita uno strano umorismo da soap.  Con molta fantasia, amore per il surreale e gusto del paradosso, mettono in scena storie dall’aria rocambolesca, qualcosa che riguarda le nostre vite private e pubbliche, la nostra società e il nostro modo di viverla.

Loro sono la Carrozzeria Orfeo, compagnia lombarda che di stagione in stagione ha raccolto consensi e ammirazione. In questa girandola di devianze e sconfitte Carrozzeria Orfeo dissemina tesi politiche ed economiche, ma soprattutto racconta la vita di gente qualunque, sola, sconfitta e con le speranze continuamente frustrate.

La Carrozzeria Orfeo, ruvidi come la manualità d’una officina, genuini come una proiezione mitica, portano in scena un affresco feroce sull’ipocrisia e sui paradossi della società contemporanea, con dialoghi serrati, ritmi sincopati, linguaggio acre, disadorno, a volte osceno, in un esistenzialismo da taverna dove ogni desiderio è fallimento e la collettività sfrutta le insicurezze. Ma dove affiora prepotente il bisogno di riscattarsi, di amore e felicità, di riconciliazione, la speranza del credo religioso, come una corda sempre tesa fra cielo e bassifondi in uno spalancarsi di abissi. La compagnia lombarda ancora una volta ci conduce nei meandri di una realtà fatta di esseri umani sconfitti, abbattuti, abbandonati, rifiuti dell’umanità. Orfeo scende negli inferi, in cerca di Euridice, in cerca di un po’ di umanità.

La regia di gruppo, evidente frutto di una relazione sinergica di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi, produce un buon impatto visivo coeso, tutto in un territorio scenico. Un testo necessario, specchio di una contemporaneità intrisa di luoghi comuni, lavoretti saltuari, proibizionismo ridicolo, ottusità dilagante, compulsione al gioco, consumismo bieco, ricerca esasperata di un perché. Di Luca autore costruisce personaggi spessi, materici, appassionati, con pro e contro: riflessi cangianti di questa Italia malata, agonizzante, ipocrita – come un nostrano Tennesse Williams che si guarda attorno, osserva, decifra, e porta sul palcoscenico, coi mezzi del teatro, il suo (e il nostro) universo-mondo.  Abbiamo la lotta di classe, i conflitti famigliari, la politica, la questione climatica, il denaro e la solitudine e tutto ciò di solito è infarcito di tipi umani che rappresentano tutte le minoranze del mondo. Una denuncia sferzante e spregiudicata a tutte queste infinite “morbide inculate”.

lo spettacolo della Carrozzeria Orfeo racconta la storia di esseri umani sconfitti, abbattuti, lasciati in un angolo dal mondo che prima li ha illusi, sfruttati e poi tragicamente derisi. È il controcanto degli “ultimi” e degli esclusi dal mondo del successo e del benessere. In un esistenzialismo da taverna dove ogni desiderio è fallimento, genitori disperati e figli senza futuro combattono nell’ “istante” che gli è concesso per la propria sopravvivenza, vittime e carnefici della lotta senza tempo per il potere e per l’amore, in una continua escursione fra la realtà e l’assurdo, fra il sublime e il banale.

E allora guardiamo questi cinque uomini sul dirupo della vita, con le loro sconfitte, derisi dal mondo che si è preso gioco di loro in tutte le sfaccettature delle problematiche sociali: l’abbandono, la prostituzione, la droga, il gioco d’azzardo, il bullismo, le sette religiose. Il fallimento di un singolo si ripercuote a catena sui fallimenti degli altri, vittime e carnefici nello stesso tempo, tutti con un futuro incerto alla ricerca dell’amore, ma per fare ciò sentono il bisogno di perdonare e soprattutto di perdonarsi. Come una corda sempre tesa fra il cielo e i bassifondi in uno spalancarsi di abissi dove, ad ogni passo, non si può che restare in bilico. Tasselli di una catena alimentare, di una selezione naturale che non avrà mai fine, fino all’ultima bomba, fino all’ultimo uomo.

Allora non ci resta che ringraziare “tutto ciò che fa leva sul nostro dolore, sulle nostre speranze, sulla solitudine e il nostro bisogno d’amore per ricavarne qualcosa”. Ma “Siamo tutti canaglie” come dice Amleto ad un certo punto. Noi che scriviamo e voi che leggete, non siamo certo immuni a tutto ciò. Noi non siamo i buoni, né i giudici, né i paladini di tutto questo. In diverse misure siamo tutti coinvolti ma, nonostante ciò, possiamo trovare in noi stessi la lucidità, la sensibilità e l’ironia per indagare queste cose e raccontare una storia”

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