Andy is back: mostra su Andy Warhol al PAN

Al PAN, il Palazzo delle Arti di Napoli, apre Andy is back: una mostra sull’artista statunitense Andy Warhol, diventato simbolo della Pop Art. 

Sono oltre 130 le opere di Andy Warhol presenti nella nuova mostra a tema, prodotta da Navigare srl, curata da Edoardo Falcioni per Art Motors e patrocinata dal Comune di Napoliappena inaugurata al PAN, visitabile fino al 31 luglio 2022. Una mostra completa ed esauriente, al cui vernissage per la stampa si ha l’onore di essere introdotti dal brillante curatore, Edoardo Falcioni, che con competenza ed entusiasmo espone, prima a grandi linee e poi nel dettaglio, le linee-guida affrontate nel ricco percorso espositivo.

“Andy is back”: la mostra su Andy Warhol al PAN

Andy is back: Andy è tornato. Viene subito da chiedersi tornato-da-dove, tornato-come, tornato-perché. In realtà Andy Warhol non è mai andato via, né da. Paolo né dalla storia, è diventato un artista talmente iconico da rappresentare a pieno titolo il fenomeno novecentesco della pop-art. Un artista poliedrico, Andy Warhol. Un artista provocatore, un artista visionario, un artista precorritore di tempi oggi terribilmente attuali, ed esemplificati dalla frase citata nella sala più grande della mostra a lui dedicata, quella della “Silver Factory”, dove è stato ricostruito fedelmente e in dimensioni reali il suo studio-atelier con tanto di divano rosso circondato da scale, vernici e televisori: “In futuro tutti saranno famosi per quindici minuti”. 

Oltre che un percorso visivo, dove le 130 opere di Andy Warhol sono chiamate ad esemplificare il periodo che rappresentano ed il genio che le ha create, Andy is back è anche un percorso narrativo, dove al Warhol famoso e diventato icona si affianca l’Andy privato, quello che usava la sua macchinetta Polaroid al pari di uno studio preparatorio. Una foto scattata in un momento estemporaneo diventava così, nel mondo colorato e cangiante di Andy Warhol, una diapositiva su cui lavorare, il vero e proprio materiale a disposizione da cui ripartire per ri-creare.

È sintomatica la frase citata ad apertura della mostra, nella prima sala, posta tra due quadri di fiori warholiani: “Tutte le mie immagini sono la stessa cosa… ma sono anche molto diverse… cambiano con la luce dei colori, col momento e con l’umore… la vita non è forse una serie di immagini che cambiano mentre si ripetono?”. Non è un caso che nella stessa sala compaia la serie di ritratti di Marilyn Monroe, quello di Liz Taylor e la “sedia elettrica”, come a voler rimarcare le contraddizioni dell’America sotto il segno del glamour e del perbenismo di facciata che spesso la contraddistingue. 

L’esposizione allestita al PAN mostra l’intero universo di Warhol, tra gli artisti attualmente più quotati al mondo: l’arte, la grafica, le frequentazioni mondane dello star system e quelle dei bassifondi, la musica, l’editoria, la moda, la fotografia, il cinema, il tutto rappresentato da serigrafie, litografie, disegni, fotografie, acetati, riviste e vinili, oggetti di culto autografati ed edizioni speciali, ritratti e autoritratti. Accanto al volto di Marilyn Monroe, di Mao e di Liz Taylor compaiono icone dei consumi di massa, come la Campbell’s Soup o il detersivo Brillo, ma anche oggetti di culto firmati da Warhol: la chitarra e il cappello di Michael Jackson, il vinile di debutto dei Velvet Undeground & Nico con la banana in copertina e il leggendario LP Sticky Fingers dei Rolling Stones.

A caratterizzare la mostra al PAN è la già citata Silver Factory, il laboratorio che Warhol creò a New York negli anni ’60, vera fucina di idee e sperimentazioni, crocevia di talenti e di personaggi dello spettacolo. Gli anni in cui l’eclettico Andy divenne Warhol, e cioè “anche” un businessman, un abile uomo d’affari, catalizzatore di nuove energie e spinte avanguardistiche in una America in balia dei consumi e della comunicazione di massa.

Andy is back segna anche un ritorno di Warhol a Napoli, città che ebbe modo di conoscere e amare in particolare negli anni ’70 -’80. In una speciale sezione editoriale, con la partecipazione del quotidiano “Il Mattino” per i suoi 130 anni, la mostra sviluppa anche un racconto inedito di Warhol attraverso articoli di cronaca e fotografie dell’archivio privato di Fabio Donato realizzati durante i soggiorni in città dell’artista americano, all’epoca coinvolto dal gallerista Lucio Amelio nel progetto “Terrae Motus”. Nella stessa sezione è esposta, per la prima volta al pubblico, parte del prezioso archivio storico del quotidiano partenopeo, inclusa l’indimenticabile prima pagina del 26 novembre 1980 pubblicata tre giorni dopo il devastante terremoto dell’Irpinia e intitolata “Fate Presto”, che ispirò Warhol nella realizzazione di un trittico di enorme risonanza. 

Altro punto di confronto inaggirabile per quanto riguarda il rapporto tra Andy Warhol e Napoli è il rapporto con il Vesuvio, simbolo divenuto “warholiano” anch’esso, riproposto in varie colorazioni e reso iconico, con la sua lava in continua eruzione. Queste le parole di Warhol scelte per accompagnare i suoi “Vesuvi”: “Per me l’eruzione è un’immagine sconvolgente, un avvenimento straordinario  e anche un grande pezzo di scultura (…). Il Vesuvio è molto più grande di un mito: è una cosa terribilmente reale”.

Napoli e New York si trovano infatti sullo stesso parallelo terrestre: il quarantunesimo. Già nella primavera del 1980 Andy Warhol aveva scritto: “Amo Napoli perché mi ricorda New York … come New York Napoli è una città che cade a pezzi, e nottante tutto la gente è felice come quella di New York. Pochi giorni dopo il terremoto del 23 novembre, il gallerista napoletano Lucio Amelio andò a trovare Andy Warhol a New York mostrandogli la prima pagina de “Il Mattino” diventata storica, con il titolo a caratteri cubitali “Fate presto!”. Fu così che Andy Warhol prese parte al progetto “Terrae Motus”, la chiamata alle arti che coinvolse intellettuali ed artisti provenienti da tutto il mondo col proposito di affrontare il tema della catastrofe, della resistenza umana e della furia della natura, ma anche della possibile rinascita. 

Andy is back è tutto questo: una mostra completa su Andy Warhol, l’artista innamorato di Napoli che nel Vesuvio vide, sì, il pericolo della distruzione, ma ancora prima, più originario, il miracolo della creazione, il magma a getto continuo che alimenta il moto stesso della terra, dei suoi esseri, e di tutte le espressioni dell’arte. 

Fonte immagine: Ufficio Stampa PAN 

 

A proposito di Giulia Longo

Napolide di Napoli, Laurea in Filosofia "Federico II", PhD al "Søren Kierkegaard Research Centre" di Copenaghen. Traduttrice ed interprete danese/italiano. Amo scrivere e pensare (soprattutto in riva al mare); le mie passioni sono il cinema, l'arte e la filosofia. Abito tra Napoli e Copenaghen. Spazio dalla mafia alla poesia.

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