Dall’Italia di Giulio Paolini: il ritorno dell’artista da Alfonso Artiaco

Giulio Paolini

L’artista Giulio Paolini è tornato negli spazi di Alfonso Artiaco a Napoli per la sua personale Dall’Italia.

Dall’Italia, inaugurata il 2 marzo, è la sesta personale del grande maestro Giulio Paolini (classe 1940) ad essere ospitata negli storici spazi della nota galleria partenopea di arte contemporanea Alfonso Artiaco (le precedenti risalgono agli anni 2005, 2009, 2014, 2018 e 2021), in cui l’artista propone otto lavori, di cui sei inediti, unitamente a diversi collage. 

Non è un caso che l’artista, tra gli esponenti più noti dell’arte concettuale e dell’arte povera (che ha esposto nei più prestigiosi musei del mondo ed insignito nel 2022 in Giappone del Premio Imperiale, attribuito ai maggiori artisti del mondo), abbia deciso di ritornare per la sua mostra proprio a Napoli, la città che vanta bellezze storico-artistiche e naturali in felice armonia.

«Da qualche tempo – dichiara Giulio Paolini a proposito dell’esposizione – ho preferenza per temi e occasioni espositive in Italia. La progressiva dilatazione delle frontiere culturali, certamente utile alla conoscenza reciproca delle diverse esperienze è però un limite all’autentica corrispondenza di un’opera con la propria storia. Qui allora echi e memorie di autori, lontani parenti di questa mia nuova (o antica) stagione. Un petit-tour in sei stanze: un mondo meno vasto ma più prezioso». 

Dall’Italia di Giulio Paolini: il percorso espositivo

Il percorso espositivo che si snoda nelle sei stanze è, citando lo stesso artista, “un  petit-tour” concettuale in cui, tra dettagli paesaggistici e visioni cosmologiche, tra dimensione realistica e metafisica, l’artista affronta alcuni temi peculiari della sua poetica, utilizzando materiali e tecniche ricorrenti della sua ricerca, a partire dal disegno geometrico (che può essere considerato il fondamento concettuale di tutto il suo lavoro), ai telai, ai calchi in gesso, alla fotografia, fino al collage.

Inoltre dato che l’artista ha scelto Napoli come luogo di esposizione della sua personale, il percorso non poteva avere inizio che con l’opera Detto (non) fatto, 2010, un rimando alla marina e all’azzurro mare del Golfo di Napoli. Un ensemble di quindici teche ordinate in tre file, contenenti ciascuna un frammento dello scritto dell’artista Detto (non) fatto, oltre a frammenti lacerati di riproduzioni fotografiche di mari o cieli. Una visione frammentata, non decifrabile in un’unità compiuta, che fa riflettere lo spettatore sul gesto stesso dell’artista, impegnato nella difficile impresa di rivelare qualcosa di assoluto nello spazio deputato all’esposizione di un’opera d’arte.

Sempre nella prima sala della mostra Dall’Italia, A F. de P., 2023 in cui Giulio Paolini, da sempre interessato al confronto tra realtà e rappresentazione, riproduce l’opera Conchiglia,1933, di Filippo de Pisis, applicata su un foglio blu, sul quale due linee proseguono la linea dell’orizzonte che suddivide il dipinto e una conchiglia vera (un fossile), posta in primo piano in basso, che fa eco a quella dipinta.

Nell’opera L’enigma dell’ora, 2024, Giulio Paolini medita sul tempo e sull’impossibilità di afferrarlo. Utilizzando la tecnica del collage, l’artista propone su una base un disegno di riquadri in ordine sparso e dei frammenti lacerati di riproduzioni fotografiche, in cui al centro si riconosce un particolare del dipinto di Giorgio de Chirico che dà il titolo all’opera, mentre tutt’intorno sono sparsi dettagli delle Piazze d’Italia (tre opere di Paolini già esposte in galleria nel 2021). Il collage è sormontato da un calco in gesso di una mano, intenta a fissare tracce e memorie di diversi luoghi di natura metafisica.

Nella seconda sala, l’opera su base Prova d’autore, 2021 presenta ancora un calco in gesso di una mano che regge questa volta un cartiglio, posato su due libri con pagine bianche, forse un invito all’autore/spettatore ad afferrare l’immagine definitiva. Sulla doppia pagina del libro aperto la mano trattiene sia l’enigmatico cartiglio (depositario di eventuali tracce di memoria) che un’immagine a soggetto cosmico e il particolare di una riproduzione fotografica dominata da una mescolanza di colori. Il calco, che rinvia alla mano dell’autore, evoca un’opera in fieri, analogamente ai colori in libertà, ancora indistinti, e al titolo dell’opera che rimanda alla fase immediatamente precedente la definizione dell’immagine.

Nell’opera Tutto e niente (2024) presente alla personale Dall’Italia, Giulio Paolini sollecita una riflessione sulla misteriosa origine dell’opera d’arte. In due teche di plexiglass accostate a formare un quadro, dei passe-partout a finestre multiple, di varie forme geometriche, lasciano intravedere  una moltitudine di frammenti di riproduzioni fotografiche (vedute, paesaggi, immagini floreali). Una misteriosa costellazione che, come suggerisce il titolo, evoca al tempo stesso il Tutto e il Niente: echi dell’universo di immagini conosciute finora (che costituiscono il passato noto) oppure indizi di immagini sconosciute ancora in divenire (il futuro), dinanzi alle quali «tutto quello che possiamo fare è guardare senza la pretesa di conoscere (G. Paolini).

Nel collage Et in Arcadia ego, 2024, la figura del noto tuffatore di Paestum si inabissa nella Pittura, simboleggiata da frammenti colorati e inscritti in una ellissi che evoca un meraviglioso mondo ignoto. Come ricorda il memento mori del titolo, “Et in Arcadia ego” (Anch’io ero in Arcadia), l’artista, immerso nella materia dell’arte, individua nella creazione dell’opera la sua Arcadia.

L’opera Firmamento, 2024: cuore fisico e simbolico del percorso espositivo

Nella terza sala del percorso espositivo di Dall’Italia di Giulio Paoliniad attenzionare lo sguardo dello spettatore una scultura maschile in gesso, in costume d’epoca settecentesco, che come spiega lo stesso artista «rappresenta l’autore nell’atto di apporre la ‘sua’ firma (sostituendo al proprio nome quelli di tutti i ‘suoi’ autori) sulla moltitudine di fogli trasparenti collocati su alcuni leggii in equilibrio precario. La macchia di inchiostro, grumo di scrittura, accanto alla mano del disegnatore si addensa sul foglio e corrisponde alla somma dei nomi degli artisti evocati e frequentati dall’autore nel corso della sua lunga attività». 

La quarta sala è dedicata a una serie di collage dal titolo Stanza delle apparizioni, datati 2018 e 2024, accomunati da profili di cornici dorate, intese come lo spazio potenziale per eccellenza da cui scaturisce l’immagine: ognuno dei quattro collage presenta fantasie combinatorie, variazioni sul tema che mettono in scena ciò che può essere ma ancora non è.

Dall’Italia: le visioni cosmologiche di Giulio Paolini

La quinta sala ospita l’opera Teogonia, 1982-2024, che rimanda alla narrazione della nascita degli dei e con cui Paolini intende evocare il mistero dell’origine del Tutto: uno spazio scenografico allestito con un portadisegni che accoglie una tela rovesciata, con alcuni frammenti cartacei a soggetto cosmico trattenuti nel telaio, illuminata da un riflettore posto a breve distanza. 

Nella sesta ed ultima sala l’opera Fuori scena, 2024 è costituita da un collage a parete che riprende un particolare della sala stessa, in modo da raddoppiare la profondità dell’ambiente in una sorta di prospettiva duplicata. Davanti alla parete, una base coperta da riquadri cartacei sfalsati sorregge un antico mappamondo, trasmettendo un senso di precarietà e di fragilità e allo stesso tempo generando una contrapposizione tra la ripetizione fotografica dello spazio limitato dell’ambiente e la vastità senza confini rappresentata dal globo terrestre.

La mostra Dall’Italia di Giulio Paolini sarà visitabile fino al 20 aprile. 

Un’opportunità da non perdere per immergersi in un affascinante gioco di rimandi nel flusso continuo della memoria, delle immagini della storia dell’arte e del pensiero di uno degli artisti concettuali tra i più rigorosi e colti del panorama nazionale e internazionale.

Per maggiori informazioni sulla mostra in corso è possibile visitare il sito ufficiale.

Fonte immagine in evidenza : Alfonso Artiaco (Dall’Italia, 2024 matita, matita marrone, matita blu, inchiostro blu e collage su carta 45 x 62 cm – ph. Luca Vianello)   
Fonte altre foto all’interno dell’articolo: archivio personale – Courtesy of Alfonso Artiaco

A proposito di Martina Coppola

Appassionata fin da piccola di arte e cultura; le ritiene tuttora essenziali per la sua formazione personale e professionale, oltre che l'unica strada percorribile per salvare la società dall'individualismo e dall'omologazione.

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