John Wood e Paul Harrison: il ritorno allo Studio Trisorio

John Wood e Paul Harrison

Gli artisti John Wood e Paul Harrison tornano allo Studio Trisorio con la personale All the Other Things Are Not This Thing. 

All the Other Things Are Not This Thing, inaugurata il 22 febbraio, (in contemporanea nelle due sedi dello Studio Trisorio alla Riviera di Chiaia 215 e in via Carlo Poerio 116), è la terza mostra degli artisti inglesi John Wood e Paul Harrison ospitata negli spazi della nota gallerista partenopea Laura Trisorio (la prima nel 2009; la seconda nel 2013).

L’ironia: un trait d’union delle loro opere 

Gli artisti John Wood e Paul Harrison, dotati di una buone dose di humour  (tipicamente britannico), usano spesso nei loro lavori un linguaggio caratterizzato da un approccio concettuale e allo stesso tempo ironico per mettere in discussione tutto ciò che è ovvio e prevedibile, le nostre rappresentazioni stereotipate della realtà.

Attraverso dieci nuovi text paintings, oltre a scritte al neon e video di vari periodi della loro produzione, John Wood e Paul Harrison, mescolando realtà e finzione, giocano ironicamente con il linguaggio, divertendosi a destrutturarlo, a giocare con le regole morfosintattiche, a sovvertire le convenzionali relazioni tra significante e significato delle parole, accostando talvolta parole e immagini prive di logica apparente o legate da effimere emozioni.

La serie Text Paintings  di John Wood e Paul Harrison

Nella serie Text Paintings, John Wood e Paul Harrison ripropongono su tele colorate frasi che hanno a che fare con l’arte: affermazioni banali (The colour of this is this colour), ironiche (Probably a masterpiece), pensieri abituali, presentati anche in altri precedenti lavori al neon (Do not forget to switch this off, 2022). 

Ogni opera è a sé stante, ma si collega giocosamente alle altre sollecitando associazioni di pensiero ironiche o contraddittorie, che rimandano alle espressioni nonsense tipiche dei limerick o del teatro dell’assurdo.

Le azioni minimaliste di John Wood e Paul Harrison

Nelle video installazioni esposte alla mostra John Wood e Paul Harrison diventano essi stessi, sia singolarmente che in coppia, i protagonisti di azioni performative minimaliste di breve durata, che ci fanno riflettere sulle azioni imprevedibili, paradossali e spesso ripetitive, che talvolta accadono nella realtà o compiamo nella quotidianità senza rendercene conto. Azioni che si svolgono nello spazio del white cube (una stanza bianca svuotata della quarta parete e ripresa da una telecamera fissa)  o in ambientazioni più caratterizzate come in Tall Buildings (una sorta di teatro in miniatura dall’atmosfera surrealista che si collega all’idea shakespeariana del “mondo come palcoscenico”). Azioni capaci di suscitare nello spettatore sensazioni ambigue ed estranianti in cui l’affiatata coppia racconta la propria visione del mondo (tragica, comica e allo stesso tempo ironica):  Demo Tape (2020) sul diritto a manifestare un’idea, in cui  la coppia di artisti impugna cartelloni di protesta con varie scritte (alcune divisibili in due parti); Tall Buildings (2011) in cui una telecamera scorrendo in basso a intervalli regolari come in un ascensore è come se riprendesse dall’esterno, attraverso delle finestre, le stanze di un edificio e le azioni assurde e ironiche che accadono all’interno di esse; The Magicians (2023), in cui John Wood e Paul Harrison compiono prevedibilissimi numeri di magia; Semi-Automatic Painting Machine (2014), in cui vari oggetti vengono inaspettatamente trasformati con i colori di pistole a spruzzo; 13 Assassinations (2013), la messa in scena di un’azione  (un omicidio esteticamente gradevole) che si ripete con modalità diverse usando aria compressa e sangue finto.

E ora, siete pronti ad entrare nel fantastico e imprevedibile mondo creato ad hoc dai due artisti? La mostra presso lo Studio Trisorio si potrà visitare fino al 13 aprile 2024.

Biografia

Paul Harrison (Wolverhampton, 1966), John Wood (Hong Kong, 1969), lavorano insieme nell’ambito della videoarte dal 1993.
Hanno esposto al MoMA di New York; al Contemporary Art Museum di Houston; al Frist Centre di Nashville; alla Contemporary Art Gallery di Vancouver; al Mori Art Museum e all’ICC di Tokyo; all’OCAT Museum di Shanghai; alla Tate Britain e alla Whitechapel Gallery di Londra; alla Ikon Gallery di Birmingham; al Centre Pompidou e al Palais de Tokyo di Parigi; al CCA Wattis di San Francisco; al Ludwig Museum di Budapest; alla Kunstverein di Arnsberg; al Kunstmuseum Thun in Svizzera. Le loro opere si trovano in collezioni pubbliche e private, come la Tate Gallery di Londra, il MoMA di New York, il Centre Pompidou e la Kadist Foundation di Parigi, la Ludwig Collection di Aquisgrana, la British Council Collection, l’Arts Council Collection, la Government Art Collection, la FNAC in Francia. Sono rappresentati dallo Studio Trisorio dal 2009.

Fonte immagine in evidenza: Ufficio Stampa – Studio Trisorio         
Fonte immagini presenti nell’articolo: Courtesy of Studio Trisorio – Archivio personale

A proposito di Martina Coppola

Appassionata fin da piccola di arte e cultura; le ritiene tuttora essenziali per la sua formazione personale e professionale, oltre che l'unica strada percorribile per salvare la società dall'individualismo e dall'omologazione.

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