Vinicio Capossela, premiato con laurea honoris causa

Vicinio Capossela

Vinicio Capossela, il grande cantautore, polistrumentista e scrittore italiano, premiato  con laurea honoris causa dall’Orientale di Napoli.

Martedì, 26 settembre, nella splendida cornice della Basilica paleocristiana di San Giovanni Maggiore è stata conferita a Vinicio Capossela la laurea honoris causa in Lingue e Comunicazione Interculturale in Area Euromediterranea da Roberto Tottoli, rettore dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale.

  • La cerimonia ha avuto inizio con il solenne ingresso dei componenti del Senato accademico e il discorso introduttivo del rettore dell’Università L’Orientale di Napoli, Roberto Tottoli, seguito dai saluti istituzionali di Giuseppe Cataldi, direttore del dipartimento di Scienze umane e sociali, che ha messo in evidenza i grandi meriti del Maestro Capossela: a partire dalle sue canzoni, per la loro connessione con il patrimonio culturale dell’intera area del Mediterraneo e con i grandi autori del passato, alla straordinaria abilità dell’artista nel combinare musica e letteratura, elaborando testi ricchi di riferimenti letterari e immagini poetiche, con  un linguaggio complesso e consapevole della storia culturale e musicale.

 

La Battaglia di Vinicio Capossela per il recupero dei “siensi”

“Altro motivo di riconoscimento a Vinicio Capossela  –  aggiunge il professor Cataldi – è la sua battaglia per il recupero dei “siensi” portata avanti dall’artista attraverso lo Sponz Fest nell’Alta Irpinia, di cui è direttore artistico, e non solo”.

Ma che cosa sono i “siensi”?

I “siensi” rappresentano il buon senso, quello dei nostri padri, di cui ormai non c’è quasi più traccia nella nostra odierna società, secondo Capossela.

“Oggi si parla molto di intelligenza artificiale, ma è possibile che il buon senso possa essere artificializzato? – chiede il professor Cataldi ai presenti – “esiste il buon senso artificiale o saremo tutti in balia della nostra follia o della troppo lucida intelligenza artificiale? 

Il merito di Vinicio Capossela è di farci riflettere con la sua opera anche su questo interessante tema.

Vinicio Capossela e lo Sponz Fest

Non è un caso che  il  titolo scelto da Vinicio Capossela  per lo Sponz Fest di quest’anno sia stato “Come li Pacci”, un titolo che, usando delle definizioni dello stesso artista, “è l’espressione paesana per dire di chi esce fuori di sé, espressione dell’eccesso, del dionisiaco” ma anche “il mondo al contrario in cui viviamo, il mondo della non ragionevolezza in cui si impone la violenza, la guerra, lo sfruttamento e il saccheggio; la condizione di minorità in cui soggiaciamo al potere”.

“Lo Sponz festival, dal 2013 – sottolinea la professoressa Mongibello citando Caposselasponza le terre dell’Alta Irpinia e dintorni dando vita a una profonda rigenerazione sociale, culturale e urbana. Il nome del festival ha radici infatti nel verbo sponzare, dalla spugna che una volta inzuppata ammorbidisce e rigenera”.

La motivazione del conferimento della laurea honoris causa a Vinicio Capossela

Dopo l’intervento del professor Cataldi, la professoressa Anna Mongibello, ordinaria di Lingua e Linguistica inglese, pronuncia l’attesa Laudatio, ripercorrendo le fasi essenziali dei trent’anni di carriera dell’artista e della sua intensa e multiforme produzione artistica, per poi procedere alla lettura della motivazione del conferimento del prestigioso titolo accademico a Capossela, di cui si riporta un estratto:  “A Vinicio Capossela per l’uso sapiente che fa dei mezzi e dei linguaggi della comunicazione contemporanea per sollecitare la conoscenza di plurimi contesti culturali, per la forte caratterizzazione interculturale della sua produzione artistica volta a incoraggiare il dialogo tra mondi e tra persone, per la profonda innovazione che la sua produzione artistica apporta come forma di contaminazione, ibridazione e scambio, per la lettura critica, lucida e attenta della contemporaneità e delle sue evoluzioni storiche culturali e artistiche”.

La lectio magistralis di Vinicio Capossela

Dopo la consegna della pergamena da parte del rettore, Roberto Tottoli, Vinicio Capossela, visibilmente commosso, in tono scherzoso, quasi a voler attenuare l’intensità emotiva del momento, afferma:  “Dei miei amici mi regalarono tempo fa una targa d’ottone che appesi venticinque anni fa dietro la mia porta di casa con il titolo di dottore in Rovinologia, un titolo che mi sono guadagnato a furia di disonoris causa e quindi adesso ho un titolo vero e ne sono orgoglioso. In più sono davvero grato che questo riconoscimento venga da un’università come l’Orientale per la storia che ha, ma soprattutto per l’attenzione che pone alla complessità”.

Propongo subito al rettore – continua l’artista – di convertire la laurea in un’iscrizione in honoris causa – dichiara l’artista – perché ho visto le materie del corso e io vorrei proprio studiare queste materie. Pensate che mondo sarebbe se tutti avessero avuto anche un decimo di istruzione su queste materie: tutto il capitale elettorale costruito sulla paura e sulla narrazione dell’invasione si polverizzerebbe all’istante”.

“La musica – prosegue Capossela –  è come un tentativo di passarsi il secchio in una fila interminabile, in cui ognuno lo passa all’altro, per spegnere un incendio che non si sa dov’è.  E’ bene farsi attraversare senza impadronirsi di alcun secchio, come il viandante che, quando parte, deve avere poco bagaglio con sé. Questo è importante per qualsiasi mediatore, il mediatore deve farsi mezzo non fine. Io ho iniziato così, partendo dalla mia vita per poi man mano interessarmi alla vita altrui, al confronto con la cultura altra”.

La conclusione dell’evento 

L’evento si è concluso tra suggestioni letterarie e l’esecuzione di alcuni brani del colto repertorio di Vinicio Capossela, tra cui  “Scittrà” dedicato al grande cantautore italiano, Enzo Del Re, e di due brani: una rielaborazione originale di un brano della canzone classica napoletana, “Core ingrato”  come segno di gratitudine nei riguardi dell’Ateneo partenopeo e “Sirene”, tratto dal suo album “Marinai, profeti e balene” in onore della Basilica di San Giovanni Maggiore, che secondo un’antica leggenda napoletana, per la presenza in loco  di un’antica lapide e di una scultura di Partenope, sarebbe il luogo di sepoltura della mitica sirena, fondatrice della città di Napoli.

 

Nelle foto: Il parroco della Basilica di San Giovanni Maggiore, don Salvatore Giuliano, guida l’artista Vinicio Capossela durante la visita dei tesori della chiesa.

Fonte immagini: Archivio personale

 

A proposito di Martina Coppola

Appassionata fin da piccola di arte e cultura; le ritiene tuttora essenziali per la sua formazione personale e professionale, oltre che l'unica strada percorribile per salvare la società dall'individualismo e dall'omologazione.

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