12 anni schiavo è il titolo di un film del 2013, diretto da Steve McQueen e basato sull’omonima autobiografia di Solomon Northup.
12 anni schiavo: la trama
12 anni schiavo è una storia, basata su fatti reali, che mostra la lotta di un uomo per la sua libertà e sopravvivenza. Due decenni prima della guerra civile americana, Solomon Northup, un uomo libero che vive nello stato di New York, viene rapito e venduto come schiavo. Negli anni successivi, quando conosce la crudeltà e anche la gentilezza in momenti inaspettati, Solomon continua a lottare non solo per conservare la sua vita, ma anche la sua dignità. Lo sviluppo del suo calvario e la sua nuova vita trascorsa lavorando come schiavo saranno accompagnati da un processo di graduale degradazione in cui, tuttavia, il protagonista mostra la volontà di mantenere la sua vera identità, il suo talento e anche la sua dignità, che sarà messa alla prova giorno e notte.
Recensione del film
In 12 anni schiavo, ci sono diversi elementi che meritano di essere menzionati. Il film si sviluppa mostrando un senso di crudeltà soffocante: per questa ragione, si può dire che, se da una parte abbiamo il messaggio, dall’altra la forma attraverso la quale quel messaggio si manifesta. Per quanto riguarda il contenuto stesso del film, è necessario dire che esso mostra, da diversi punti di vista, un sistema che funzionava perché c’era un mercato.
In 12 anni schiavo, la storia diventa straziante per l’estrema violenza di alcune sequenze: quel modo di «tormentare» lo spettatore è davvero angosciante e gli fa sentire, in prima persona, la frustrazione del personaggio. Uno dei punti che il film stabilisce riguarda il trattamento degli schiavi: lo spettatore, infatti, ha modo di capire che il lavoro forzato in cambio di nulla rappresenta, forse, l’elemento meno problematico delle questioni relative alla drammaticità della schiavitù e, nonostante fosse il più vantaggioso per i «padroni», era spesso subordinato all’esercizio crudele della sottomissione, dell’ostentazione del potere e della violenza fisica e simbolica, aspetti ritratti negli altri personaggi bianchi, come Tibeats (Paul Dano) ed Edwin Epps (Michael Fassbender). Chiwetel Ejiofor esegue un lavoro brillante nell’interpretazione del protagonista Solomon, sottoposto ad una serie di circostanze che lo stanno trasformano, che lo portano ad essere un uomo eccezionale e speranzoso, disposto a sopravvivere e a compiere sforzi di ogni genere per riunirsi nuovamente con la sua famiglia.
In una delle scene più potenti e sconvolgenti del film 12 anni schiavo, anche se ce ne sono molte, dopo che uno degli schiavi di Epps è stato sepolto nel campo di cotone durante il raccolto, tutti iniziano a cantare e vediamo il volto di Solomon in primo piano. È in silenzio e non sembra essere interessato ad unirsi al coro, ma lentamente inizia a cantare e si accosta al gruppo di voci fino a confondersi con loro, il che rappresenta la sua rassegnazione finale e la sua perdita di speranza, una connessione spirituale -che arriva a sentire anche lo spettatore- con il resto degli schiavi: non è più un uomo libero temporaneamente e avvolto in tragiche circostanze; è uno schiavo di più. In conclusione, 12 anni schiavo è un film impegnativo, intelligente, che non cade nei luoghi comuni di questo tipo di racconti.
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