La guerra civile americana: eventi e conseguenze

la guerra civile americana

La guerra civile americana viene ancora oggi ricordata come la guerra più cruenta mai combattuta sul territorio americano e la guerra che ha provocato più morti in tutta la storia americana (se ne contano, infatti, più di 600.000) e che vide lo scontro ideologico ed economico fra gli Stati del Nord, o Stati dell’Unione, ed alcuni Stati del Sud, o Stati Confederati. 

La guerra civile americana: le premesse

Le premesse che portarono allo scoppio della guerra civile americana vanno ricercate, prima di tutto, nelle differenze ideologiche ed economiche che contrapponevano il Nord del Paese al Sud. Il primo, infatti, era stato protagonista di una crescente industrializzazione ed aveva basato la propria economia principalmente sulle industrie manifatturiere. Il secondo, differentemente, era rimasto una realtà agricola che aveva basato e continuava a basare la propria economia sul sistema delle piantagioni e sullo sfruttamento della manodopera di schiavi. Questa contrapposizione economica divenne successivamente anche specchio della contrapposizione ideologica che vedeva opporsi ad un Sud schiavista, un Nord abolizionista. 

Tuttavia, le ragioni per cui il Nord aborriva la schiavitù non dipendevano soltanto dal fatto che fosse considerata una realtà amorale e che andasse contro tutti i principi della Dichiarazione d’indipendenza; il Nord si opponeva alla schiavitù in quanto quest’ultima, anche dal punto di vista economico, risultava alla realtà settentrionale inutile, in quanto le condizioni ambientali degli Stati settentrionali non favorivano la nascita delle piantagioni. La contrapposizione ideologica tra Nord e Sud era alimentata anche dal fatto che il primo era visto dal secondo come eccessivamente all’avanguardia ed industrializzato nonché luogo che favoriva un’eccessiva “mescolanza razziale”. A sua volta, il Sud, che si auto percepiva come portatore di valori rurali e cavallereschi, veniva percepito dal Nord come amorale ed arretrato

Alle premesse che portarono allo scoppio della guerra civile americana vanno aggiunte anche il Compromesso del Missouri e la Presidenza di Lincoln del 1861. L’amministrazione di quest’ultimo, che aveva riportato al potere i repubblicani, faceva temere agli Stati del Sud che ben presto la schiavitù potesse essere abolita, nonostante il Partito democratico (garante del mantenimento dell’istituzione peculiare) avesse ancora una maggioranza al Congresso e nonostante il Partito repubblicano avesse come obbiettivo principale non tanto quello dell’abolizione della schiavitù, quanto piuttosto quello del suo contenimento

14 aprile 1861: il casus belli che dà inizio alla guerra civile americana 

Purtroppo, la paura che da lì a poco la schiavitù potesse essere abolita e l’eccessivo divario sia ideologico che economico, spinsero il 1 febbraio del 1861 sette Stati del Sud (South Carolina, Mississippi, Florida, Alabama, Georgia, Louisiana e Texas) a secedere dal Nord. Il 4 febbraio 1861 gli Stati del Sud, riconosciuti al momento della secessione come Stati Confederati d’America, si riunirono a Montgomery, in Alabama, dove proclamarono un nuovo presidente, Jefferson Davis, ed una nuova Costituzione che proteggeva l’autonomia dei singoli Stati e che legalizzò a tutti gli effetti l’istituzione peculiare.

Tuttavia, la secessione non determinò immediatamente lo scoppio della guerra civile americana; infatti, seppur per un breve periodo, l’Unione e gli Stati Confederati riuscirono a convivere. Addirittura Lincoln affermò che non avrebbe utilizzato la forza contro gli Stati del Sud, a meno che questi ultimi non avessero attaccato militarmente l’Unione. 

Il casus belli che diede inizio alla guerra fu la caduta di Fort Sumter, in South Carolina. Qui le forze dell’Unione non vollero cedere le armi e consegnare il fortino agli Stati Confederati, inducendo le forze del South Carolina ad aprire il fuoco ed a costringerli alla resa. Questo avveniva il 14 aprile 1861: era l’inizio della guerra civile americana

Al momento dello scoppio della guerra, Lincoln e le forze unioniste erano fiduciose di poter porre fine al conflitto in breve tempo. Le loro tesi erano avvalorate anche dal fatto che la Confederazione partiva svantaggiata sotto molti punti di vista: disponeva di pochi uomini, era militarmente e tecnologicamente arretrata ed aveva uno scarso sistema di ferrovie, sistema che venne favorito invece al Nord con l’approvazione del Pacific Railroad Act, il quale prevedeva la costruzione della prima ferrovia transnazionale che da Omaha arrivava fino a Sacramento. 

Nonostante la guerra civile americana sia passata alla storia come la guerra che pose fine alla schiavitù, possiamo ben affermare che l’obbiettivo principale di Lincoln, così come reso palese anche nel famoso Discorso di Gettysburg, non era quello di favorire l’emancipazione degli afroamericani, quanto piuttosto di arrivare ad una risoluzione veloce del conflitto e di pensare alla ricostruzione che avrebbe caratterizzato l’immediato dopo guerra.

L’unico risultato che gli afroamericani riuscirono ad ottenere dal Presidente dopo numerosissime pressioni fu il proclama di emancipazione. Emanato nel 1862 ma entrato in vigore soltanto il 1 gennaio 1863, il proclama di emancipazione non cambiò le sorti dei milioni di schiavi neri ancora tenuti in catene durante la guerra civile americana. Infatti il proclama prevedeva che dal 1 gennaio 1863 sarebbero stati affrancati dalla loro posizione di schiavi, solo gli afroamericani che si trovavano ancora sotto il controllo della Confederazione. Ciò escludeva, quindi, i border states (ovvero quegli Stati in cui vigeva la schiavitù e che non erano separatisti) e i territori già conquistati dall’Unione.

Nonostante la sua poca efficacia, il proclama di emancipazione venne percepito come una vittoria dagli afroamericani e la libertà, seppur solo apparente, donata a questi ultimi inasprì anche gli animi al Nord. Qui, infatti, dopo il primo anno di guerra civile americana, l’ondata di positivismo iniziale aveva lasciato il posto ad una diffusa paura, manifestata soprattutto dagli immigrati e data dal fatto che gli afroamericani avrebbero potuto ben presto rivendicare i propri diritti a livello sociale, economico e lavorativo dando filo da torcere ai lavoratori bianchi. Ciò alimentò tutta una serie di proteste che si verificarono nei territori dell’Unione contro gli afroamericani. 

Il 1863 rappresentò una svolta per l’Unione che, dopo la conquista del Mississippi e dopo aver ripreso il controllo sul fiume, riportò una vittoria decisiva ad Atlanta, in Georgia, il 1 settembre, che assicurò a Lincoln un secondo mandato alla Casa Bianca. Lincoln non lasciò più via d’uscita alle forze confederate, dando inizio ad una vera e propria guerra di logoramento che oltre alla conquista dei territori, ne prevedeva la completa distruzione. Nonostante ciò, quando il 5 febbraio 1865 il vicepresidente confederato si incontrò con Lincoln, non vi fu modo di patteggiare una pace, in quanto il Sud non voleva cedere al punto che prevedeva l’abolizione della schiavitù. Tuttavia le resistenze del Sud non bastarono, e dopo l’ennesima vittoria riportata dagli Unionisti in Virginia, Jefferson Davis venne arrestato il 10 maggio 1865 mettendo ufficialmente fine alla guerra civile americana. 

Scenari conseguenti alla guerra

La fine della guerra civile americana diede inizio ad una fase di Ricostruzione che verteva su due fronti: a livello economico e finanziario darà inizio alla cosiddetta Gilded Age, che vedrà una crescente produzione ed industrializzazione del Paese; a livello sociale favorì l’emancipazione degli afroamericani e l’abolizione della schiavitù.

Inizialmente il piano di Lincoln era quello di optare per un’emancipazione graduale e volontaria: lo Stato avrebbe messo a disposizione dei fondi che sarebbero stati elargiti ai possessori di schiavi qualora questi ultimi avessero deciso di liberarli. Purtroppo il Presidente fece male i suoi conti: solo gli schiavi del Mississippi ammontavano a 40 milioni di dollari e dopo le spese eccessive che il governo aveva investito nello sforzo bellico, il no da parte del Congresso fu categorico. La proposta che fu avanzata, tuttavia, fu addirittura più perentoria: si richiedeva una liberazione degli schiavi che fosse immediata e categorica da parte di tutti gli Stati; richiesta che portò nel 1865 all’emanazione del XIII emendamento che, dopo la fine della guerra civile americana, pose fine alla schiavitù.

Conseguentemente al XIII emendamento, il periodo immediatamente successivo alla guerra civile americana portò anche all’emanazione del XIV e del XV emendamento. Il primo, emanato nel 1868, riconobbe la cittadinanza a tutti gli afroamericani sul principio dello ius soli, mentre il secondo, emanato nel 1869, concesse agli afroamericani il diritto di voto

Purtroppo, nonostante la legge prevedesse una liberazione degli ex schiavi dal punto di vista sociale e lavorativo, la morte di Lincoln e la successiva elezione del Presidente Rutherford Hayes favorirono l’introduzione di tutta una serie di cavilli legislativi che limitarono la partecipazione dei neri alle elezioni, le loro libertà personali e lavorative (i cosiddetti black codes) e che istituirono quelle che passarono alla storia come le leggi di Jim Crow. Queste ultime furono tutta una serie di provvedimenti che favorirono la segregazione razziale e, quindi, la separazione in contesti sia lavorativi che sociali, dei bianchi e dei neri. Il sistema di Jim Crow fu legalizzato dalla sentenza Plessy v. Ferguson del 1896 per rimanere in vigore fino agli anni ‘60 del Novecento.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia 

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