Quando si parla di cinema si tende spesso a tralasciare una corrente fondamentale nello sviluppo del medium: il cinema sovietico del montaggio, un movimento legato fortemente alla Rivoluzione d’Ottobre del 1917. Questa rivoluzione non fu solo politica, con la deposizione dello zar Nicola II e l’ascesa dei bolscevichi di Lenin, ma anche artistica. La parola d’ordine era cancellare la tradizione artistica borghese in favore di quella del proletariato.
Mentre in Francia nasceva il cinema con i fratelli Lumière e in America Griffith nobilitava il mezzo, in Russia la Rivoluzione mandò al diavolo tutto ciò. Ciò che contava era il popolo. Si creò uno scetticismo verso l’artista geniale, a favore di un’arte come pratica sociale, frutto della collaborazione collettiva. È per questo che il cinema sovietico è un’arte con una forte accezione politica, che vuole mettere in scena un mondo governato dal basso.
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I grandi maestri del montaggio sovietico
Il cinema sovietico ha rivoluzionato il linguaggio cinematografico attraverso il montaggio, inteso non solo come tecnica, ma come strumento per creare significato e stimolare il pensiero critico nello spettatore.
Regista | Teoria del Montaggio | Film iconico |
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Lev Kulešov | Il significato nasce dall’associazione di inquadrature (Effetto Kulešov). | Le straordinarie avventure di Mr. West nel paese dei bolscevichi (1924) |
Vsevolod Pudovkin | Montaggio come costruzione narrativa per guidare le emozioni dello spettatore. | La madre (1926) |
Sergej Ejzenštejn | Montaggio come conflitto (“cine-pugno”) per scioccare e stimolare il pensiero. | La corazzata Potëmkin (1925) |
Lev Kulešov e l’effetto Kulešov
Lev Kulešov era un insegnante dell’Università Statale di Cinematografia, una delle prime istituzioni dedicate al cinema, a dimostrazione di come i leader sovietici avessero subito intuito l’importanza del mezzo. Kulešov è famoso per il suo esperimento, chiamato effetto Kulešov: prendendo lo stesso primo piano di un attore e associandolo a immagini diverse (una zuppa, una bara, una bambina), dimostrò come l’impressione dello spettatore cambiasse completamente. È quindi la struttura in cui sono messi gli elementi a produrre il significato, non la singola inquadratura. Lo stesso Hitchcock ha spiegato questo principio in un celebre video.
Vsevolod Pudovkin e il montaggio narrativo
Vsevolod Pudovkin è ricordato per il suo modo di utilizzare il montaggio in modo narrativo, credendo molto in una sceneggiatura forte. Lo spettatore viene coinvolto da un montaggio definibile “costruttivo”, in cui le inquadrature sono orchestrate per guidare l’emozione e anticipare quello che sarà il cinema degli anni ’30. I suoi film più celebri sono La Madre, La fine di San Pietroburgo e Tempeste sull’Asia, che fanno parte di una trilogia rivoluzionaria.
Sergej Ejzenštejn e il montaggio delle attrazioni
Sergej Ejzenštejn, forse il più importante dei tre, sposa una scuola di pensiero opposta a quella di Pudovkin. Per lui il montaggio non deve essere narrativo ma conflitto. Il suo slogan era “cine-pugno”: il film doveva prendere a pugni lo spettatore, scioccandolo per farlo uscire dal torpore e stimolare il pensiero. Ejzenštejn teorizza il cosiddetto montaggio delle attrazioni, che mira a indurre nello spettatore una reazione visiva e psichica, portandolo a una presa di coscienza.
Le tre pellicole più note di Ejzenštejn sono: Sciopero, La corazzata Potëmkin e Ottobre. Si tratta di film che ricostruiscono momenti di lotta del popolo russo: Sciopero ripercorre un evento del 1912, La corazzata Potëmkin la prima rivoluzione russa del 1905, e Ottobre i “Dieci giorni che sconvolsero il mondo”. Il film che più di tutti mostra il montaggio delle attrazioni è Sciopero, dove l’enfasi sui corpi degli scioperanti e la violenza dei soldati zaristi culminano in una scena finale che comunica la brutalità della repressione.
Fonte immagine di copertina: Wikipedia
Articolo aggiornato il: 27/08/2025
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