Cinzia Cordella: dal teatro al cinema | Intervista

Dal teatro al cinema: intervista a Cinzia Cordella

La redazione di Eroica Fenice ha avuto il piacere di intervistare Cinzia Cordella, attrice napoletana protagonista del film Lola Blue di Eleonora Grilli, presentato il 21 marzo a Bari in occasione del Bari International Film Festival: un’occasione per esplorare il percorso artistico della Cordella dal teatro al cinema e di analizzare il messaggio che il film vuole esprimere al pubblico.

Cinzia Cordella, l’intervista

Cominciamo quest’intervista ringraziandola per il tempo dedicato a rispondere alle nostre domande. Dal 2004, anno in cui lei si è avvicinata al teatro dopo aver conosciuto l’attore e regista Carlo Cerciello, sono passati esattamente 20 anni, nel corso dei quali ha avuto occasione di collaborare con registi importanti come Tuminas, Fockin o Roshchin: volevo chiederle quanto questi incontri abbiano inciso sulla sua concezione del teatro e cosa si porta dentro da queste esperienze artistiche.

Grazie a voi per questa chiacchierata. Ognuno di questi registi mi ha donato qualcosa di prezioso. Con Carlo Cerciello c’è un legame speciale perché è per me “un padre teatrale”, colui che mi ha portato a teatro, e non potevo essere più fortunata. Carlo mi ha trasmesso la sacralità del teatro, la disciplina e la totale dedizione. Con i russi ho scoperto un modo ironico e coraggioso di affrontare la tragedia greca. Di Rimas Tuminas ho ricordo meraviglioso, mi ha fatto sentire un’attrice stimata e amata come pochi, oggi lui non c’è più ed io conservo sempre nel mio cuore la delicatezza della sua poetica teatrale. Ma tra i registi che hanno contribuito alla mia crescita non posso non menzionare Luciano Melchionna con il quale ho iniziato a lavorare più di 10 anni fa, quando sono entrata a far parte del cast di Dignità Autonome di Prostituzione. Luciano mi ha letteralmente costretta ad abbandonare «il superfluo, i vizi di forma, il finto sentire». Con Dignità Autonome di Prostituzione vivo ogni volta la meraviglia di parlare allo spettatore “occhi negli occhi”, a cuore aperto, senza mai dimenticare di andare “fino in fondo”, che è un po’ il motto degli attori che lavorano con Luciano.

Durante la sua carriera Cinzia Cordella ha maturato tanta esperienza sul palco: tra un’occasione di studio all’Odin Teatret in Danimarca e diversi lavori tra Teatro Nazionale di Napoli e Teatro Bellini, può vantare un ampio bagaglio di conoscenze riguardanti questa realtà. A partire dal 2019 inizia a recitare anche per la TV, interpretando Simona Alfano in Un posto al sole: com’è stato il passaggio dal teatro alla televisione e quali sono state sensazioni riguardo ad una tipologia di rappresentazione tanto simile quanto differente?

Le prove. La prima cosa che mi viene in mente ad essere cambiata dal teatro alla televisione sono sicuramente le prove. Quando dopo aver fatto tanto teatro arrivai in una serie televisiva come Un posto al sole, dove tutto è a ciclo continuo e tutto avviene molto rapidamente, mi resi conto che dovevo fare tutto da sola e soprattutto molto rapidamente e che non ci sono i giorni e le ore e ore di prove per perfezionare la scena. In questo vortice televisivo la disciplina che mi porto dal teatro mi è stata di grande aiuto, mi ricordava sempre di fare attenzione ad ogni minimo dettaglio con silenzio e concentrazione perché con  tempi di lavorazione così rapidi rischi di essere superficiale e questo io non me lo perdonerei nel mio lavoro. Sono perfezionista e stacanovista. E ovviamente con la televisione conosci una popolarità che con il teatro non hai, tutti ti riconoscono, e solo allora tutti sanno che sei un’attrice, anche se in effetti lo fai già da 20 anni, a pieno titolo.

Il 21 marzo, al Festival del Cinema di Bari, è stato presentato il film scritto e diretto da Eleonora Grilli che si intitola Lola Blue e la vede come protagonista in un contesto del tutto nuovo per lei poiché si tratta della prima presenza sul grande schermo. Questo film tratta argomenti molto importanti come il tema della misantropia: l’autoisolamento è un comportamento che può generare solitudine ed anche un senso di inadeguatezza, ed è proprio questo approccio a frenare Lola e a separarla dagli obbiettivi prefissati. Abbiamo chiesto a Cinzia Cordella, quanto è riuscita ad empatizzare con la condizione del personaggio che ha rappresentato? 

È stato facile e immediato per me empatizzare con Lola e con la sua solitudine. A me piace la solitudine, ma nell’accezione sana del termine, quella che ti permette di stare un po’ di più con te stessa per conoscere meglio anche l’altro. In Lola invece si tratta di “chiusura verso l’altro”, che spesso è sintomo di grande fragilità e paura. Mi è sembrato inizialmente di dover chiedere a Lola il permesso di farmi entrare, e pian piano mi sono addentrata in quel profondo abisso “Blue” della sua anima fino a diventarne io stessa il contenuto e il contenitore. Ho trattato Lola con delicatezza, così come farei nella vita con qualcuno particolarmente fragile e spaventato. E ringrazio la regista Eleonora Grilli per avermi accompagnato con grazia e sapienza in questo meraviglioso viaggio.

Lola, nel corso del film, dà anche modo di mostrare una difficoltà nel gestire emozioni forti come la rabbia, difficoltà le impedisce di coltivare al meglio i rapporti umani: Cinzia Cordella pensa che questo comportamento sia sottovalutato nella società di oggi dalla maggioranza delle persone e che ci sia bisogno di parlarne a teatro o al cinema? Secondo il suo punto di vista queste difficoltà, affrontate dalla maggior parte delle persone nella vita, non vengono abbastanza raccontate e si tende a nasconderle sotto una parvenza di finta stabilità?

Assolutamente sì. Ed è uno dei motivi per cui era importante raccontare questa storia. Troppo spesso sottovalutiamo il “mal di vivere” delle persone che ci circondano o siamo costretti dalla società a nascondere il proprio dolore sotto una finta stabilità. Il risultato è una pentola a pressione destinata ad esplodere. L’invito è quello di prestare più attenzione all’unanimità che ci circonda, imparare a cogliere i campanelli di allarme, tenerci per mano come umanità. Dal teatro al cinema sicuramente variano delle dinamiche, ma trattare argomenti del genere è a mio avviso di vitale importanza.

Se da un lato la solitudine può generare una parvenza di conforto isolandoci da tutto il resto, è pur sempre vero che l’integrazione e la condivisione con gli altri rappresentano l’unico antidoto per sconfiggere il vuoto che ci circonda nella vita di tutti i giorni: cercando di non spoilerare nulla, crede che il suo personaggio riesca a giungere a questa conclusione e a riconciliarsi con il proprio animo inquieto?

Posso dire che la regista Eleonora Grilli che è anche la sceneggiatrice del film ha fatto in modo che Lola incontri sul suo percorso delle anime pure e delicate, che hanno un forte impatto sulla sua esistenza, dimostrando che alla forza non si risponde con la forza, ma che spesso la delicatezza è un’arma molto potente. Il buio può essere abbattuto solo dalla luce.

Fonte immagine in evidenza dell’intervista a Cinzia Cordella: Ufficio stampa

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