Curon, la vera storia della nuova serie italiana di Netflix

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Curon, la serie italiana Netflix, si è piazzata fin da subito tra quelle più viste nel mese di giugno. Ottimi risultati anche in Germania e nel mercato latino-americano. Riscontri positivi anche in America, dove “Decider” nella sua rubrica Stream it or skip It, l’ha promossa a pieni voti.

La prima cosa che salta all’occhio è senz’altro la sua ambientazione: la cittadina di Curon, un affascinante paese di Bolzano, ormai sommerso per metà.

La trama di Curon

Anna Raina, giovane madre di due gemelli adolescenti, torna dopo 17 anni nel paese dov’è cresciuta. L’accoglienza del padre Thomas, un uomo cupo e minaccioso che vive in un hotel abbandonato, e della comunità, arrabbiata con i Raina sin dai tempi della costruzione della diga, è decisamente ostile. Anche Daria e Mauro, i due gemelli, dovranno lottare per inserirsi nella nuova realtà ed essere accettati dai compagni di scuola. Quando Anna scompare, i gemelli partono alla sua ricerca. Diversi colpi di scena si susseguiranno, fino ad arrivare all’epilogo dove uno dei personaggi cardini della serie, con una frase darà la spiegazione finale a tutto: “Dentro di noi vivono due lupi. Uno è il lupo calmo, gentile. L’altro è il lupo oscuro, rabbioso, spietato”.

Interpreti e addetti ai lavori

La serie tv, scritta da Ezio Abbate, Ivano Fachin, Giovanni Galassi e Tommaso Matano, è stata diretta da Fabio Mollo e Lyda Patitucci. Tra i protagonisti principali compare Federico Russo, la cui carriera è legata principalmente alla serie “I Cesaroni”, dove interpretava il più piccolo della famiglia. Grande lancio anche per Margherita Morchio, che interpreta sua sorella Daria. Nel cast, oltre ai già citati protagonisti, spiccano anche Alessandro Tedeschi (Albert), Juju Di Domenico (Miki), Valeria Bilello (Anna Raina) Giulio Brizzi (Giulio), Max Malatesta (Ober) e Luca Castellano (Lukas). Una serie di giovanissimi esordienti e non, che insieme agli addetti ai lavori hanno ideato ed interpretato una storia senza precedenti.

La vera storia di Curon

Quella che sembrerebbe una vecchia città come le altre, è un luogo intriso di mistero e storia. La serie è ambientata, infatti, in Curon Venosta, un comune di poco più di 2000 abitanti in provincia di Bolzano. Nella cittadina sorge il lago Resia, un bacino artificiale nato per la produzione dell’energia elettrica. Nel 1939 il consorzio Montecatini chiese di realizzare la diga che prevedeva l’innalzamento dell’acqua da 5 a 22 metri. A fermare tutto, compresa la preoccupazione dei cittadini, fu la Seconda Guerra Mondiale che bloccò la realizzazione della diga.

Per la sua realizzazione nel 1950 il paese venne inondato, e i suoi abitanti dovettero abbondare le loro case e gli averi, per trasferirsi più a monte. Furono 677 gli ettari di terreno allagati, sfrattando circa 150 famiglie. L’unica cosa rimasta in piedi fu il campanile della vecchia chiesa, risparmiato poiché sotto la tutela dei beni culturali, essendo risalente al 1300. La distruzione della vecchia Curon non fu semplice e furono molti i malesseri generati da tale decisione. Il tema della rivalità fra italiani e tedeschi, viene infatti, ripreso anche nella serie. Niente di naturale, quindi, l’inondazione è stata opera dell’uomo.

Ad oggi il campanile è il simbolo della città e la sua fortuna più grande. Il fiorente turismo, infatti, è legato proprio a quel campanile, risultando tanto affascinante quanto intriso di mistero. Si narra, infatti, che nelle notti più fredde si senta il suono delle campane. C’è chi lo definisce “come il lamento di un paese ormai sommerso”. Cosa interessante, se non fosse che le campane siano state rimosse negli anni ’50, risultando di fatto una fake news.

Il primo supernatural italiano: il commento

«Curon, è la prima serie italiana che esplora un genere poco prodotto: il thriller soprannaturale. Siamo un po’ dei pionieri: speriamo di favorire un ritorno di questo genere anche in Italia» questo il commento di Tommaso Matano. «Non avevamo mai scritto un horror: per noi ha rappresentato una grande sfida e un’occasione di crescita» ha ammesso invece l’head writer Ezio Abbate.

La serie sembrerebbe essere la gemella della serie tedesca “Dark” che ha avuto un successo mondiale. I punti in comune sono il genere, gli adolescenti e i boschi, oltre che ovviamente il mistero.

Una produzione, quella italiana, che sembrerebbe strizzare l’occhio al soprannaturale, come si era già fatto con “Luna nera”, un cambio di rotta che cerca di porre le serie italiane di questo genere al passo con le serie estere che siamo abituati a divorare.

Foto by Pixabay

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