Downton Abbey – Una Nuova Era | Recensione

Downton Abbey-Una Nuova Era | Recensione

L’attesissimo ritorno cinematografico del fenomeno globale è finalmente nelle sale italiane dal 28 Aprile.

I Crawley sono tornati. “Downton Abbey”, la pluripremiata e amatissima serie televisiva britannica, creata dalla penna dello sceneggiatore Julian Fellowes e andata in onda dal 2010 al 2015, torna per la seconda volta sul grande schermo cinematografico dopo l’uscita del primo film sequel della serie nel 2019. In “Downton Abbey-Una Nuova Era”, riaprono agli occhi degli spettatori le porte della bellissima dimora nello Yorkshire della famiglia aristocratica inglese e dei loro domestici nel XX secolo, per una seconda pellicola cinematografica che reca la firma del regista Simon Curtis, guidato dalle sceneggiature di Fellowes. Il film è nelle sale italiane a partire dal 28 Aprile, mentre negli Stati Uniti bisognerà attendere fino al 20 Maggio.

Tra vecchie conoscenze dello storico cast, capitanato da Maggie Smith nei panni di Lady Violet, la arguta e inimitabile matriarca della famiglia, e l’entrata in scena di nuovi personaggi, il nuovo capitolo della saga familiare in costume traghetta il mondo magico e senza tempo dell’aristocrazia inglese verso una “nuova era”: gli anni Trenta del Novecento per i Crawley e forse, per la gioia dei fan più appassionati, una nuova fase della storia con nuovi sviluppi e trame che coinvolgano magari sempre di più le generazioni più giovani della famiglia. Il terzo film potrebbe essere già in programma? Per il momento godiamoci le sorprese e i colpi di scena di “Downton Abbey-Una Nuova Era”.

Downton Abbey-Una Nuova Era: la recensione

Dove eravamo rimasti?

In effetti, nelle sei stagioni della serie tv, abbiamo attraversato insieme alle tappe della vita della famiglia Crawley il periodo storico che parte dal 1912, con la tragedia del naufragio del Titanic come incipit del racconto, passando attraverso la Prima guerra mondiale e i successivi anni Venti fino al primo film del 2019, ambientato nel 1927. Con la nuova pellicola si compie un salto temporale notevole: siamo tra il 1927 e il 1929, gli anni Trenta bussano ormai alle porte insieme ai cambiamenti e alle innovazioni che una nuova epoca porta sempre inevitabilmente con sé. E la famiglia Crawley insieme alla realtà di grande casa aristocratica che continua a sopravvivere a Downton devono, ancora una volta, rispondere al richiamo della modernità e adeguarsi ad essa, nonostante l’atteggiamento un po’ conservatore di Robert, Conte di Grantham (Hugh Boneville) e del Signor Carson (Jim Carter), le due figure a guida rispettivamente del mondo upstairs della famiglia e quello downstairs della servitù.

Il primo film ha ottenuto molto successo e incassi notevoli, anche se si è imposto più come il momento di passaggio dal piccolo al grande schermo, confermando le dinamiche narrative adottate già in precedenza, con un ritmo nel racconto forse un po’ lento e senza grandi novità. Poche, infatti, le evoluzioni nelle vite dei personaggi, tranne la visita dei sovrani d’Inghilterra che ha dato ancora più prestigio alla casa e l’introduzione nella famiglia e nel cast di due nuove figure: la cugina Lady Maud Bagshow (Imelda Staunton) e sua figlia illegittima Lucy Smith (Tuppence Middleton), la quale ha rubato il cuore di Tom Branson (Allen Leech), l’ex autista dagli ideali socialisti e antimonarchici, genero di Robert e Cora (Elizabeth McGovern) e vedovo della loro terzogenita, Sybil.

Downton Abbey-Una Nuova Era: un cerchio che si chiude

Il nuovo film della saga inizia proprio con il matrimonio di Lucy e Tom, con una celebrazione degna dei matrimoni che ci hanno fatto sognare negli episodi della serie. L’attenzione però si sposta subito su quelle che saranno le due linee narrative principali del film. Il futuro dei Crawley sembra, infatti, racchiuso nei segreti del passato e, come già in precedenza, il mistero riguarda proprio Lady Violet e gli anni della sua giovinezza. La Contessa Madre, quasi alla fine dei suoi giorni per una malattia che ci è stata rivelata alla fine del primo film, ha ereditato una villa in Costa Azzurra da un uomo innamorato di lei in gioventù. Nonna Violet coglie l’occasione per portare a termine il passaggio di consegne prima della sua fine e dona la casa alla sua pronipote Sybil, figlia di Tom e della defunta Sybil, l’unica che fino a quel momento sembra esclusa dall’eredità familiare. Da qui Robert, Cora, i due novelli sposi, Edith (Laura Carmichael) e suo marito Herbert (Harry Hadden-Paton) decidono di mettersi in viaggio verso la Francia per visionare la casa e scoprire i segreti che si celano dietro questa misteriosa donazione. Alla classica impostazione di intrighi e verità nascoste tipica della saga, si aggiunge un elemento di grande novità: fino a questo punto della storia, infatti, tutte le vicende si sono svolte nella tenuta di famiglia, principalmente tra le mura domestiche di Downton, spostandosi al massimo fino a Londra o all’unica destinazione più lontana (ma sempre parte del Regno Unito) della Scozia. Ora, per la prima volta, la famiglia inglese viaggia alla scoperta di una nazione estera, la Francia. Questo renderà possibile anche un confronto tra due culture estremamente diverse e rivali dall’alba dei tempi: quella inglese, legata alle tradizioni e alle buone maniere aristocratiche, e quella francese, dedita alla vita mondana e allo sfarzo.

A Downton Abbey, invece, si svolge la seconda parte della trama del film che procede in parallelo con la trasferta in Francia di parte della famiglia. Mary (Michelle Dockery) si trova a dover gestire l’arrivo di una troupe cinematografica che vuole rendere la casa il set di un film muto intitolato “Il giocatore”. Il mondo del cinema irrompe a Downton insieme a tre nuovi personaggi: l’affascinante produttore Jack Burber (Hugh Dancy) e due divi del cinema muto, Guy Dexter (Dominic West) e Myrna Dalgleish (Laura Haddock). Il loro arrivo manderà in subbuglio i domestici che, incantati dalla magia e dal lavoro che c’è dietro il mondo del cinema, parteciperanno attivamente alle riprese. Il cinema che parla del cinema e della sua storia in una vera e propria meta-narrazione, in particolare del passaggio dal cinema muto al sonoro, è sicuramente uno degli spunti più interessanti di questa pellicola. La dimora di Downton Abbey è stata nel tempo, oltre alla casa di famiglia, un ospedale militare durante la Prima guerra mondiale e un museo da far visitare agli abitanti del paese, ma l’idea che potesse diventare anche un set cinematografico rappresenta proprio l’incontro tra passato e futuro, la scommessa che l’aristocrazia inglese fa con la modernità che da sempre caratterizza la vita della famiglia Crawley.

Senza fare spoiler, il finale più drammatico e commovente, ricuce insieme i due fili narrativi che attraversano il film. Tutte le sotto-trame si chiudono, anche quelle lasciate in sospeso precedentemente dalla serie e dal primo film, ogni personaggio raggiunge il compimento della propria storia proiettandosi con speranza e grandi aspettative verso il nuovo decennio del Novecento che sta per avere inizio. Per questo “Downton Abbey-Una Nuova Era” rappresenta la chiusura di un cerchio, forse dell’intera saga familiare o forse solo di un capitolo di essa per permetterne l’apertura di uno nuovo. Quello che sappiamo è che la storia e i personaggi creati da Fellowes hanno una potenzialità praticamente infinita di generare trame e filoni narrativi e soprattutto che il pubblico è molto affezionato ai membri della famiglia Crawley e della loro servitù. In più il fascino delle ambientazioni curate nel minimo dettaglio e dei costumi permette di calarsi in un’epoca lontana di cui vorremmo conoscere sempre di più e che è difficile lasciare andare.

Fonte immagine: Downton Abbey, pagina Facebook ufficiale.

A proposito di Rosaria Cozzolino

Sono nata il 13 marzo 1998 a Pollena Trocchia (NA). Fin dall’infanzia ho sempre cercato nuovi modi per esprimere la mia creatività e il mondo delle arti mi ha sempre affascinata e attratta. Ho frequentato per quattordici anni la scuola di danza classica e contemporanea “Percorsi di Danza” di Angelo Parisi, per poi abbracciare un’altra mia grande passione, il teatro, entrando nell’ “Accademia Vesuviana del Teatro e del Cinema” di Gianni Sallustro. La letteratura e la cultura umanistica in tutte le sue sfaccettature sono da sempre il faro costante della mia vita e ho deciso di assecondare questa mia vocazione frequentando il liceo classico Vittorio Imbriani di Pomigliano D’Arco (NA). Nel 2017 mi sono iscritta alla facoltà di Lettere Moderne presso l’università Federico II (NA) e ho conseguito la laurea nel luglio 2021 con una tesi in Letterature Moderne Comparate. Al momento sono specializzanda in Filologia Moderna sempre presso la Federico II e continuo a coltivare tanti interessi: la lettura, il cinema, le serie tv, il teatro, l’arte ma anche i viaggi e la scoperta di posti nuovi. Credo fermamente che la cultura sia il nutrimento migliore per l’anima ed è quello che vorrei trasmettere con la scrittura.

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