Horror piscologici: 6 film che vi lasceranno turbati

Horror Psicologici

L’horror psicologico è una sottocategoria della narrativa e cinematografia horror, in cui l’elemento di pathos e terrore non è dato dalla presenza di figure inquietanti, quanto piuttosto punta nel ricorrere all’instabilità emotiva e disturbi mentali dei personaggi per inquietare lo spettatore. Di solito questo tipo di horror mira a spiazzare e far riflettere a fine visione. 

Ecco 6 horror psicologici che vi lasceranno profondamente turbati

1. MidsommarIl villaggio dei dannati (2019)

Midsommar è un film dello studio cinematografico A24 uscito nel 2019 e diretto da Ari Aster, ha come interpreti principali Florence Pugh (Piccole Donne), Will Poulter (Maze Runner, Le cronache di Narnia), William Jackson Harper (The Good Place) e Jack Reynor. Sebbene sia un folk horror, per le tematiche trattate e lo sviluppo delle vicende rientra nella categoria degli horror psicologici.

Dani Ardor è una giovane studentessa universitaria sulla quale si abbatte una tragedia familiare: sua sorella minore, affetta da BPD (disturbo della personalità bipolare) uccide i suoi genitori e, consequenzialmente, si toglie la vita. Dani è in pezzi dopo questa notizia e ad aggravare la situazione è il fidanzato Christian, il quale aveva intenzione di lasciare la ragazza e partire per un viaggio con il suo gruppo di amici; impossibilitato da terminare la relazione con Dani, decide di invitarla in Svezia con il dissenso degli altri. 

Così i protagonisti arrivano sul suolo scandinavo nella terra natia di Pelle, amico di Christian, il quale porta il gruppetto di viaggiatori a partecipare ai riti in onore del Midsommar, ovvero il solstizio d’estate. Il festival si rivelerà molto diverso dalle aspettative dei quattro turisti. 

Midsommar è un film sensazionale che lascia lo spettatore esterrefatto e allo stesso tempo inquietato, vuoto, dubbioso. Un connubio di orrore, emotività e riflessione sociale è uno degli emblemi del genere degli horror psicologici. 

2. Scappa – Get Out (2017)

Diretto dalla mente geniale di Jordan Peele, distribuito dall’Universal Picture nel 2017, Scappa – Get Out è uno splendore di turbamenti e angosce, vincitore del premio Oscar alla migliore sceneggiatura nel 2018

Chris Washington (Daniel Kaluuya), fotografo afroamericano, è in partenza per conoscere i genitori della fidanzata Rose Armitage (Allison Williams), la quale non ha detto ai suoi di stare in una relazione mista. La facoltosa famiglia di Rose sembra una famiglia affabile: il padre (Bradley Whitford) è un notevole neurochirurgo e la madre (Catherine Keener) una terapista specializzata in ipnosi, il fratello (Caleb Landry Jones) è invece uno studente di medicina come suo padre; l’elemento discordante che macchia il quadretto familiare sono i domestici Walter e Georgina, i quali assumono degli atteggiamenti strani nei confronti dell’ospite. Gli Armitage nascondono un agghiacciante segreto, del quale Chris verrà a conoscenza quando ormai è troppo tardi. 

Peele riesce abilmente a parlare di razzismo, suprematismo bianco e schiavitù collocando i personaggi in un assunto surreale ma allo stesso tempo profondamente realistico, ciò rappresenta il punto di forza della pellicola: è raccapricciante proprio perché intrinseco nell’esperienza quotidiana delle persone afroamericane, che hanno alle spalle una storia di asservimento e discriminazione

3. Psycho (1960)

Psycho è il più rinomato e capostipite degli horror psicologici: diretto dal maestro dell’orrore Alfred Hitchcock questa pellicola del 1960 è diventata un cult della cultura popolare, assurgendo allo status di horror per eccellenza. 

Lila Crane (Vera Miles), sulle tracce di sua sorella Marion (Janet Leigh) scomparsa da circa una settimana, si ritrova a pernottare al Bates Motel, un piccolo autostello gestito dal giovane Norman Bates (Anthony Perkins) e sua madre, un’anziana signora che vive nella casa affianco. Lila è all’oscuro del fatto che Marion sia in realtà morta, uccisa da un misterioso cliente proprio in una delle stanze del Bates Motel! La giovane donna si ritroverà ad indagare sull’identità dell’assassino di sua sorella, mettendo la sua vita in serio pericolo. 

Dalla colonna sonora all’iconica scena della doccia, Psycho è una vera e propria opera d’arte, un evergreen spettacolare e insuperabile. L’ultima scena, in particolare, è ciò che costituisce l’elemento disturbante dell’intero lungometraggio che lascia ogni spettatore sgomento.

4. What Ever Happened to Baby Jane (1962)

Estremamente sottovalutato e poco conosciuto al giorno d’oggi, What Ever Happened to Baby Jane (Che fine ha fatto Baby Jane nella versione italiana) è un film del 1962 diretto da Robert Aldrich, ha come protagoniste le stelle del cinema Bette Davis e Joan Crawford, ma rientra a tutti gli effetti tra gli horror psicologici. 

Jane Hudson è un prodigio della danza e del canto, una piccola star amata da tutta l’America, mentre invece sua sorella Blanche vive nell’ombra della piccola Jane e per questo ne soffre. Le Hudson crescono e le dinamiche si invertono: Blanche, divenuta una splendida donna, viene ingaggiata per fare varie pellicole mentre Jane, perso il fiore della giovinezza, cade in rovina e riversa nell’alcool.

Una sera Blanche ha un incidente fatale che le costa la perdita della mobilità degli arti inferiori e, sebbene non sporga denuncia alla polizia, è evidente che il colpevole è Jane che avrebbe investito la sorella mentre guidava in stato di ebrezza. È il 1962, le Hudson sono ormai anziane ed entrambe ritirate a vita privata; Blanche vive relegata al secondo piano della loro villa, ridotta a stare su una carrozzina è completamente dipendente dalla sorella, la quale abusa fisicamente e verbalmente la poverina riversando l’odio che ha sempre provato verso Blanche.

Jane vive nell’illusione di essere ancora la dolce e beneamata Baby Jane ed attende che davanti alla sua soglia bussi un’opportunità; quando ciò avviene la storia si focalizzerà sul tentativo di Blanche di salvarsi dalla perfida sorelle e sugli sforzi disperati di quest’ultima di poter tornare ad essere la star di una volta. 

La potenza espressiva di Bette Davis, insieme alla caratterizzazione delle sorelle Hudson intensificano la grandiosità del prodotto di Aldrich: il capovolgimento nel finale perturba l’animo di chi assiste alla rivalità tra le due sorelle e rimane stravolto dalla lente con cui ha osservato il film fino a quel momento.

5. The Others (2001) 

Nicole Kidman è la protagonista di questa pellicola del 2001 diretta dal regista spagnolo Alejandro Amenábar

Grace Stewart è una vedova ed è la madre di Anne e Nicholas, due bambini affetti da una rara malattia genetica che impedisce loro di esporsi ai raggi solari. Grace è alla ricerca di domestici che l’aiutino con la gestione della casa e dei figli ma essendo il 1945 e vivendo in una zona isolata, nessuno si presenta. Quando bussano alla porta tre individui disposti a ricoprire le mansioni richieste dalla matriarca, la storia inizia a prendere una piega inquietante: Nicholas percepisce la presenza di spiriti maligni che si aggirano per la villa e sembra che i tre domestici sappiano la natura delle figure spiritiche che infestano la vita degli Stewart. 

Anche questo film appartenente agli  horror psicologici stravolge la prospettiva dello spettatore nel colpo di scena finale: non si può che rimanere stupefatti, inquietandosi nei momenti salienti del film.

6. Profondo Rosso (1975)

Dario Argento, maestro del giallo all’italiana, dà vita ad un cult dell’orrore e del thriller in Profondo Rosso, la cui colonna sonora del gruppo di rock progressivo Goblin è diventata la quintessenza della musica horror.

Marc Daly (David Hemmings) è un pianista jazz che assiste per caso all’assassinio di una sensitiva, sua vicina di casa, ma sfortunatamente fallisce nell’identificare il volto del colpevole. Si ritrova così, spinto dalla curiosità, coinvolto in una spirale di omicidi per svelare chi è il criminale in preda ad una follia omicida. Aggiungere altro rovinerebbe la tortuosità della trama. 

Profondo Rosso è la prova che per inquietare basta saper realizzare delle inquadrature così naturali tali da passare inosservate anche allo sguardo dell’osservatore più attento: la realizzazione che l’assassino è sempre stato presente, guardando lui lo spettatore e non il contrario è ciò che farà raggelare il sangue a chiunque avrà il coraggio di guardare questo capolavoro indiscusso.

Fonte Immagine: Screenshot di Giorgia Manzo da Psycho (1960), regia di Alfred Hitchcock. Copyright © Paramount Pictures / Universal Pictures.

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