La casa di carta, la seconda stagione dal 6 aprile su Netflix

la casa di carta

Tokyo, Berlino, Rio, Nairobi, Denver, Mosca, Oslo ed Helsinki. Otto criminali, già braccati dalle autorità che non hanno nulla da perdere, vengono reclutati da una figura carismatica e geniale, il Professore (Alvaro Morte). Unico obiettivo svaligiare la zecca di Stato spagnola. Scavare tunnel, stampare banconote, tenere a bada numerosi ostaggi: una partita a scacchi con la polizia.

È questa la trama della serie La casa de papel, La casa di carta, nata dalla penna di Alex Pina, andata in onda in Spagna la scorsa primavera e portata in Italia e nel resto del mondo da Netflix, dal 20 dicembre. Inizialmente composta da 15 episodi della durata di 75 minuti, è stata frazionata in puntate di 40 minuti e divisa in due parti: 13 episodi la prima, forse 10 la seconda. Nonostante la speranza di una terza parte della serie, Alex Pina smentisce, non ci sono intenzioni di continuare la storia per un’ulteriore stagione, facendo aggiunte superflue. 

Pur partendo dal più classico dei cliché del genere, La casa di carta si distingue nel panorama serial-stream, riuscendo a trasformare un evento banale, visto e rivisto in un’occasione per delineare e mettere a fuoco i tratti spigolosi e affascinanti di chi una rapina si prepara a farla e poi la compie davvero. Numerosi i riferimenti diretti che i personaggi fanno ai film di Tarantino e gli omaggi degli sceneggiatori ai film di genere, dai poliziotti problematici alle storie d’amore inaspettate, dalle intuizioni geniali ai ribaltamenti di prospettiva. Convincenti i personaggi, che risultano veri, scandagliati nel loro passato necessario a capire cosa li ha portati a impugnare armi e assecondare le dure regole di un gioco in cui il rischio di compromettere l’intera operazione aleggia costantemente. Ognuno ha dei punti deboli, paure, ferite, speranze. Così si finisce a empatizzare con i rapinatori, stravolgendo le categorie di bene e male, giusto e ingiusto; a fare il tifo per loro, anche se mai ci sogneremmo, si spera, di rapinare una banca, figuriamoci la zecca nazionale.

La casa di carta: nulla è giusto, nulla è sbagliato

Dopo un intenso periodo di formazione, gli otto eccentrici artisti della rapina, mascherati da Salvador Dalì, irrompono nella zecca, lì dove pezzi di carta diventano denaro, guidati dal capo della banda, il Professore, che opera dall’esterno dell’edificio per depistare le indagini e preparare il piano di fuga. Sempre un passo avanti rispetto alle autorità. Autorità che veste i pantaloni di una donna: Raquel Murillo (Itziar Ituño), inviata sul posto come negoziatore, che resterà molto coinvolta, più del dovuto, nella vicenda. Ancora una volta nulla è giusto, nulla è sbagliato. Interessanti anche gli ostaggi e le loro diverse reazioni alla cattività e alle costrizioni fisiche e psicologiche.

La scrittura della parte crime non sempre è impeccabile, troppo spesso piegata alle esigenze emotivo-sentimentali dei personaggi, richiedendo una sospensione dell’incredulità non indifferente. Eppure, se una serie può dirsi ben riuscita quando incolla lo spettatore allo schermo in attesa della prossima mossa, sicuramente Pina ha vinto questa sfida. Infatti in molti sono già partiti con il countdown…

Il 6 aprile ritorna La casa di carta con una seconda stagione da non perdere!

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A proposito di Rossella Capuano

Amante della lettura, scrittura e di tutto ciò che ha a che fare con le parole, è laureata in Filologia, letterature e civiltà del mondo antico. Insegna materie letterarie. Nel tempo libero si diletta assecondando le sue passioni: fotografia, musica, cinema, teatro, viaggio. Con la valigia sempre pronta, si definisce “un occhio attento” con cui osserva criticamente la realtà che la circonda.

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