Attack on Titan: i 7 personaggi migliori

Personaggi di Attack on Titan: i migliori 7

L’attacco dei giganti (進撃の巨人Shingeki no kyojin), noto anche come Attack on Titan,  è un vero e proprio cult: l’anime tratto dall’omonimo manga di Hajime Isayama è uno tra i più influenti dell’ultimo decennio, e ha raggiunto una notorietà tale da aver appassionato anche spettatori non particolarmente interessati al mondo dell’animazione giapponese.
Tra i vari punti di forza che hanno permesso a quest’opera di riscuotere tanto successo vi è sicuramente la caratterizzazione dei suoi personaggi, che risultano essere tutti ben scritti, perfettamente sfaccettati e mai scontati nella loro evoluzione. Risulta, quindi, abbastanza difficile stabilire quali siano in assoluto i personaggi migliori di Attack on Titan: ciascuno di loro apporta il suo contributo fondamentale allo sviluppo della trama, contribuisce alla crescita e alla caratterizzazione di altri personaggi e costruisce una propria identità. Ogni personaggio è in grado di guadagnarsi l’affetto di una parte del pubblico e procurarsi le antipatie dell’altra.

Proviamo, però, a stilare una top 7 dei personaggi di Attack on Titan, analizzando i protagonisti dell’opera dal punto di vista dell’originalità, della caratterizzazione e dell’influenza prodotta sulla storia.

Attenzione: l’articolo contiene grossi spoiler su Attack on Titan! Si sconsiglia di proseguire la lettura se non avete concluso la lettura del manga.

I 7 personaggi migliori di Attack on Titan: quali sono?

7. Jean Kirschtein

In un’intervista a Hajime Isayama, il mangaka ha dichiarato che, tra i tanti personaggi di Attack on Titan, nati dalla sua penna durante la stesura dell’opera, Jean è il suo preferito in assoluto. E si vede, perché Jean Kirschtein, che inizialmente pareva essere una presenza piuttosto irrilevante ai fini della trama, è probabilmente il personaggio che cresce maggiormente nel corso della storia, evolvendosi costantemente, fino a mostrarsi come il vero e proprio leader tra i superstiti dell’esercito di Paradis.

Del resto, che Jean avesse ottime qualità di leadership l’aveva detto dal principio Marco Bodt, il suo migliore amico, la cui morte ha rappresentato il maggiore punto di svolta nella personalità del ragazzo. Ai tempi, Jean non comprendeva bene il motivo di quelle parole. E neanche noi.

Jean Kirschtein viene inizialmente presentato come un ragazzo arrogante e piuttosto vigliacco, la cui unica ambizione è quella di vivere una vita tranquilla, lontana dai pericoli provocati dall’irruzione dei giganti tra le mura di Paradis. Il ragazzo manifesta il desiderio di rientrare tra le dieci migliori reclute del 104° Corpo di Addestramento per avere la possibilità di entrare nel Corpo di Gendarmeria, ed entra immediatamente in conflitto con Eren, sbeffeggiandolo per il suo desiderio di affrontare i giganti in prima persona.

Del resto, Jean mostra subito di non aver peli sulla lingua: il ragazzo dice sempre ciò che pensa, e non si risparmia neanche nel manifestare apertamente le proprie emozioni ed esprimere le proprie opinioni riguardo alle situazioni critiche, nonostante la scarsa esperienza. Questa sua abilità di esprimere un giudizio lucido e immediato, unita alla capacità di comprendere le emozioni altrui e utilizzarle per spingere gli altri a ragionare non sfugge agli occhi di Marco, che cerca di far riflettere l’amico su quanto potrebbe essere utile ai compagni la sua presenza in battaglia durante i momenti più difficili. Quando Marco viene a mancare, durante la battaglia di Trost, Jean si ritrova a riflettere sulle sue parole, decidendo, infine, di unirsi al Corpo di Ricerca e combattere contro i giganti, quasi a voler onorare il ricordo dell’amico e a renderlo orgoglioso di lui.

E si può dire che mai scelta fu più saggia, perché Jean si rivela una risorsa preziosa per i suoi amici, nonostante sia uno dei pochi protagonisti a non possedere alcuna abilità sovrannaturale: né il potere dei giganti, né il sangue degli Ackermann. Questo, unito alla sua empatia e alle sue grandi capacità comunicative, rendono Jean uno dei personaggi più umani di Attack on Titan, che è riuscito a guadagnarsi, con il passare del tempo, l’affetto della maggior parte dei fan della serie.

6. Eren Jaeger

Eren Jaeger, protagonista di Attack on Titan, è indubbiamente un personaggio controverso. All’inizio della storia ci viene presentato come un ragazzino immaturo e impulsivo, senza alcuna qualità di spicco (non è forte quanto Mikasa, né intelligente quanto Armin), senza troppa fiducia in se stesso e diffidente nei confronti degli adulti.

Come ogni protagonista che si rispetti, Eren si ritrova per puro caso al centro di una situazione più grande di lui, e nel corso della storia è costretto a crescere, maturare, imparare a superare i propri limiti e sapere quando affidarsi agli altri per poter affrontare gli ostacoli che gli si presentano davanti. E fino a qui non sembra di descrivere un personaggio particolarmente interessante. Certo, Eren risulta comunque non avere una personalità troppo piatta, bensì  caratterizzata da luci e ombre, in cui si cela il conflitto tra un animo tutto sommato buono e un’inesauribile sete di vendetta, ma complessivamente non si discosta troppo dal classico protagonista di uno shōnen: al limite ne risulta una versione più cupa e matura.

La situazione si capovolge dopo il salto temporale, quando la figura di Eren Jaeger acquista una dimensione totalmente nuova. La persona che più aveva a cuore il destino dell’umanità sembra essere diventata la più grande minaccia per la sopravvivenza del genere umano: il ragazzo si mostra criptico, glaciale, manipolatore nei confronti dei suoi più cari amici e mosso da un’incontrollabile sete di sangue. Fino ad arrivare alla grande rivelazione: Eren non si è semplicemente ritrovato al centro di una situazione più grande di lui, ma ha anche portato sulle spalle il peso di conoscere il futuro, il destino dell’umanità e il suo ruolo in tutto questo. Il ragazzo ha sempre saputo di essere l’elemento fondamentale nello scrivere le sorti del mondo, ma non ha mai avuto davvero la possibilità di scegliere, perché di fatto il destino era già stato scritto. Ne emerge un personaggio che è al contempo vittima e carnefice, un eroe da acclamare, ma anche un nemico da combattere. Un personaggio parecchio discusso tra i fan che, nonostante l’opera sia ormai giunta al termine, continuano a chiedersi cosa avrebbe davvero voluto Eren, se ciò che ha fatto sia stato mosso davvero dall’impossibilità di fare altrimenti e dalla volontà di proteggere i propri amici o se, piuttosto, la sua fame di vendetta sia stata presente in lui fino alla fine.

Ciò che lo pone comunque sui gradini più bassi di questa classifica è il fatto che, nonostante sia riuscito a riscattarsi, la sua caratterizzazione emerga pienamente solo nell’ultima parte dell’opera: per la maggior parte della storia, Eren risulta comunque un personaggio un po’ banale, che passa decisamente in ombra rispetto alle personalità carismatiche di alcuni dei suoi compagni di avventura. 

5. Floch Forster

La maggior parte dei fan di Attack on Titan non avrà certamente parole particolarmente lusinghiere da riservare a Floch Forster, considerato uno dei maggiori antagonisti dell’opera. Non si può, però, negare il fatto che quello di Floch sia un personaggio costruito in maniera magistrale. Inizialmente recluta del Corpo di Guarnigione, poi trasferitosi nel Corpo di Ricerca, di cui diventa veterano, e infine capo degli yaegeristi: tutti questi cambi di direzione possono far pensare che questo personaggio manchi di costanza e solidità nelle proprie idee. In realtà, Floch si dimostra perfettamente coerente nell’inseguire i propri ideali, che seguono un’evoluzione ben definita. Il ragazzo vede i propri compagni morire in battaglia ed è terrorizzato all’idea di condividere il loro stesso destino: il destino di essere condannato ad una morte futile, nel tentativo di combattere un nemico che non può essere sconfitto.

Dopo essere sopravvissuto alla carica delle reclute contro il Gigante Bestia, motivato dal discorso del comandante Erwin Smith, Floch inizia a sentire che questo suo essere sopravvissuto possa essere un segno, e che la sua missione potrebbe essere proprio quella di dare una seconda possibilità di vita proprio ad Erwin, che viene trovato agonizzante, ma ancora vivo, proprio dal ragazzo. Dopo che il suo tentativo di rianimare il comandante fallisce, Floch decide che lo spirito di Erwin sopravvivrà grazie a lui, tenendo fede alla visione che il comandante aveva di Eren come unica possibilità di salvezza per gli Eldiani.

La devozione del ragazzo nei confronti di Eren arriva, dopo il salto temporale, a sfociare in uno sfrenato fanatismo, che lo porta a opporsi violentemente a chiunque cerchi di opporsi ai piani del protagonista, rendendolo disposto anche a uccidere i suoi ex compagni qualora fosse ai suoi occhi necessario. La fede di Floch verso Eren sembra essere talvolta cieca, talvolta motivata dalla logica e dal seguire un obiettivo comune: effettivamente, provando a guardare la storia esclusivamente dal punto di vista degli Eldiani, Floch e gli yaegeristi sembrano essere gli unici ad agire nei loro interessi, con il loro non essere minimamente disposti a scendere a compromessi come il nemico, che ha arrecato fin troppa sofferenza agli abitanti di Paradis.

Quando Floch, sconfitto, sta per esalare l’ultimo respiro, utilizza i suoi ultimi istanti di vita per supplicare Hanji di non ostacolare i piani di Eren, affermando che questo sia l’unica speranza di salvezza per Paradis: ciò dimostra che dal momento in cui il ragazzo sente di aver trovato il suo scopo, è stato in grado di tener fede ad esso fino alla fine. Insomma, ciò che risulta dalla storia di Floch è non rientra sicuramente tra i personaggi più simpatici de L’attacco dei giganti, ma sviluppato attraverso una grande coerenza narrativa.

4. Hanji Zoe

I personaggi che non sono come sembrano sono quelli che risultano spesso essere i più intriganti agli occhi dei fan, perché le caratteristiche nascoste e i comportamenti inaspettati contribuiscono a renderli particolarmente interessanti, una continua sorpresa da scoprire. In Attack on Titan, uno di questi personaggi è indubbiamente Hanji Zoe, che ci viene presentata come uno dei membri d’élite del Corpo di Ricerca. E inizialmente può capitare di chiedersi come ci sia finita tra i membri dell’élite.

Hanji, per come appare a primo impatto, non sembra corrispondere esattamente all’idea che si ha del perfetto soldato: risulta piuttosto bizzarra, sempre allegra e con la testa tra le nuvole, nonché spesso eccessivamente impulsiva e avventata. Come se non bastasse, è incredibilmente affascinata dai giganti. Proprio così: Hanji mostra verso i giganti lo stesso entusiasmo che mostrerebbe un bambino alla vista di Batman in carne e ossa; sembra sottovalutarne la pericolosità ed è anche piuttosto emotiva nei loro confronti, mostrando sofferenza all’idea di infliggere dolore a queste terrificanti creature.

Questo suo atteggiamento nei confronti dei giganti non è, però, dovuto a un’incapacità della donna di comprenderne la temibilità: Hanji ha compreso che sentimenti quali l’odio e la paura non portano mai a un risultato positivo, anzi, spesso possono compromettere la capacità di giudizio e la lucidità nel valutare le situazioni, motivo per cui ha deciso di provare a vedere le cose sotto una nuova luce. I giganti sono indubbiamente creature estremamente pericolose, ma anche estremamente misteriose, ed è proprio sulla curiosità, sul desiderio di conoscere la loro natura, che Hanji ha deciso di basare il suo operato. E il desiderio di capire è anche alla base dell’atteggiamento amichevole e cordiale che la donna assume nei confronti degli altri: mostrandosi disponibile ad ascoltare le persone, riesce talvolta anche a manipolarle per raggiungere i propri scopi.

La sua passione verso i giganti e l’assenza di paura nei loro confronti sono elementi che fanno di Hanji un ottimo membro del Corpo di Ricerca, e la sua capacità di valutare le situazioni attraverso un punto di vista razionale, non contaminato da interessi personali e da sentimenti di rabbia, odio e vendetta hanno fatto sì che Erwin scegliesse proprio lei come suo successore al comando del Corpo di Ricerca dopo la sua morte. E in questo ruolo Hanji si rivela profondamente diversa dal suo predecessore: secondo la donna, il comandante deve essere votato al sacrificio individuale, deve essere disposto a mettere il bene della propria squadra prima di tutto, anche della sua stessa vita. Diversamente da Erwin, prima di lasciare che la sua squadra rischi di lanciarsi in una missione suicida, Hanji è disposta a morire per prima. Con quel sorriso sulle labbra che l’accompagna dalla sua prima apparizione.  

Curiosità sul personaggio: a differenza dell’anime, in cui Hanji è rappresentata come un personaggio chiaramente femminile, all’interno del manga non viene mai specificato il suo genere. Isayama, anche nelle interviste, si è sempre rifiutato di dichiarare se si tratti di un uomo o di una donna: questo elemento, sebbene non sia presente nella versione animata dell’opera, conferisce ulteriore ambiguità a questo bizzarro personaggio.

3. Erwin Smith

Il 13° comandante del Corpo di Ricerca è senza ombra di dubbio uno dei personaggi più amati e discussi dai fan di Attack on Titan. Questo perché Erwin Smith non si limita a essere un personaggio ben costruito, caratterizzato da luci e ombre e in grado di riflettere su se stesso: la sua etica e il suo discorso finale rappresentano un’eredità importantissima all’interno della storia. L’impronta di questo personaggio ha contribuito in maniera fondamentale allo sviluppo degli altri protagonisti anche dopo la sua morte, e si manifesta nelle numerose discussioni degli appassionati dell’opera su chi dei superstiti incarni davvero lo spirito di Erwin.

Il comandante viene presentato come un uomo estremamente intelligente e calcolatore, nonché un ottimo oratore, capace di convincere gli altri della validità dei suoi ideali attraverso il solo uso delle parole. Erwin si mostra estremamente sicuro di sé e della propria capacità di raggiungere ogni suo scopo; è, inoltre, in grado di fungere da guida e da figura di riferimento per tutti gli altri, indicando loro la strada da percorrere per tirarsi fuori anche dalle situazioni più disperate. Una figura che risulta in un certo senso inarrivabile, forse anche troppo: nonostante si mostri assai legato ai suoi compagni, infatti, Erwin non partecipa quasi mai alle battaglie in prima persona, assumendo un ruolo principalmente strategico. Ed effettivamente, a un certo punto della storia, Erwin rivela al capitano Levi la sua natura profondamente egoistica: l’uomo preferisce mandare la propria squadra a morire piuttosto che rischiare la propria vita, e questa scelta non è dovuta all’aver compreso la necessità degli altri di continuare ad averlo come punto fermo, bensì alla sua sete di sapere.

Erwin desidera scoprire la verità dietro ai giganti, cosa ci sia al di fuori delle mura, cosa nasconda la cantina di Eren Jaeger, e la sua più grande speranza è quella di vivere abbastanza da poter vedere questa verità con i suoi occhi, in prima persona. Erwin Smith non è l’eroe che tutti credono sia, ma, presa coscienza di ciò, è lui stesso a scegliere, per una volta, di unirsi in battaglia con i suoi soldati, a scegliere di morire. L’ammissione della propria natura egoistica ha lasciato spazio a parecchie domande tra i fan della serie: come avrebbe agito Erwin dopo il salto temporale? Sarebbe diventato il capo degli yaegeristi, tenendo fede alla sua visione di Eren come unica speranza di salvezza per Paradis, o si sarebbe opposto a lui, scegliendo di rimanere fedele fino alla fine ai propri soldati? Domande a cui non si può avere risposta, ma che confermano la natura controversa e dualistica di questo acclamatissimo personaggio.

2. Armin Arlert

Probabilmente dal migliore amico ingenuo, fisicamente debole e non particolarmente coraggioso del protagonista non ci si aspetta uno dei migliori percorsi di crescita del personaggio all’interno di un’opera. E invece è esattamente questo che accade con Armin Arlert, uno dei personaggi principali di Attack on Titan, presentato inizialmente come una figura piuttosto stereotipata (come accade anche con gli altri due protagonisti, Eren e Mikasa), ma che riesce a svilupparsi in maniera esponenziale e con risvolti spesso inaspettati.

All’inizio della storia, Armin è un ragazzino esile, innocente e altruista, spesso soggetto a bullismo da cui ha difficoltà a difendersi, motivo per cui deve fare spesso affidamento sui suoi amici Eren e Mikasa, fisicamente più prestanti. Ciò porta Armin a sentirsi un peso e a desiderare di mostrare il proprio valore, motivo per cui, nonostante le scarse doti fisiche, decide di unirsi al Corpo di Ricerca per dare prova ai suoi amici, ma soprattutto a se stesso, di poter avere anche lui una propria utilità. Il ragazzo compensa il non essere propriamente portato per il combattimento con un’enorme intelligenza e una spiccata capacità analitica, che gli consentono di avere un ruolo fondamentale all’interno delle operazioni, nonché di risolvere svariate situazioni di tensione.

Armin crede, inoltre, nel valore del sacrificio, poiché il suo pragmatismo lo porta a comprendere che talvolta sia necessario mettere a rischio delle vite umane nel conseguimento di un obiettivo più grande; ciò nonostante, il ragazzo è profondamente emotivo, ed è riluttante all’idea di dover rinunciare alla propria umanità per raggiungere uno scopo. Cosa che, inevitabilmente, in un contesto come quello di Attack on Titan, diventa costretto a fare. E ciò avviene nel momento in cui è costretto a uccidere una ragazza per evitare che questa uccida a sua volta il suo amico Jean: da quel momento in poi Armin vive una situazione di forte conflitto interiore, realizzando quanto gli costa il dover essere disposto a compiere azioni terribili e quanto sia, purtroppo, necessario.

La propria umanità gli sembra, poi, completamente persa nel momento in cui si ritrova ad ereditare il Gigante Colossale contro la sua volontà: Armin sente di essere diventato, ormai, un mostro, uno strumento di distruzione. In realtà, Armin mantiene sempre dentro di sé una certa purezza, risultando essere uno dei personaggi più umani della serie, sempre alla ricerca di un compromesso tra ciò che è giusto e la lealtà verso i propri amici. Lealtà che, a differenza di Mikasa, riesce a mettere da parte nei confronti di Eren quando questo si rivela una minaccia per la sopravvivenza dell’umanità: è forse questa sua capacità di essere razionale, pur tenendo fede a sentimenti e valori puramente umani, che fanno sì che Hanji, prima di morire, decida di nominarlo 15° comandante del Corpo di Ricerca.

1. Reiner Braun

Magari non sarà considerato da tutti il miglior personaggio in assoluto, ma è innegabile che Reiner Braun rientri a pieno titolo tra i personaggi più interessanti e meglio costruiti di Attack on Titan. Inizialmente presentato come recluta del Corpo di Ricerca carismatica e protettiva, oltre che come uno dei soldati più promettenti tra le nuove leve, si scopre ben presto come Reiner sia, in realtà, un guerriero proveniente da Marley, nonché possessore del Gigante Corazzato, infiltratosi a Paradis allo scopo di distruggerla.

Il ragazzo diventa, quindi, uno dei principali nemici dei protagonisti, uno dei cattivi, ma ne risulta immediatamente chiara la profonda complessità psicologica e il suo dualismo interiore, che lascia intuire quanto non sia cattivo come sembra. Reiner è effettivamente una persona affidabile che nutre un forte senso di lealtà nei confronti dei suoi compagni, per i quali si pone come una figura di riferimento. E questo suo essere lo spinge a diventare estremamente protettivo anche verso le altre reclute del Corpo di Ricerca, dimenticando talvolta come queste rappresentino la sua nemesi.

Lo dimentica nel vero senso della parola: il ragazzo inizia a nutrire un forte senso di colpa verso le sue azioni e verso le morti che ha causato, il che lo porta a sopprimere i suoi ricordi per evitare che questo senso di colpa possa schiacciarlo. Reiner è una persona che soffre, una persona combattuta tra la sua lealtà verso Marley e la presa di coscienza (che in lui avviene prima di tutti gli altri) del fatto che in quella guerra non esistano buoni o cattivi, ma solo esseri umani, ciascuno dei quali crede di agire per una giusta causa basandosi sulla versione della storia che conosce. Ciò porta Reiner a provare un forte senso di disprezzo verso se stesso e le azioni da lui conseguite, tanto da desiderare spesso che qualcuno lo uccida per punirlo di quanto ha fatto, arrivando anche a essere a un passo dal suicidio.

Un personaggio profondamente tormentato, dalla grande fragilità psicologica che si manifesta in ogni dettaglio nel corso dell’opera: Reiner è il vero e proprio simbolo della morale alla base di essa, la prova del fatto che siano tutti vittime e al contempo carnefici, spesso incapaci di guardare l’altra faccia della medaglia e destinati a scrivere le sorti di una storia che è stata loro raccontata da un solo punto di vista: ciò lo rende uno dei personaggi più amati dai fan di Attack on Titan, a discapito del suo ruolo di antagonista. Nonostante alla fine decida di intraprendere un percorso di redenzione, privo di schieramenti e finalizzato al bene comune, alcuni fan non sono riusciti a perdonare Reiner per ciò che ha fatto, e probabilmente non ci è mai riuscito neanche lui. Può, però, vantare il fatto di essere un personaggio assolutamente memorabile, probabilmente unico nel suo genere.

Fonte immagine in evidenza “Attack on Titan: i 7 personaggi migliori”: Flickr

A proposito di Paola Cannatà

Studentessa magistrale presso l'Università degli studi di Napoli "L'Orientale". Le mie più grandi passioni sono i peluche e i film d'animazione Disney, ma adoro anche cinema, serie TV e anime (soprattutto di genere sci-fi), i videogiochi e il buon cibo.

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