“L’arte di essere nessuno” di Federica Pace | Recensione

"L'arte di essere nessuno" di Federica Pace

“L’arte di essere nessuno”. Sophia e Asia. Asia e Sophia. Due nomi e due vite, che si intrecciano, si mescolano e si ripudiano. A tratti sono una sola persona, come due metà, necessarie l’una all’esistenza dell’altra. E, a tratti, nessuna delle due riesce ad essere realmente se stessa, incatenata ossessivamente all’altra. È la storia di queste due donne che ricostruisce Federica Pace nel suo libro, edito da Robin Edizioni e online dallo scorso 20 giugno [http://www.robinedizioni.it/nuovo/l-arte-di-essere-nessuno]. La stessa autrice, classe 1989, origini siciliane, di  L’irremovibile sofferenza dell’anima.

Federica Pace, L’arte di essere nessuno: due vite sofferte

In “L’arte di essere nessuno”, la narratrice ci catapulta in due vite sofferte. La prima, quella di Asia, spezzata da un suicidio all’inizio del racconto, ma sempre presente in tutto l’arco della storia; e la seconda, quella di Sophia, divisa tra la sofferenza per la perdita dell’amica amata e la voglia di rivalsa nella realizzazione di se stessa. È proprio nella figura della ventisettenne Sophia che si concretizza l’intero racconto ed è proprio intorno alla sua figura che ruotano i diversi personaggi della storia: il suo compagno, Diego, e un rapporto che va lentamente sgretolandosi, fino alla separazione, nella reciproca consapevolezza di un amore finito, o forse mai cominciato; l’amica, Beatrice, partecipe ma, allo stesso tempo, tenuta in disparte nel rapporto con Asia, come se non potesse comprendere fino in fondo la natura del loro amore. I suoi genitori e i genitori di Asia, l’iper-controllo di sua madre per la sua disabilità dovuta a una malattia degenerativa e la comprensione di suo padre, più incline a lasciarle indipendenza e autonomia. La vetrinetta, in cui Asia custodiva gelosamente le sue cose, e che, in qualche modo, la mantiene in vita e legata a Sophia. E, infine, Elena, conosciuta – per uno strano scherzo del destino – il giorno stesso del suicidio di Asia, che rappresenta l’occasione per Sophia di uscire dal limbo e dalla sofferenza e, soprattutto, di amare liberamente come avrebbe sempre voluto.

“Il suo corpo e la sua mente, ormai, erano la stessa cosa. Erano vuoti perché lei li aveva svuotati, era questo a comandare la sua arte.”

“L’arte di essere nessuno”. L’essere niente e l’essere tutto, insieme ad Asia, sono le ossessioni di Sophia. Un’ossessione che si evince anche dallo stile dell’autrice. I dialoghi trasudano l’angoscia e la sofferenza della donna. I suoi pensieri sono opprimenti, asfissianti, spesso si ripetono. La sua attenzione per Asia, per il loro rapporto, per i suoi rimpianti, è morbosa, a tratti maniacale. I periodi utilizzati da Federica Pace, a volte, sono lunghi e complessi, mentre veloce è il passaggio dalla forma di diario a quella del dialogo interiore della protagonista, che rappresenta la progressiva presa di coscienza di se stessa, in particolare a livello di identità sessuale e di genere.

“L’arte di essere nessuno” è proprio il percorso che conduce alla costruzione di un’identità, frutto di un lungo processo di scavo e ricerca interiore.

Se nel suicidio di Asia c’è l’incapacità di accettarsi, legata alla percezione di un’estrema ferocia e di incomunicabilità e incomprensione con l’esterno, nella storia di Sophia c’è la possibilità concreta di farcela. Non a caso, Sophia trova il coraggio di esternare il suo amore per Asia quando l’amica non c’è più, quando non può più vederla ed, eventualmente, giudicarla.

Attraverso flussi di pensiero, flashback, cambi di persona, decostruzioni e ricostruzioni, Sophia si rende conto che nulla era come credeva, che la ricerca di qualcuno implica sempre la ricerca di se stessi e che, forse, è proprio vero che si comincia dalla fine. In altre parole, concretizza il passaggio dall’essere nulla all’essere tutto.

Ma il lavoro di Federica Pace non si ferma alla stesura del libro. Le sue presentazioni saranno un vero e proprio viaggio per abbattere le barriere fisiche, mentali, psicologiche ed emotive che riguardano le persone con disabilità, affette da malattie degenerative. Ma, soprattutto, sarà una sfida a tutti i pregiudizi legati al mondo delle identità di genere, sui cui spesso c’è disinformazione e chiusura.

(“L’arte di essere nessuno” è disponibile anche su IBS e su Libreria Universitaria).

A proposito di Maria Laura Amendola

Nata a Potenza il 28 giugno 1993, madre australiana e papà Irpino. Impegnata, per diversi anni, in organizzazioni a carattere sociale e culturale, ho prediletto come ambito il femminismo e le battaglie contro le disuguaglianze di genere. Nel 2021, è nata la mia prima opera letteraria, "Una donna fragile", Guida Editori.

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