Nuovo Olimpo di Özpetek: un’autobiografia? | Recensione

Nuovo Olimpo di Özpetek: un’autobiografia? | Recensione

Nuovo Olimpo di Ozpetek sbanca su Netflix (e non al cinema).

Nuovo Olimpo di Özpetek sbanca su Netflix, senza passare dalla sala cinematografica e arrivando diretto sulla piattaforma di streaming. Sicuramente la scelta può far rumoreggiare quella platea più attaccata alla pellicola da sala ma ammicca a tutti quelli che in Netflix trovano comodità. Di fatti, se l’era dello streaming a portata di mano sembrava superata dopo il lockdown e la stagione del cinema, seppur ammaccata, rifiorita, qualcuno sceglie ancora una distribuzione di massa.
La scelta di Nuovo Olimpo di Özpetek , assieme al cast di produzione, è forse non casuale: restituire un’opera a un santuario cinematografico moderno che riassetta, classifica, ordina tutte le produzioni in una scaffalatura immaginaria molto folta.
Questo non è un elogio al colosso Netflix ma già un’indagine di quello che c’è dietro Nuovo Olimpo  di Özpetek.

Roma, gli dei e l’Olimpo e le sue storie d’amore nel film Nuovo Olimpo di Özpetek 

Il film è, se non si fosse capito, frutto della vena artistica del regista italo-turco e ripercorre le tappe di un amore eterno, sconquassato da alcuni eventi, di due giovani.
Nuovo Olimpo di Ozpetek, ha, infatti, come sfondo una Roma che si dipana maestosa, immensa, con dentro storie intrecciate e tacita complicità. Lei osserva tutto, granitica allo scorrere del tempo, cuore pulsante di fatti e ricorsi storici, accompagna lo spettatore al cambiamento restando sempre uguale.

La storia è agli inizi degli anni ‘70, l’amore omosessuale di Enea e Pietro è ai primi albori, consumato in parte nel cinema Nuovo Olimpo. Ed effettivamente, in barba a un nome così pretenzioso, i due, quando si ricongiungono nella sala, si sentono sulla vetta degli dei e un po’ per i tratti da adoni questi dèi ce li ricordano. (Gli attori all’esordio Damiano Gavino e Andrea Di Luigi).
Luisa Ranieri torna in un ruolo che le confà: la semplice bottegaia del Nuovo Olimpo di Özpetek, rimarca la sua provenienza senza camuffarla, interpretando una confidente che si sente addosso tutti gli anni che incalzano e qualche rimpianto di troppo. Gli eventi bellici degli anni ‘70 dividono Enea e Pietro. Uno diventerà un chirurgo e l’altro, indovinate, un regista.

Quel tentativo di rivivere la propria vita attraverso il cinema che lega Özpetek a Sorrentino 

Ancora una volta un regista di grande calibro fa un’opera di metanarrazione: si inserisce nella sua arte per parlare di sé, in filigrana, chiaro, ma con indizi crescenti. È, forse, l’eredità del Nuovo Olimpo di Özpetek che ci lascia un pezzo di plausibile autobiografia o ricama su avvenimenti personali, inserendoci tutti “i forse, i perché, i se”. Come quando, arrivando alla vetta, all’Olimpo, ci sia bisogno di vedere il percorso attraverso gli strumenti che si sono acquisiti, una forma di celebrazione e di analisi.
Quel comune obiettivo che lega Nuovo Olimpo di Özpetek a Sorrentino con la sua È stata la mano di Dio.

Non è un caso che entrambi parlano di cose somme, divinità diverse ma alture simili. Tornare indietro nel tempo non si può, ma il tempo lo puoi eternare, se sei un regista, con un grande film.

Fonte immagine di copertina: Netflix

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A proposito di Rita Salomone

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