La tanto attesa formula «And the oscar goes to» è stata pronunciata nella notte tra domenica 4 e lunedì 5 marzo, a Los Angeles, sede della più ambita ed aspettata manifestazione cinematografica, gli Oscar, che quest’anno compiono cifra tonda, ben 90 edizioni. Come tutte le cerimonie che si rispettino, oltre alla prestigiosa consegna dei premi a film ed attori di grandissimo calibro, ciò che attira maggiormente l’attenzione sono i discorsi ed i monologhi, momenti di riflessione ed intrattenimento.
Il monologo iniziale di Jimmy Kimmel, presentatore della cerimonia, ha subito giocato sullo sbaglio dell’anno scorso, quando inizialmente il premio Miglior Film fu assegnato a La la land. Il presentatore si è anche divertito a sottolineare la lunghezza dei discorsi di ringraziamento, promettendo a chi avesse fatto il discorso più breve, una moto ad acqua. Tra una battuta ed un’altra, spicca il momento di Lupita Nyong’o e Kumail Nanjiani, due attori, entrambi emigranti negli Stati Uniti, che prima di premiare la Miglior Scenografia, si sono intrattenuti a spiegare cosa si nasconda dietro la parola DREAMers: una specifica categoria di immigrati regolari. Infatti questo è l’acronimo di “Development, Relief, and Education for Alien Minors Act” (“Legge per lo Sviluppo, il Sostegno e l’Educazione dei Minorenni Stranieri”), una legge mai approvata, nata con lo scopo di creare un percorso per far ottenere la cittadinanza agli immigrati irregolari arrivati negli Stati Uniti da bambini. Vi è poi il momento della bravissima, bellissima Emma Stone, che prima di premiare la Miglior regia si è soffermata sulla presenza di una donna, Greta Gerwig, all’interno delle nomination di quest’anno, cosa che non accadeva da molto tempo.
Sicuramente verrà ricordato come il momento più applaudito ed inaspettato della serata, il discorso di Frances McDormand, dopo aver vinto il premio di Miglior Attrice Protagonista per il film Tre Manifesti a Ebbing, Missouri. Incitando tutto il pubblico della platea a mettersi comodo, data la quantità di cose da dire, ha poi chiesto alle donne in sala di alzarsi in piedi, chiamando come portavoce Maryl Streep. Ha terminato il suo monologo con due parole: inclusion rider; una clausola, che può essere inserita all’interno dei contratti cinematografici, per garantire la presenza di donne e tutti i gruppi sottorappresentati.
Ansia e trepidazione per il premio assegnato al Miglior Film, anche perché il livello qualitativo quest’anno era molto alto e sopratutto la scelta non focalizzata solo su un paio di titoli. Tra applausi e complimenti è Guillermo del Toro a trionfare, insieme a tutto il suo cast, per la favola cinematografica racchiusa sotto il nome The Shape Of Water. Uno dei momenti più toccanti degli Oscar 2018 è James Ivory, 90 anni a giugno, che ritira il suo primo Oscar, per l’adattamento del romanzo Chiamami con il tuo nome, unico premio vinto per il meritevole film di Guadagnino.
Ecco i vincitori degli Oscars 2018:
Miglior film
La forma dell’acqua – The Shape of Water
Miglior regia
Guillermo del Toro, The Shape of Water – La forma dell’acqua
Miglior attrice protagonista
Frances McDormand, Tre manifesti a Ebbing, Missouri
Miglior attrice non protagonista
Allison Janney, I, Tonya
Miglior attore protagonista
Gary Oldman, L’ora più buia
Miglior attore non protagonista
Sam Rockwell, Tre manifesti a Ebbing, Missouri
Miglior film straniero
A Fantastic Woman (Cile)
Miglior film d’animazione
Coco
Miglior corto d’animazione
Dear Basketball
Miglior sceneggiatura originale
Get Out – Scappa
Miglior sceneggiatura non originale
Chiamami col tuo nome
Miglior colonna sonora originale
La forma dell’acqua – The Shape of Water
Miglior canzone originale
Remember me, Coco
Miglior fotografia
Blade Runner 2049
Miglior scenografia
La forma dell’acqua – The Shape of Water