Povere creature! Il nuovo capolavoro cinematografico di Yorgos Lanthimos | Recensione

Povere creature! Il nuovo capolavoro cinematografico di Yorgos Lanthimos. Recensione

Povere creature! (titolo originale Poor Things) di Yorgos Lanthimos irrompe nelle sale cinematografiche italiane il 25 gennaio 2024, abbagliando gli spettatori con la sua dirompente energia, vivacità, i colori e un impudico e sacrosanto senso di libertà.

Il regista greco si mette letteralmente in gioco, eccellendo in genio e talento, che hanno già precedentemente connotato lavori come La favorita (2018); cimentandosi stavolta nel suo primo adattamento cinematografico di un romanzo. La pellicola è infatti tratta dall’omonimo libro del visionario scrittore scozzese Alasdair Gray, scritto nel 1992, un romanzo fantascientifico di formazione, con protagonista una creatura frankensteiniana.

Presentato in concorso all’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia – aggiudicandosi il Leone d’oro come “miglior film”, due Golden Globe come “miglior film commedia o musicale” e ad Emma Stone come “miglior attrice”, inoltre candidato a ben undici nomination agli Oscar 2024 -, Povere creature! stravince grazie alla magnifica sceneggiatura di Tony McNamara, all’ipnotica alchemica dissonante musica di Jerskin Fendrix, agli incantevoli e spudorati costumi di Holly Waddington, e soprattutto grazie alla straordinaria, fantastica e intelligente interpretazione della protagonista da parte della talentuosa Emma Stone, che supera se stessa grazie ad un perfetto, faticoso e sincero lavoro sul suo personaggio.

Povere creature! di Yorgos Lanthimos: la trama

Povere creature! di Lanthimos ha come sfondo la Londra vittoriana. Siamo quindi alla fine del XIX°, e una giovane donna incinta, Victoria (Emma Stone), si getta nel Tamigi, spinta da un’incontenibile disperazione. Il suo corpo viene trovato esanime sulle sponde dall’eccentrico chirurgo Godwin Baxter (Willem Dafoe), che, deciso a perpetrare un singolare esperimento, chiama al suo fianco lo studente di medicina a lui devoto Max McCandles (Ramy Youssef), affinché assistesse una fanciulla dal carattere stravagante e bisbetico, connotata da atteggiamenti ingenui, propri dei bambini. La ragazza è Bella Baxter (Emma Stone), rediviva grazie all’innesto di un cervello, quello del feto sopravvissuto al suicidio di Victoria, al posto del suo, donando letteralmente alla ragazza disperata una “nuova” vita.

Bella diviene così madre e figlia al tempo stesso. Una creatura per cui corpo e cervello non sono perfettamente sincronizzati, almeno non ancora. Ma Bella progredisce a ritmi sorprendenti, e Max ha il compito di annotare quotidianamente tutti i suoi incredibili progressi. Bella cammina goffamente e parla approssimativamente, proprio come un’infante che si affaccia alla vita. È una bellissima giovane donna che giunge a fronteggiarsi con le prime emozionanti scoperte che un consueto percorso di crescita impone. In effetti è una bambina, che cresce in un corpo adulto, desiderosa di scoprire, conoscere e imparare. Una sorta di Frankenstein, ma dotata di straordinaria bellezza, acume e sete di libertà. La sua crescita cammina di pari passo con una sempre più consapevole emancipazione sessuale, sperimentata dapprima attraverso l’autoerotismo e poi con la ricerca di partner sessuali, in grado di appagare il suo appetito di felicità.

Il dottor Baxter osserva con orgoglio i progressi della sua creatura, votata all’intraprendenza, all’eccentricità, alla genuinità e per nulla incline alle convenzioni e alle regole. Uno spirito libero, che intende trovare appagamento, compiere esperienze e vedere il mondo fuori dalle protettive mura della casa-laboratorio dov’è “nata”.

Pertanto, sebbene promessa in matrimonio al giovane Max, che intanto si innamora di Bella proprio per la sua singolarità emotiva, la ragazza affamata di vita e scoperta decide di lasciare il nido paterno, accompagnando nelle sue avventure il dissoluto avvocato Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), conosciuto lì nella tenuta del dottore, invitato per redigere il contratto di matrimonio tra Bella e Max.

Proprio con Duncan, Bella ha modo di esplorare in maniera sempre più consapevole e sfrenata la propria sessualità, e di conoscere il mondo fuori girando l’Europa, da Lisbona a Parigi. La donna fanciulla guarda il mondo con sguardo affamato ed ingenuo, ancora ignara delle regole, dei giudizi e delle ipocrisie che costringono la società. Così, spinta solo dal desiderio di liberare i propri impulsi e la propria sete empirica, divora ogni istante, evento, persona e idea come si divorerebbe una mela succosa o un’ostrica in un sol boccone. Bella non conosce contegno e vergogna, ma solo curiosità e schiettezza.

Il comportamento di Bella, sempre più ribelle e sconsiderato, spudorato e anticonvenzionale, mette in difficoltà il savoir-faire di Duncan, indignato soprattutto per le continue esperienze sessuali che Bella pratica al di fuori del loro letto, fino a quella più degradante della prostituzione, che manda letteralmente fuori di testa l’avvocato perbenista e donnaiolo, lasciandola senza denaro e cercando un modo di vendicarsi, irretito e devastato dalle sue grazie, rimanendo ottuso di fronte alle necessità genuine che spingono Bella verso questa o quella esperienza. Ma Bella fa tesoro di ogni accaduto, decisa a voler cambiare il mondo e le circostanze che le si presentano avverse, crudeli e misogine, e a difendere qualsiasi forma di disuguaglianza sociale, in nome di una sfrontata, magnifica e ricercata emancipazione mentale, sentimentale, sessuale e sociale.

Povere creature! di Yorgos Lanthimos. L’energia esplosiva della pellicola, stile, colori ed abiti

Povere creature! di Yorgos Lanthimos è ipnotico, intenso, travolgente, dissacrante, esilarante, sbalorditivo e pungente. Povere creature! non fa sconti ad un pubblico, che sarà capace di apprezzarlo ancor più per la sua facoltà di scandalizzare e divertire allo stesso tempo.

La protagonista si staglia con orgoglio e sincerità nel panorama cinematografico attuale, votato alla verità svelata attraverso il sensazionale, il grottesco e la gentilezza. Si pensi a film come Enea di Pietro Castellitto e C’è ancora domani di Paola Cortellesi. E Povere creature! non è da meno, anzi! Si impone qui tutta la sete di libertà, di conoscenza, di desiderio nel sovvertire schemi e dogmi socialmente imposti ed accettati. Irrompe un femminismo puro, anticonvenzionale, libero e dissacrante. Operando con sfumature dark e sfavillanti, tirando pugni, scalciando forte, violentando occhi e mente per quanta bellezza ed erotismo l’ingenuità è capace di esprimere. Bella Baxter con i suoi atteggiamenti antistereotipati ed amorali scandaglia i dogmi della “buona società” e assesta colpi decisi al patriarcato, alla misoginia, all’ipocrisia mentale, estetica, sociale ed emotiva.

Ma Povere creature! è tutt’altro da ciò che ci si possa attendere. È una commedia colorata, intelligente, unica e straordinaria. Come tale, è impensabile considerarla fruibile da tutti. È un capolavoro di inedita e singolare trasparenza. Povere creature! può risultare massacrante e soffocante se ci si oppone alla corrente travolgente di quei fotogrammi, dei dialoghi, delle parole assestate a creare nuovi mantra, nuovi orizzonti da esplorare, nuove idee da concepire, nuove vite da vivere. Scandalizza per quanto sia spudorato e sincero, grottesco a tratti, vivace e profano fino a sbaragliare ogni limite e creare una nuova sacralità, fatta di libero arbitrio, nudità, conoscenza ed eroe senso di sovversione di ogni pudore, di leggi e falso perbenismo.

A tratti drammatico, Povere creature! turba lo spettatore usando l’ironia e la saggezza, rifuggendo qualunque convenzione e qualunque nozione capillarmente diffusa. La creatura di Lanthimos sperimenta l’abbondanza, gli eccessi, così come la penuria, attraversando tutte le sfumature emozionali, dalla gioia al dolore, dalla felicità e spensieratezza alla tristezza acuta e al senso di impotenza, indignazione e frustrazione provati, non maturando ancora gli strumenti per cambiare ciò che non funziona.

Lo stile della sceneggiatura e della narrazione richiama le tinte steampunk, ossia elementi fantastici che lasciano convivere magia e ingegneria meccanica. Si comincia con un’eleganza tipica dell’età vittoriana, per poi sfociare ed evolvere nell’eccentrico, nel paradosso, con un mega “woow” che non lascia mai e in nessun modo spazio alla volgarità, bensì ad una grazia profana ed entusiasticamente grottesca. L’elemento fantastico denota l’intera pellicola, soprattutto negli sfondi, deliberatamente finti e teatrali, e nei costumi, pomposi, eccentrici e singolari.

Ad impreziosire la singolarità e la riuscita della pellicola concorre l’uso dei colori, presentato dialetticamente, in un crescendo temporale ed empirico, col passaggio dal bianco e nero al tripudio delle tonalità, che ben sintetizza l’esperienza di crescita di Bella, dalla sua “nascita” al suo affacciarsi al mondo. Il giallo e l’azzurro sono le gamme che più si sposano con i gusti e l’estetica della protagonista, anche metaforicamente con l’idea di cieli e mari sconfinati (azzurro) e di gioia e splendore (giallo).

Gli abiti, gli outfit e lo stile di Bella costituisco il fiore all’occhiello, la diretta e più sincera espressione del suo sentire e delle sue azioni. I vestiti indossati da Bella Baxter sono imbevuti di toni vivaci, elementi sproporzionati ed esagerati, a sottolineare l’anticonvenzionalità della protagonista. Si impongono spesso con orgoglio abiti con mega spalline, fiocchi giganti e maniche a sbuffo, del tutto unici rispetto a quelli indossati dalle altre donne presenti nella pellicola. La scelta si sposa sempre col desiderio di sottolineare l’unicità di questa vivace creatura; che infatti contrariamente allo stile misurato imposto dall’epoca, indossa sicura rouches, gonne lunghe con coda e shorts, il cui tessuto leggero mostra in maniera scandalistica il corpo sottostante. Inoltre salta all’occhio la totale assenza di crinolina (la struttura atta un tempo a sostenere gli abiti femminili, che per secoli ha ingabbiato il gentil corpo) sotto gonne e vestiti.

Bella gira anche scalza, indossando in pubblico capi simili a lingerie, che scandalizzano la “buona società”, rendendola però irresistibile, accattivante, carismatica e ancor più interessante e singolare. Le tendenze stilistiche della protagonista sono senz’altro anacronistiche, e volutamente, come, tra l’altro, la lunga chioma scura che lascia sciolta, incolta, lontana da ogni rigore e convenzione. Tutto ciò che tende ad ingabbiare la creatura in determinati ed accettabili comportamenti, genera in lei frustrazione, spingendo ancor più alla ribellione.

Povere creature! di Yorgos Lanthimos. La straordinaria interpretazione di Emma Stone

Ma la perla che in assoluto impreziosisce il film imbevendolo di successo, anzi lo zaffiro in questo caso, coerente col colore dei suoi grandi occhi, è Emma Stone. L’attrice statunitense lascia letteralmente il pubblico senza fiato, grazie alla sua straordinaria e inimitabile interpretazione di Bella Baxter. Un’interpretazione impavida, coraggiosa, spiritosa ed ironica, specie nel suo genuino e schietto modo di esprimere libido e sesso, il motore di tutte le sue scoperte. Emma Stone non si risparmia, né si crogiola in alcuna timidezza, portando in scena il suo ruolo migliore, e alle stelle il suo incredibile talento. Il personaggio di Bella è senza dubbio il capolavoro recitativo di Emma (Emily Jean Stone), quello che traccia un trampolino espansivo per la sua carriera, nonostante la sua giovane età. Bella è la creatura più ardita del suo lavoro, studiata e sviscerata, fino a mettere a dura prova la propria persona, sia mentalmente che fisicamente.

Con i suoi incantevoli occhioni sgranati – testimoni di un ardente desiderio di voler conoscere il mondo e divorarlo – Bella/Emma crea con il suo personaggio un forte elemento di disturbo per chi l’incontra, emanando al contempo fascino ed intrigo, come una calamita che attira, seppur inconsapevolmente.

Stone – e Bella Baxter – possiede in potenza un’esilarante energia, che irradia intorno a sé, una straordinaria forza, che rompe gli schemi e le regole, i precetti e le convenzioni. E lo fa muovendo dalla sua sincera ingenuità, fedele solo a se stessa. Resta straordinariamente se stessa nell’intera curva di crescita, pur superando lo stadio di infantilismo, coerente solo con i propri desideri e la volontà di cambiare le risposte che giudica inappropriate, così come i quesiti e le priorità sociali, impegnandosi a difendere ogni aspetto della singolarità, stranezza o diversità che la natura possa offrire al mondo.

Degna figlia del suo creatore, che lei chiama “God”, Bella acquisisce durante il suo percorso empirico ed esplorativo sempre maggiore consapevolezza delle cose e di tutto quanto le appaia sbagliato, impegnandosi a sovvertirlo, cambiarlo per migliorarlo. La crescita e la comprensione della vita equivalgono per Bella all’automiglioramento appunto, dovendo sperimentare necessariamente tutte le sfumature emozionali, da quelle più gaie ed ironiche a quelle più cupe e tragiche: «Dobbiamo sperimentare ogni cosa. Non solo il bene, ma anche il degrado, la tristezza… così possiamo conoscere il mondo. E quando conosciamo il mondo, allora il mondo è nostro».

Ebbene, Bella è una bimba/donna che traccia da sé la sua rotta verso la libertà, contando su una potentissima forza interiore, e sulla consapevolezza di essere lei per prima una “festa di cambiamenti”, perché è questa la vita, un percorso evolutivo che, se arrestato, porterebbe alla morte dell’anima. Ma ovviamente, un percorso così coraggioso prevede anche qualche sacrificio, per tener fede alla propria dignità, alla propria singolarità e alla fame di conoscenza, bellezza e giustizia. Come si farebbe altrimenti a meritare il meglio, senza prima conquistarlo con determinazione?

«Io sono Bella Baxter. E c’è un mondo da assaporare, attraversare e circumnavigare. Quindi, Bella così tanto da scoprire. Sangue di esploratore in me.»

Immagine in evidenza: Wikipedia

A proposito di Emilia Cirillo

Mi chiamo Emilia Cirillo. Ventisettenne napoletana, ma attualmente domiciliata a Mantova per esigenze lavorative. Dal marzo 2015 sono infatti impegnata (con contratti a tempo determinato) come Assistente Amministrativa, in base alle convocazioni effettuate dalle scuole della provincia. Il mio percorso di studi ha un’impronta decisamente umanistica. Diplomata nell’a.s. 2008/2009 presso il Liceo Socio-Psico-Pedagogico “Pitagora” di Torre Annunziata (NA). Ho conseguito poi la Laurea Triennale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” nel luglio 2014. In età adolescenziale, nel corso della formazione liceale, ha cominciato a farsi strada in me un crescente interesse per la scrittura, che in quel periodo ha trovato espressione in una brevissima collaborazione al quotidiano “Il Sottosopra” e nella partecipazione alla stesura di articoli per il Giornalino d’Istituto. Ma la prima concreta possibilità di dar voce alle mie idee, opinioni ed emozioni mi è stata offerta due anni fa (novembre 2015) da un periodico dell’Oltrepo mantovano “Album”. Questa collaborazione continua tutt’oggi con articoli pubblicati mensilmente nella sezione “Rubriche”. Gli argomenti da me trattati sono vari e dettati da una calda propensione per la cultura e l’arte soprattutto – espressa nelle sue più soavi e magiche forme della Musica, Danza e Cinema -, e da un’intima introspezione nel trattare determinate tematiche. La seconda (non per importanza) passione è la Danza, studiata e praticata assiduamente per quindici anni, negli stili di danza classica, moderna e contemporanea. Da qui deriva l’amore per la Musica, che, ovunque mi trovi ad ascoltarla (per caso o non), non lascia tregua al cuore e al corpo. Adoro, dunque, l’Opera e il Balletto: quando possibile, colgo l’occasione di seguire qualche famoso Repertorio presso il Teatro San Carlo di Napoli. Ho un’indole fortemente romantica e creativa. Mi ritengo testarda, ma determinata, soprattutto se si tratta di lottare per realizzare i miei sogni e, in generale, ciò in cui credo. Tra i miei vivi interessi si inserisce la possibilità di viaggiare, per conoscere culture e tradizioni sempre nuove e godere dell’estasiante spettacolo dei paesaggi osservati. Dopo la Laurea ho anche frequentato a Napoli un corso finanziato da FormaTemp come “Addetto all’organizzazione di Eventi”. In definitiva, tutto ciò che appartiene all’universo dell’arte e della cultura e alla sfera della creatività e del romanticismo, aggiunge un tassello al mio percorso di crescita e dona gioia e soddisfazione pura alla mia anima. Contentissima di essere stata accolta per collaborare alla Redazione “Eroica Fenice”, spero di poter e saper esserne all’altezza. Spero ancora che un giorno questa passione per la scrittura possa trovare concretezza in ambito propriamente professionale. Intanto Grazie per la possibilità offertami.

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