Requiem For A Dream: tra la psiche e la tossicodipendenza

Requiem For A Dream: tra la psiche e la tossicodipendenza

Requiem For A Dream è un film del 2000 diretto da Darren Aronofsky. Scopriamo in questo articolo come viene trattata la tossicodipendenza.

Darren Aronofsky e Requiem For A Dream

Requiem For A Dream, è un film del 2000 di Darren Aronofsky, tratto dal romanzo ”Requiem per un sogno” (1978) di Hubert Selby Jr. In generale, le grandi qualità di regia includono pellicole come ‘’The Wrestler’’ (2008), ‘’Black Swan’’ (2010), ‘’Noah’’ (2014), ‘’Mother ‘’ (2017) e “The Whale” (2022). I temi centrali dei suoi film sono incentrati su toni surreali, psicologici, melodrammatici e talvolta inquietanti. Nel corso della sua carriera, ha vinto il Leone d’Oro per il miglior film con The Wrestler ed è stato candidato all’Oscar, al Golden Globe e al British Academy Film Award per la miglior regia per Black Swan. Requiem For A Dream è stato presentato fuori concorso al 53° Festival di Cannes per le forti e avvincenti interpretazioni del suo cast, composto da Ellen Burstyn, Jared Leto, Jennifer Connelly, Marlon Wayans, ed Ellen Burstyn che è stata candidata all’Oscar come miglior attrice. La prova del talento di Darren Aronofsky, si basa sull’uso di tecniche di montaggio molto veloci, asciutte e talvolta molto grossolane che caratterizzano il suo stile e conferiscono ai suoi film un forte senso di frenesia e intensità. Una tecnica spesso utilizzata nei suoi film è, ad esempio, il “montaggio hip-hop” o (split screen), che si basa principalmente sulla separazione rapida e ritmica delle immagini, con l’effetto “collaterale” di disorientare e desensibilizzare il pubblico.

Il Requiem: metafora del crollo delle certezze negli anni 2000

Un requiem, in musica non è altro che una messa in onore dei defunti, tipica della tradizione ecclesiastica. E con questa semplice spiegazione, emerge il significato del titolo e del film stesso: non è altro che una celebrazione funebre di un ‘sogno morto ” letteralmente, un “requiem per un sogno”. Requiem for a Dream non è per tutti, almeno non per coloro che non sono pronti a farsi frantumare le viscere da un crescendo cinematografico che inizia in modo potente, cresce violentemente e termina brutalmente. Sebbene Requiem for a Dream discute principalmente di dipendenze, cosa alquanto vera, questo film parla anche di un sogno, un sogno che è molto vicino e che diventa un’ossessione quando questo è irraggiungibile. Si tratta quindi di una rappresentazione metaforica ed è interessante anche il fatto che il 2000, anno di uscita del film, non sia un anno a caso, ma il primo anno del nuovo millennio. In un certo senso, Requiem For A Dream può essere un vero e proprio saggio critico, che riflette sulla società contemporanea, e in particolare sulle persone che si sono allontanate dalle certezze e non riescono più a trovare una via d’uscita. 

Requiem for a Dream è un film davvero toccante, non solo per i temi trattati, ma soprattutto per il modo in cui questi vengono trattati. In diverse interviste, il regista ha dichiarato quanto sia difficile cercare di mostrare in un film ciò che la società sta vivendo, in questo caso il cambiamento, l’inizio del nuovo millennio. Per approfondire, Requiem For A Dream è diviso in “sezioni” che mostrano l’alternarsi di tre stagioni: l’estate, l’autunno (il nome inglese fall, che significa autunno, è ovviamente simbolico, in quanto mostra la caduta dei personaggi) e l’inverno (non c’è primavera). La trama ruota attorno a quattro protagonisti affetti da varie dipendenze, che condividono tutti lo stesso destino, anche se diverso l’uno dall’altro. Sarah Goldfarb (interpretata da Ellen Burstyn), è una madre in pensione che trascorre tristemente le sue giornate guardando talk show e chiacchierando annoiata al sole del pomeriggio con i ”colleghi”. Sarah ha perso il marito e la sua giovinezza e cerca, sognante, l’amore del figlio tossicodipendente Harry (interpretato da Jared Leto). Nella prima scena del film, Aronofsky utilizza lo “split screen” per rappresentare la loro claustrofobica solitudine. Il figlio, Harry, ruba ripetutamente il televisore della madre per procurarsi i soldi per comprare psicofarmaci, mentre Sarah, spaventata, si chiude in bagno e poi va ciclicamente a ricomprare un altro televisore. La dipendenza di Sarah inizia in estate, quando riceve una telefonata che la invita a partecipare come spettatrice a un programma televisivo. Per Sarah si tratta di una potenziale svolta nella sua vita grigia e monotona e Sarah vorrebbe indossare un abito rosso per l’evento (che dovrebbe simboleggiare un passato dolce e ipocrita in cui “tutto andava bene”), ma il suo peso le impedisce di indossare l’abito e decide quindi di iniziare una dieta dimagrante a base di anfetamine (del tutto inconsapevole degli effetti sull’individuo. Questa è una forte critica al sistema di contenzioso farmaceutico statunitense).

Così, Sarah inizia a perdere peso e riesce finalmente a “rivivere il suo passato” indossando un vestito. Da questo momento in poi, non si toglie più il vestito e vive in un mondo parallelo senza alcun legame con la realtà. Tutto è ovattato (in una delle più idiosincratiche messe in scena di Aronofsky, il mondo intorno alla donna rallenta e si muove a scatti, a prescindere da lei), i fantasmi abbondano, il frigorifero (simbolo implicito della fame femminile) sembra sul punto di attaccare Sarah e i partecipanti ai talk show si prendono gioco di lei. Chiaramente confusa, Sarah chiede aiuto all’emittente televisiva e viene portata in un ospedale psichiatrico. Sarah, circondata dall’amore del figlio, vuole essere in qualche modo realizzata come madre, mentre Harry, circondato dall’amore della madre, vuole essere realizzato come persona. L’ipocrisia di Harry nei confronti della madre è già stata evidenziata attraverso i furti, ma con l’arrivo dell’inverno diventa fisicamente incapace di prendersi cura degli altri, fino a quando un’infezione non curata (causata da un’iniezione di eroina) gli provoca l’amputazione del braccio. I medici non curano Harry, nonostante sia ancora in convalescenza, ma ritengono l’uomo di fronte a loro un tossicodipendente, un emarginato e una persona pericolosa da scartare, e lo denunciano alla polizia. Il migliore amico di Harry è Tyrone. A questo insolito trio si aggiunge Marion (Jennifer Connelly), una bella aspirante stilista, anch’essa tossicodipendente, che ha con Harry una relazione emozionante, appassionata e apparentemente sincera.

Da sogni ad ossessioni: la tossicodipendenza 

In Requiem For A Dream, la tossicodipendenza è rappresentata in maniera molto grafica e realistica. Per esprimerlo al meglio, Darren ci “regala” un’esperienza visiva intensa e inquietante attraverso la realizzazione di inquadrature insolite e l’uso di tecniche cinematografiche come lo split screen e i tagli rapidi, come già detto in precedenza. Nel corso della narrazione di questa storia, anche la tossicodipendenza è per certi aspetti un personaggio della narrazione. Anche se invisibile, è quest’ultima è qualcosa che può distruggere la vita di una persona, non solo fisicamente ma anche psicologicamente e socialmente. Darren presenta personaggi che cercano di raggiungere la felicità e il successo attraverso la droga, ma che successivamente perdono tutto quello che avevano e finiscono in una spirale di autodistruzione. Questi effetti di dipendenza si estendono anche alla psiche e non riguardano soltanto la droga: i personaggi diventano sempre più isolati ed estranei al mondo reale, perdendo il controllo della propria vita e vivendo in un mondo distorto e allucinato che, ai loro occhi, è un mondo ideale.

Il film esplora anche la psicologia dei personaggi e il modo in cui la tossicodipendenza influisce sui loro pensieri e comportamenti. Ogni personaggio del film ha una storia e un background unico e la tossicodipendenza diventa per loro un modo per cercare di affrontare i loro problemi e le loro ansie. Tuttavia, la tossicodipendenza finisce per distruggere la loro psiche e i loro pensieri, aumentando i loro sentimenti di alienazione e disperazione. Ad esempio, il personaggio di Harry, che cerca di risolvere i suoi problemi finanziari vendendo droga, alla fine diventa ossessionato dal denaro e dal successo e per questo motivo, perde il contatto con il mondo reale. Anche le relazioni disfunzionali sono una caratteristica del film, che aggrava ulteriormente la situazione psicologica instabile. Data la presenza sempre presente di Harry, la sua relazione con Marion (che inizia a mettere seriamente in discussione la sua estetica diventando una prostituta), inizialmente sembra particolarmente appassionata, ma successivamente diventerà sempre più tossica e distruttiva, poiché questa è basata sulla loro comune dipendenza e sulla convinzione che solo la droga possa portare la felicità e il successo che cercano.

Quali sono gli insegnamenti in Requiem For A Dream?

Dopo ‘’The Whale’’, Darren Aronofsky si è assicurato nei libri di storia del cinema di realizzare film che sono autentici, “dolorosi” in senso buono, ma allo stesso tempo un pesante schiaffo morale a noi e a tutto ciò in cui crediamo, al solo scopo di stimolare lo spettatore, scioccarlo e farlo riflettere. Requiem For A Dream mette in guardia dagli effetti negativi delle relazioni tossiche, del consumismo e della futilità della ricerca della perfezione, e mostra in modo alquanto esplicito che la dipendenza è una malattia che può colpire chiunque, indipendentemente dalla classe sociale, dall’età o dal sesso, e ha il potenziale per distruggere completamente la vita delle persone.

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Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

A proposito di Martina Barone

Laureata in Lingue e Culture Comparate presso l'Università degli Studi di Napoli L'Orientale. Appassionata di cultura giapponese, letteratura, arte, teatro e cinematografia.

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