Sex Education di Laurie Nunn: la stagione 4 e il suo lascito | Recensione

Sex Education di Laurie Nunn: la stagione 4 e il suo lascito | Recensione

Da poco è uscita su Netflix la quarta ed ultima stagione della serie britannica adolescenziale e comico-drammatica che ha segnato i giovani delle ultime generazioni: Sex Education, ideata da Laurie Nunn e trasmessa per la prima volta nel 2019.

L’evoluzione della trama 

Come molti già sanno, data la sua popolarità, l’opera è ambientata nel Regno Unito e parla di un comune adolescente di nome Otis, il quale, essendo figlio della nota scrittrice e terapista sessuale Jean Milburn, si trova casualmente a dispensare consigli nella sua scuola per aiutare i conoscenti con i propri problemi sessuali, fin quando l’incontro con la ribelle e solitaria Maeve non cambia per sempre la sua vita: grazie all’astuzia della ragazza e alla fiducia del migliore amico Eric, il protagonista in segreto dà avvio ad una vera attività di consulenza a pagamento all’interno del liceo Moordale. Posta questa trama di base di Sex Education, nella quarta stagione della serie di Laurie Nunn, dopo le tre precedenti culminate nella chiusura della scuola, Otis e i suoi amici si iscrivono al nuovo liceo Cavendish, dove si trovano a confrontarsi con un progressismo e un ambientalismo che non si aspettavano; tuttavia il protagonista deve riuscire a collimare i problemi di ambientamento nella nuova scuola con altri pensieri, che gli tengono la mente già abbastanza occupata: la concorrenza di una terapista sessuale nel Cavendish; la stressante vita domestica con la sorella neonata Joy e la madre affetta da depressione post-parto; la difficile relazione a distanza con Maeve, trasferitasi negli USA per studiare e diventare scrittrice.

Personaggi e temi: i due punti di forza della serie, tra scrittura e interpretazione

La vera forza di Sex Education è da sempre data dai personaggi, oltre che dalla finalità e quindi dai temi della serie di Laurie Nunn. Partendo dal primo punto si può affermare che la caratterizzazione di precisi personaggi, i principali delle prime stagioni, è perfetta:

  • Otis è un comune adolescente insicuro, infantile e impacciato ma, grazie alla sua gentilezza e al talento innato nell’aiutare gli altri soprattutto nei problemi più intimi, ereditato dalla madre, segue una costante crescita che lo porta a diventare più maturo, sicuro di sé e a raggiungere i propri obiettivi;
  • Eric è un ragazzo di origine africana omosessuale e di religione protestante, che ha problemi prima con la famiglia e dopo con la comunità religiosa per i pregiudizi verso il suo orientamento sessuale, tutti brillantemente superati attraverso la propria empatia e capacità di comunicazione, in seguito a un percorso di accettazione e affermazione di sé stesso a partire dal suo egocentrismo, per cui ha combattuto anche il bullismo;
  • Maeve è una ragazza ribelle e solitaria, a causa del suo cinismo verso la società, che ha sempre escluso in qualche modo la sua famiglia per la povertà e la tossicodipendenza di sua madre, eppure al liceo le nuove amicizie, lo strano ma indispensabile legame con Otis e la scoperta della passione per la letteratura e la scrittura la portano a rinascere in un certo senso, diventando più ottimista, sicura di sé e pronta a lottare per i propri sogni;
  • Adam è il figlio del preside del Moordale, solitario e indisciplinato per affronto verso il comportamento autoritario e inflessibile del padre, ma figlio anche e soprattutto della miglior formazione della serie, data la sua piena auto-accettazione ed evoluzione da studente ignorante e bullo a giovane lavoratore bisessuale;
  • Aimee è la migliore amica di Maeve, solare ma emarginata per l’ingenuità e le sue abitudini insolite, che proprio a causa del suo maggiore trauma, una molestia sessuale ricevuta da uno sconosciuto su un autobus, riesce a conoscere ed esprimere sé stessa scoprendo il mondo dell’arte ed instaurando nuovi rapporti.

La grande scrittura dei personaggi è associata ovviamente anche al grande casting e alla bravura di attori come Asa Butterfield (Otis, conosciuto già per vari film, tra cui Hugo Cabret di Scorsese), Emma Mackey (Maeve, sempre più popolare e presente nel cinema, come in Barbie di Greta Gerwig), Ncuti Gatwa (Eric, impressionante sia nelle scene comiche che in quelle più tragiche), Connor Swindells e Aimee Lou Wood (rispettivamente Adam e Aimee).

Molti altri personaggi della serie di Laurie Nunn sarebbero degni di nota, come Jean e altri studenti del Moordale, come Jackson e Ruby, ma in particolare questi ultimi due in momenti diversi di Sex Education subiscono un rallentamento o un’accelerazione del proprio percorso di formazione, forzando lo spettatore alla pietà e alla sudditanza verso i loro personaggi piuttosto che seguendo un iter più originale e realistico. Il ragazzo e la ragazza sono entrambi maturi, affascinanti e popolari, ma solo apparentemente felici, infatti il primo ha molte incertezze sul suo futuro rispecchiate dal difficile rapporto con le due madri, oltre che per varie delusioni amorose e timori per la sua salute, mentre la seconda è costretta a nascondere la sua insicurezza legata al bullismo sofferto da bambina e la solitudine nonché la preoccupazione, causate da dover accudire il padre malato. A partire da queste situazioni si arriva ai seguenti problemi: nella terza stagione l’evoluzione di Jackson da ragazzo forte e superiore a comune adolescente subisce un rallentamento, attraverso una sorta di deviazione che lo porta costantemente ad essere insicuro su tutto ciò che fa, dice o addirittura pensa, per di più facendogli affrontare una serie di vicende negative inaspettate, il che rende tutto un po’ surreale fino alla conclusione; dall’altra parte ciò che succede al ragazzo nella terza, succede a Ruby nella quarta stagione, infatti sembra avere le stesse medesime caratteristiche delle prime stagioni ma in situazioni completamente opposte e spesso negative per lei, riuscendo poi ad effettuare un cambiamento repentino solo alla fine, che in questo modo lascia anche lo spettatore con l’amaro in bocca, per ciò che poteva essere approfondito con una migliore gestione del personaggio.

Precedentemente si è detto che l’altra forza di Sex Education insieme ai personaggi sono i temi trattati: non a caso il titolo della serie fa presagire che la storia ha come primo fine quello di intrattenere e il secondo di trattare tematiche sessuali. Dalla prima stagione gli autori cercano di riservare per ogni episodio un problema legato all’atto sessuale in sé per sé o a malattie sessualmente trasmissibili, che puntualmente viene analizzato e risolto attraverso consigli al relativo paziente da Otis in persona o da altri personaggi analoghi, come la madre e terapista Jean (soprattutto nella terza e nella quarta stagione) e come la nemesi O (nella quarta). Al di là della pura terapia sessuale, molti personaggi hanno insito nella propria caratterizzazione lo stimolo per discutere dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale, tra cui ovviamente ci sono Eric e Adam.

Tuttavia è soprattutto a partire dalla terza stagione che nuovi conoscenti del protagonista, come il personaggio non-binary  Call e i fidanzati transessuali Roman e Abby, vengono approfonditi in maniera superficiale e non subiscono alcuna evoluzione, non vedendo trattato nemmeno bene l’argomento di cui stimolano la discussione: in particolare Call ha più puntate e quindi tempo per ottenere una buona analisi e un cambiamento, ma la sua sottotrama, oltre a sottolineare giustamente le difficoltà degli adolescenti non-binary, resta spesso sospesa e addirittura ellittica circa alcuni passaggi della sua maturazione, accelerando nel finale come per Ruby ma in situazioni completamente diverse.

Infine, parlando di inclusione in generale, non poteva non essere trattato il tema delle disabilità, che per quanto riguarda il personaggio di Isaac, tetraplegico, arriva alla conclusione in maniera soddisfacente sfruttando vicende quotidiane e poche banalità; al contrario Aisha, la migliore amica sorda di Abby e Roman, ottiene poco più di una parentesi legata alla propria disabilità, discussa per pochi minuti in tutta la serie nella maniera più stereotipata.

Un’estetica tanto potente quanto esagerata: fotografia e messa in scena

Essendo Sex Education un prodotto di serialità televisiva, anche con un certo fine divulgativo, appare chiaro che la sceneggiatura merita gran parte degli elogi e delle critiche, però in realtà la serie di Laurie Nunn è stata importante anche per il suo immaginario, ovvero la sua estetica: la scenografia, considerando gli interni più che le immagini cittadine e rurali, manifesta al massimo il modernismo dell’opera, con tutte le sue architetture al passo con i tempi, anche nel design, soprattutto negli ambienti più “borghesi” ritratti; inoltre sembra che ogni struttura, soprattutto le varie case o le due scuole, abbia delle evidenti differenze nelle forme e nei colori in base alla famiglia o alla comunità scolastica abitante (massimo esempio è la casa di Adam Groff contrapposta a quella di Otis, dove probabilmente entrano in gioco anche differenze sociali, esaltate in tutto e per tutto dalla serie).

In tutto ciò i colori in Sex Education hanno la loro importanza e insieme alla fotografia la messa in scena aiuta gli occhi degli spettatori, ovviamente richiamando le differenze di stile di vita colte già nella descrizione delle case, ma anche nell’offrire costantemente la dimensione del possibile e quindi della libertà, tramite un uso vario dei colori lucenti (un esempio sono le scuole, dove il Cavendish rispetto al Moordale assume l’aspetto di una scuola-arcobaleno, e ancora di più i personaggi, tra cui il contrasto di costumi tra la cupa Maeve e il variopinto Otis rende benissimo l’idea). Forse è proprio il grande uso di luce diretta sui colori per renderli più vivaci e distinti, che da un lato rafforza tramite la loro potenza il simbolismo e dall’altro rende gli ambienti più fittizi, riducendo il realismo e a volte la drammaticità di alcune scene. Sempre per quanto riguarda i costumi e i trucchi, ogni personaggio viene associato molto più facilmente alla loro caratterizzazione tramite l’estetica, però questo, seppure spesso sia utile ai fini della trama e dell’immagine televisiva, in verità finisce con lo stereotipare alcune personalità estremizzandole fino al surreale (come lo stesso Otis nelle scene comiche più buffe, che così diventano autoreferenziali).

La regia, tra quadri e dettagli

La regia del prodotto televisivo cerca di tendere al cinema come di consuetudine negli ultimi anni, con discreto successo se si pensa alle scene d’azione per lo più comiche in vasti spazi esterni (come la campagna inglese) o interni (come la scuola), avendo come focus la società e la cultura britannica da analizzare nelle sue bellezze e nelle sue criticità: a tal proposito è proprio intorno a questo punto che ruota la principale love story e trama di Sex Education, cioè il talento innato di Otis nel comprendere le altre persone al punto da renderle migliori, come successo con l’amata Maeve, icona degli ultimi e degli emarginati dalla sfera sociale, per il suo passato povero e degradante in roulotte senza padre e con la madre tossicodipendente. Altri pregi sono i quadri rappresentati dalle inquadrature grazie alla collaborazione della fotografia, più cupi e più lucenti a seconda dello stato d’animo dei personaggi contenuti in essi, con largo uso dei vuoti per descrivere la solitudine. Fiore all’occhiello sono i dettagli, non solo per sottolineare la sensualità nelle scene a sfondo o contenuto sessuale, ma specialmente per evidenziare i difetti, con un realismo esplicito e crudo che punta alla protesta e all’inclusività.

Una colonna sonora al servizio del montaggio: sequenze critiche, surreali e movimentate (forse troppo)

Il simbolismo dei dettagli è portato a un livello successivo dal montaggio, talvolta molto critico nei confronti della realtà descritta e surreale ma consapevolmente: un buon esempio è nelle sequenze delle visioni di Jackson nella quarta stagione, mentre uno esagerato è in quelle di Eric nella stessa stagione, in cui il grottesco si trasforma in ridicolo anche per banalità della sceneggiatura. Infine la colonna sonora, con le sue canzoni britanniche contemporanee e non, movimenta le sequenze, in particolare aprendo gli episodi con immagini ad effetto comiche o tragiche per introdurre il titolo, analogamente giocando con silenzi e musiche in chiusura di cliffhanger comici o tragici.

Conclusione: il vero lascito di Sex Education di Laurie Nunn

Del resto, a conti fatti, di Sex Education restano sicuramente le emozioni, come un vortice che trascina lo spettatore puntata dopo puntata verso qualcosa, eppure dopo il finale posso affermare che lo scopo di Laurie Nunn non è quel qualcosa ma l’atto di trascinare: infatti la serie non ha rivelato nulla che il mondo non può vedere, ha solo avuto il coraggio di mostrare ciò che il mondo non vuole vedere, pure rischiando ed esagerando qualche volta.

Fonte dell’immagine per “Sex Education di Laurie Nunn: la stagione 4 e il suo lascito | Recensione”: serial.everyeye.it

A proposito di Giuseppe Arena

Ciao, mi chiamo Giuseppe Arena e sono di Napoli. Fin da bambino amo il cinema, infatti ora lo studio alla facoltà di Scienze della comunicazione, presso l'Università Suor Orsola Benincasa; inoltre nel tempo libero, oltre a guardare film, ne parlo pure su "Eroica Fenice" e sulla mia pagina Instagram "cinemasand_". Oltre al cinema, sono appassionato anche di altre arti, comunemente incluse nella "cultura-pop", come le serie-tv e i fumetti: insomma penso che il modo migliore per descrivere il mondo sia raccontare una storia!

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