Shining è un film di Stanley Kubrick del 1980, basato sull’omonimo romanzo di Stephen King del 1977 (non si può dire che lo scrittore ne abbia apprezzato l’adattamento, per via di alcune divergenze).
Il film vede come protagonisti Jack Nicholson nei panni di Jack Torrance, uno scrittore e alcolizzato in via di guarigione che accetta una nuova posizione come custode fuori stagione dell’Overlook Hotel. Abbiamo poi Shelley Duvall nei panni di sua moglie Wendy e Danny Lloyd nei panni del loro figlio Danny, dotato di particolari capacità psichiche definite sotto il nome di luccicanza (lo shining).
Curiosamente, nonostante oggi sia un cult, il film ha ricevuto due controverse nomination ai Razzies nel 1981: Peggior regista e Peggiore attrice. L’ultima è stata poi ritirata per via del modo brutale in cui Kubrick pare abbia trattato Shelley Duvall sul set. Si dice infatti che nella scena in cui, armata di mazza da baseball, la donna sale le scale all’indietro prima dell’aggressione del marito, Shelley non interpretasse il ruolo di una donna terrorizzata: il terrore che le si legge in faccia è reale. Secondo il Guinness dei Primati, Kubrick pretese che la scena fosse ripetuta 127 volte.
Trama di Shining, il capolavoro di Stanley Kubrick
Il protagonista di Shining di Stanley Kubrick è Jack Torrance, un ex insegnante con problemi di alcolismo che si trasferisce, in qualità di nuovo guardiano invernale all’Overlook Hotel, dove anni prima un suo predecessore era impazzito ed aveva sterminato la famiglia. Con Jack ci sono sua moglie Wendy e suo figlio Danny, al quale, prima di partire per la pausa stagionale, il capo chef dell’Overlook, Dick Hallorann, rivela di un’abilità telepatica che i due condividono, che lui chiama luccicanza.
Hallorann dice a Danny che anche l’hotel ha una luccicanza, dovuta ai residui di spiacevoli eventi passati, e lo avverte di evitare la stanza 237. Durante la permanenza, Jack si dedica alla stesura del suo romanzo e, all’inizio, le giornate sembrano trascorrere tranquille e serene nella solitudine e tranquillità più totale, questo fino a quando, sia Jack che suo figlio Danny, non iniziano ad avere strane visioni.
Qualcosa di macabro si nasconde nella storia dell’hotel di Shining di Stanley Kubrick, qualcosa che trascina Jack in un vortice di pazzia e alienazione e lo rivolta contro la sua stessa famiglia: la sua salute mentale peggiora ed è sempre più incline a scatti violenti. Quando Jack attenta alla vita dei suoi familiari, Wendy lo colpisce con una mazza da baseball facendogli perdere i sensi e lo chiude nella dispensa della cucina, ma lei e Danny non possono andarsene, poiché Jack ha precedentemente sabotato la radio ricetrasmittente e la motoslitta dell’hotel.
Danny scappa fuori dalla finestra del bagno mentre sua madre cerca di combattere Jack, e il bambino, grazie allo shining, riesce ad inviare un SOS telepatico a Hallorann, che giunge all’hotel per aiutarli. Nonostante il fatto che perderà la vita, Halloran riesce comunque a distrarre e trattenere Jack, permettendo a Wendy e Danny di avere tempo a sufficienza per poter scappare con la motoslitta con cui era arrivato all’Overlook. Jack, vagando nel labirinto di siepi dove era entrato per inseguire Danny, muore congelato.
Shining si conclude con una nota destabilizzante: la scena finale si chiude con una fotografia nel corridoio dell’hotel in cui è raffigurato Jack, in piedi in mezzo a una folla di festaioli del 4 luglio 1921.
Considerazioni sul film
Nonostante il successo del film Shining di Stanley Kubrick, acclamato dalla critica e dal pubblico, Stephen King non è mai riuscito a digerire la trasposizione di Shining sul grande schermo messa in atto da Kubrick. Se King pensava che il personaggio di Jack Torrance fosse in qualche modo un buon uomo plagiato da una parte e poi dall’altra da varie forze cosmiche del male, Kubrick ribaltò completamente il personaggio dipingendolo come uno psicopatico.
Parlando del tema del film, Kubrick affermò che «c’è qualcosa di intrinsecamente sbagliato nella personalità umana. C’è un lato malvagio in essa. Una delle cose che le storie dell’orrore possono fare è mostrarci gli archetipi dell’inconscio; possiamo vedere il lato oscuro senza doverlo affrontare direttamente».
Fonte immagine per Shining di Stanley Kubrick: Wikimedia Commons