Epic fail: i 7 errori più clamorosi di celebrità e brand su internet
Cos’è un epic fail: il fallimento epico nell’era digitale
Il termine epic fail, traducibile come “fallimento epico”, è entrato nel nostro vocabolario sin dai primi anni 2000 per descrivere un errore clamoroso. Può trattarsi di cadute rocambolesche, strafalcioni grammaticali o, sempre più spesso, di errori di comunicazione disastrosi. Nell’era digitale, la comunicazione istantanea rende il web un’arma a doppio taglio: un epic fail commesso da una celebrità o da un’azienda può fare il giro del mondo in pochi secondi, generando una crisi di immagine quasi impossibile da contenere. Gli epic fail di internet sono così numerosi da essere diventati un vero e proprio genere di intrattenimento.
I 7 peggiori epic fail di internet che hanno fatto la storia
Ecco una raccolta di alcuni dei “fallimenti epici” più memorabili commessi da personaggi famosi e grandi aziende.
1. Roberto Saviano e l’apostrofo difeso a spada tratta
Nel 2011, lo scrittore di Gomorra Roberto Saviano si rese protagonista di un clamoroso epic fail. In un tweet, scrisse “qual’è” con l’apostrofo. Molti dei suoi follower glielo fecero notare, ma la sua risposta fu ancora più sorprendente: «Ho deciso, continuerò a scrivere qual’è con l’apostrofo come Pirandello e Landolfi.» La polemica che ne seguì fu tale da spingere persino la Treccani a intervenire con un video per ribadire la regola grammaticale.
2. Uliveto e la gaffe della pallavolo femminile
Al termine dei Mondiali di pallavolo del 2018, l’azienda Uliveto pubblicò un post di ringraziamento alla squadra azzurra femminile. Nella foto utilizzata, però, le due atlete di colore del team, Miriam Sylla e Paola Egonu, erano state di fatto cancellate: la prima era assente, la seconda coperta da una gigantografia della bottiglia. Sebbene l’azienda abbia parlato di errore involontario, la gaffe scatenò una bufera social con pesanti accuse di razzismo.
3. Dolce & Gabbana e la crisi diplomatica con la Cina
Prima di una sfilata-evento in Cina, Dolce & Gabbana lanciò uno spot in cui una modella cinese tentava goffamente di mangiare cibo italiano con le bacchette, accompagnata da una voce fuori campo che chiedeva: «È troppo grande per te?». Lo spot fu percepito come sessista e offensivo. A peggiorare la situazione, vennero resi pubblici dei messaggi privati di Stefano Gabbana, carichi di insulti verso il popolo cinese. L’evento fu annullato e i prodotti del brand boicottati in tutto il paese.
4. Il compleanno di Fedez al supermercato e lo spreco di cibo
Per il suo ventinovesimo compleanno, Chiara Ferragni organizzò una festa a sorpresa per Fedez in un supermercato Carrefour. L’evento, documentato su Instagram, si trasformò in un epic fail colossale: lanci di ortaggi, gare con i carrelli e spreco di cibo scatenarono l’indignazione del web. La vicenda danneggiò pesantemente l’immagine sia della coppia di influencer che della multinazionale francese.
5. Melegatti e lo scivolone omofobo su Facebook
Nel 2015, la casa dolciaria Melegatti pubblicò su Facebook una foto con la frase: «Ama il tuo prossimo come te stesso… basta che sia figo e dell’altro sesso». La frase, percepita come omofoba, suscitò l’immediata reazione della comunità online. Nonostante il maldestro tentativo di correggere il tiro, l’azienda si trovò al centro di una tempesta mediatica, un chiaro esempio di come una comunicazione superficiale possa trasformarsi in un danno d’immagine.
6. Groupalia e il marketing del terremoto
Uno dei peggiori epic fail di internet fu quello di Groupalia. All’indomani del terremoto in Emilia del 2012, l’azienda, che vende pacchetti viaggio, pubblicò su Twitter un post di pessimo gusto: «Paura del #terremoto? Molliamo tutto e scappiamo a #SantoDomingo». Il tweet, che includeva un link per l’acquisto del viaggio, divenne virale in poche ore, generando un’ondata di sdegno e costringendo l’azienda a scuse pubbliche.
7. Il MIUR e l’epic fail grammaticale alla maturità
Anche le istituzioni possono sbagliare. Nel 2017, il Ministero dell’Istruzione (MIUR), nel pubblicare le tracce dell’esame di maturità, commise un errore clamoroso: sulla piattaforma ufficiale, la parola “tracce” fu scritta nella forma errata “traccie“. Sebbene l’errore sia stato corretto prontamente, la gaffe divenne immediatamente virale, un epic fail particolarmente imbarazzante per l’ente responsabile dell’istruzione nazionale.
Lezioni dagli epic fail: come gestire una crisi di comunicazione
Questi esempi dimostrano come un singolo post o una frase infelice possano causare danni enormi alla brand reputation. In questi casi, la gestione della crisi è fondamentale. La trasparenza, la rapidità nel chiedere scusa (quando l’errore è palese) e l’assunzione di responsabilità sono passi essenziali per tentare di arginare i danni. Negare l’evidenza o, peggio, rispondere con arroganza, come dimostrano alcuni di questi casi, non fa che amplificare la portata del fallimento. L’epic fail diventa così una lezione costosa ma preziosa: nel mondo digitale, ogni parola ha un peso, e la superficialità non è mai una buona strategia.
Fonte dell’immagine in evidenza: Pixabay