Lara Croft: le origini della leggendaria Tomb Raider

Lara Croft: le origini della leggendaria Tomb Raider

Lara Croft: la storia del mito attraverso tutti i capitoli di una delle saghe più amate, dal 1996 al 2018.

L’eroina che ha fatto sognare ed innamorare milioni di giocatori, ma soprattutto giocatrici, in quanto simbolo della donna forte, indipendente e determinata, vede la sua nascita nel 1996.

Lara Croft è una archeologa meglio conosciuta come “profanatrice di tombe”, in quanto il suo obiettivo, durante tutti i capitoli, è quello di impossessarsi o non impossessarsi di artefatti e manufatti rari, magici, che sconvolgono molto spesso equilibri naturali e/o mondiali. Pubblicata da Eidos Interactive, la quale aveva da poco assorbito una piccola casa produttrice britannica che, dal 1993, stava lavorando su un nuovo ed emozionante gioco d’azione/avventura. L’ispirazione ad Indiana Jones è evidente e palpabile, soprattutto attraverso i puzzle da risolvere e con le armi a disposizione della beniamina Lara Croft, ossia le care pistole doppie 45mm ed il rampino (a ricordare la frusta di Jones).

Lara Croft, la profanatrice di tombe, dal 1996 viene ad essere un personaggio esponenziale nei videogiochi d’avventura e resta imbattuta in questa categoria fino al 2013. Ma quali sono i capitoli che compongono questa immensa saga?

Lara Croft: le origini della leggendaria Tomb Raider
Fonte: Wikipedia

Inizialmente nel primo capitolo, Tomb Raider, il mondo di Lara Croft era molto diverso da come lo vediamo negli ultimi capitoli: per rendere il gioco più leggero vi erano molte cose mancanti, tra cui il cielo, caratteristica che – in scenari all’aperto – è piuttosto evidente.

Le prime grafiche sono tipiche del tempo, con una ambientazione in 3D e movimenti liberi attraverso una mappa esplorabile e ricca di texture diverse per ogni ambientazione.

Nella prima avventura Lara Croft ci abitua di già ai suoi viaggi per il mondo, dall’Asia al Perù, fino a giungere persino ad Atlantide e, nonostante per gli standard di oggi la storia potrà sembrare abbastanza banale, per gli standard dell’epoca fu una creativa e potente svolta.

Il gameplay, sempre nel primo capitolo, inizialmente è complesso e difficile, ma con un po’ di allenamento e coordinazione ci si abitua ad utilizzare tutti i controlli per manovrare Lara in maniera efficiente. 

I nemici classici da combattere (i quali resteranno simili anche in altri capitoli) sono gorilla, puma, pipistrelli, dinosauri e mummie. Pochi sono i nemici umani, infatti nel primo capitolo sono solo 5. I nemici sono molto spesso preceduti da un cambio di musica, il quale vale come avvertimento per i giocatori più attenti.

Il design dei puzzle, scenari e azioni in generale è comunque estremamente accattivante ed interessante. Nonostante ciò, è incredibilmente difficile e la morte del personaggio è sempre dietro l’angolo: Lara può essere uccisa non solo dai nemici, ma anche dai salti nel vuoto, spuntoni che escono dalle varie pareti o piazzati nel pavimento e, soprattutto, sott’acqua nel mentre si cerca di risolvere un ennesimo rompicapo.

In ogni livello, per aprire porte, superare ostacoli e ritrovare frammenti di puzzle o anche manufatti da collezione, sarà importante studiare bene l’ambiente circostante e cercare di raggiungere punti sopra o sotto elevati. L’attivazione di leve, pedane e bottoni da spingere è imprescindibile per procedere nell’avventura e, molto spesso, la soluzione è più complessa di quanto si pensi. Il tema musicale è tutt’oggi iconico per i giocatori appassionati della saga. Tutte queste perle, sono state sottolineate ed apprezzate, arrivando a ripagare il lavoro degli sviluppatori con recensioni positive ed il favore del pubblico.

Tomb Raider II vede l’abbandono dell’iniziale creatore di Lara, Toby Gard, il quale vede il netto discostarsi dal personaggio da lui ideato: non più un’eroina, a favore invece di un “miglioramento” nei sensi di ipersessualizzazione della donna che Lara incarna, rendendola più appetibile a livello commerciale.

Il secondo capitolo e poi il terzo, Tomb Raider III, pubblicati soltanto un anno dopo dal primo, nel 1997, vengono rilasciato dopo uno sviluppo nettamente inferiore rispetto a quello impiegato dalla compagnia Core. Il gioco vede lo stesso sistema di prima, con nuove features, come per esempio la possibilità di veicoli da guidare (barche e motoslitte), molta più azione e suspance ed un ambiente molto più interattivo. Nel terzo invece migliora notevolmente la grafica (fuoco più realistico, fumo e scintille dalle armi, texture più accattivanti).

La storia del secondo Tomb Raider vede l’eroina arrivare fino in Cina, alla ricerca di un manufatto alla quale punta anche la mafia italiana. Quella del terzo, invece, la vede alla ricerca di artefatti rilasciati da un meteorite in Antartide, trasportandoci da Londra alla giungla, dove incontreremo l’antagonista per eccellenza che tornerà anche nei remake futuri: Natla.

Il gameplay viene ad essere ugualmente avvincente, ma con una più avvincente trama, nonostante l’antagonista piatto che si contrappone alla più violenta esperienza d’insieme, facendoci abbandonare la sola idea d’esplorazione.

Violento, perché vediamo molti più nemici umani uccisi a centinaia da Lara, e invece dell’esplorazione di esclusivi siti archeologici abbiamo una ambientazione molto più moderna, come nel caso dei canali di Venezia. Una delle cose più interessanti, per l’epoca del gioco, fu proprio l’introduzione della guida dei veicoli, che rende l’esperienza d’esplorazione molto più interessante, nonostante la difficoltà nelle manovre e la facilità nel morire a bordo di essi.

Altri miglioramenti del secondo capitolo di Tomb Raider II sono: nuove armi, tra cui lanciagranate e arpione (da usare sott’acqua), un inventario migliorato, un incremento di trappole e difficoltà generale dei livelli e l’introduzione della famosa Croft Manor (ossia la casa di Lara, anche chiamata Magione Croft). Lara Croft in Tomb Raider II viene modellata e viene resa più dinamica insieme alla sua famosa traccia lunga. La risposta dei giocatori a Tomb Raider II e III è stata in generale buona, ma in molti hanno sottolineato l’eccessiva violenza del nuovo capitolo rispetto alla poca innovazione dello stesso.

Tomb Raider: The Last Revelation, quarto capitolo della saga, segue il pattern di tutti gli altri e viene pubblicato ad un anno di distanza nel 1999. Esso sarebbe stato l’ultimo capitolo della saga, il quale avrebbe visto la morte della protagonista principale, con il fine di concentrare il lavoro di produzione su altri progetti.
Ed infatti questo capitolo è uno dei più interessanti in ambito di storia e di avventura: ci viene data una vera e propria lore su Lara e sul suo mentore, il quale viene ad essere l’antagonista della storia. L’esplorazione di tombe e luoghi ameni torna ad essere preponderante nel gameplay, al fine di favorire la ricerca dell’artefatto di Horus, dio egizio, più accattivante, fino al guidarci alla fine in cui Lara resta intrappolata in una di queste tombe, nonostante il suo mentore decida alla fine di salvarla.

I fan si rivelarono furiosi riguardo queste scelte di produzione, nonostante il capitolo sia stato amato in merito a gameplay, azione e sparatorie, rompicapo e ambientazione che rimanda al primo Tomb Raider. Le migliorie del gioco, evidenti e nette, si possono trovare in un inventario rivisitato, che permette di combinare armi in maniera complessa e non assolutamente intuitiva, rendendo il gioco ancor più difficile; animali diversificati ed un combattimento finale più dinamico rispetto alla sempre presente e piatta battaglia con armi.

Proprio in risposta ai fan, Tomb Raider Chronicles viene pubblicato nel 2000, dando piccole speranze al pubblico di una non-morte di Lara e, nel frattempo, lasciandoli concentrare sul passato del personaggio.

Il gioco infatti è un insieme di flashback che ci vengono raccontati al funerale di Lara da vari personaggi, come il famoso maggiordomo. Il gioco è però per lo più piatto e poco interessante, con quasi zero migliorie, a favore però di un insieme di piccoli racconti speranzosi sull’eroina della saga.

Il vero e proprio disastroso capitolo arriva nel 2003 con Tomb Raider: The Angel of Darkness, il quale ha quasi messo fine alla saga, stavolta per davvero. La storia è l’unica cosa salvabile del gioco, il quale viene rilasciato in favore del film in produzione sulla protagonista Lara, che sarà poi interpretata da una favolosa Angelina Jolie, sia nel 2001 che nel 2003. Il gioco presenta dei chiari difetti grafici e glitch durante tutto il gameplay, i quali vanno a mischiarsi all’introduzione di una storia romantica di cui nessuno sentiva il bisogno e il ritorno, stavolta positivo, ad una esplorazione in modalità stealth, la quale soppianta la necessità di una azione violenta (nonostante la presenza di animali geneticamente modificati).

Molte features di Lara sono state infine modificate, rendendola non solo poco maneggevole come personaggio, ma anche differente sotto molti aspetti: per esempio vi è un abbandono delle famose due pistole calibro 45, rispetto all’introduzione di una singola pistola e l’introduzione di un cambio di personaggio, finora mai visto nei precedenti capitoli di Tomb Raider. Dopo questo disastro di Tomb Raider, passano un po’ di anni, fino a giungere ad un nuovo capitolo che passa dalle mani della CoreCrystal Dynamics in merito all’ideazione del gameplay.

Tomb Raider Legend, del 2006, è un vero e proprio ritorno alle origini, cancellando le ultime modifiche del capitolo del 2003. Toby Gard torna a ridisegnare il personaggio di Lara e il gioco non può che dirsi rinato: un nuovo arco narrativo ancora più interessante ed immersivo, una grafica nuova di zecca e controlli migliorati. Lara si vede coinvolta a ricercare informazioni su sua madre, scomparsa in un antico portale, e a scavare nel suo passato – a tal proposito il gameplay viene arricchito con flashback su una giovane Lara e sua madre – lasciando lo spettatore davanti ad un cliffhanger finale.

Abbiamo un ritorno di personaggi dall’ultimo vero Tomb Raider, ovvero Chronicles, con il tecnico amico di Lara, esperto di computer, uno storico dell’arte e la migliore amica d’infanzia di Lara, che viene ad essere l’antagonista della storia. Ciò che viene a risentire davvero di questo nuovo capitolo sono i rompicapo, molto più lineari e semplici rispetto a ciò a cui erano abituati i giocatori veterani. L’azione, in stile cinematico, forse a rimarcare la presenza dei trascorsi due film, viene ad essere emozionante ed immersiva, con l’introduzione di mosse in slow motion e battaglie più interessanti. I giocatori hanno accolto questa uscita in maniera magistrale, dando modo a Tomb Raider: Legend di salvare il franchise, garantendo un ritorno della beneamata eroina archeologa.

Nel 2007 arriva il remake del primo Tomb Raider del 1996, Tomb Raider: Anniversary, il quale tende a rendere una Lara Croft umana, lasciando che il giocatore simpatizzi con lei, affinché si possa lentamente vedere la creazione della Lara Croft moderna. Tutte le location del gioco iniziale sono ricostruite e rimodernate, con nuovi puzzle e rompicapo, nemici, controlli e abilità. 

Viene mantenuto il tema musicale e anch’esso, insieme agli altri temi (come quello dei nemici), viene rimodernato, ma viene tuttavia data importanza al silenzio, che è il vero e proprio protagonista dei primi videogiochi, il quale ti aiuta a costruire un’atmosfera unica, lasciandoti ascoltare solo i rumori ambientali, e ad immergerti – quasi ad isolarti – completamente nel gioco. Questo capitolo di Tomb Raider vede finalmente una battaglia sul mercato, visto l’atteso lancio di Uncharted in esclusiva per Playstation.

Nel 2008 viene rilasciato Tomb Raider: Underworld, che conclude il ciclo sotto la Crystal Dinamics. La storia del nuovo capitolo viene ad essere un seguito di Tomb Raider Legend, in cui Lara cercherà di entrare nel Valhalla, alla ricerca di sua madre con il fine di salvarla. Il nuovo – o meglio vecchio – antagonista sarà un ritorno dal passato: Natla, la quale era stata creduta sconfitta nel setting di Antartide. Ritornano tutti i personaggi, anche Amanda, la migliore amica d’infanzia di Lara, e il doppelganger di Lara, sempre facente parte della storia del primo capitolo.

Nonostante la semplicità estrema dei livelli, in Tomb Raider Underworld vengono proposte una infinità di livelli subacquei, rispetto ai pochissimi visti finora, e la possibilità di usare oggetti particolari per scalare e risolvere puzzle. La grafica è però l’aspetto che ne guadagna di più in merito all’esperienza di gameplay, cosa che va in netto contrasto con le migliorie apportate al personaggio di Lara, le quali mirano principalmente a farle indossare completini abbastanza ridicoli, a sottolineare la sua fisicità, rispetto alle avventure che essa vive e alle difficoltà che incontra.

Tomb Raider Underworld vede la fine dell’ennesima saga di Lara Croft, soprattutto nel momento in cui il suo avversario, Uncharted, vince il premio di “Gioco dell’anno” nel 2009.

Crystal Dynamics decide successivamente di dividersi in due team, il primo produrrà un gioco isometrico, Lara Croft: Guardian of Light, il quale si concentrerà di più sull’esperienza immersiva di gioco in merito a rompicapo a sfavore di una storia davvero emozionante. Il multiplayer verrà inoltre introdotto in questo nuovo non-capitolo di Tomb Raider. Il secondo team della Crystal, invece, si vedrà impegnato nella rivoluzione totale della saga: nel 2013 arriva Tomb Raider, nominato come il primo capitolo, a dimostrare un nuovo inizio.

La storia originale di Lara, viene ambientata alle coste del Giappone, dopo un incidente in seguito ad una tempesta. Durante l’esplorazione delle coste su di una nave, Lara si ritrova sola e separata, nonché immediatamente rapita da una tribù locale. Il gameplay vede finalmente l’introduzione di una donna normale, sia nelle sue caratteristiche fisiche che in quelle di controlli. Il gioco viene ad arricchirsi con prove più realistiche e letteralmente dolorose per la protagonista, la quale girerà l’isola alla ricerca dei suoi amici, cercando di impedirne la loro morte.

Veniamo guidati inoltre, attraverso un crescendo di emozioni ed un realismo palpabile, verso il primo omicidio di Lara, la quale si troverà ad affrontare sempre più nemici e quindi uccisioni. Il gioco è dunque realistico, umano, sofferto, tangibile e sembra un ben lontano ricordo dall’eroina quasi finta vista sullo schermo per così tanti anni. La storia, emozionante e matura, ci mostra la vera nascita di Lara, la quale viene a scontrarsi con il precedente Tomb Raider (profanatore di tombe), eliminandolo e diventandolo lei a sua volta. Questo capitolo, nonostante il successo esorbitante, ha avuto dei costi non in linea con i budget dei produttori.

Lara Croft: le origini della leggendaria Tomb Raider
Fonte: Wikipedia

Nel secondo capitolo della nuova serie, Rise of the Tomb Raider, rilasciato due anni dopo, per la prima volta si giunge ad una storia che segue dei fatti a carattere cristiano, una ricerca sul Profeta iniziata già dal padre di Lara. Ugualmente magnifico a livello visivo, viene però inizialmente dato in esclusiva per Xbox, forse per recuperare i costi del primo e, dato poi il successo ottenuto, viene rilasciato un anno dopo anche su Pc e PlayStation. Il gioco vede il prosieguo anche della storia che narra le origini di Lara, cercando di spiegare anche la morte del padre, attraversando questa volta nuovi scenari mozzafiato, tra cui scenari in Siberia e sott’acqua, con una grafica davvero cinematica. Nonostante le molte armi a disposizione e le nuove abilità di Lara, essa torna a possedere solo una delle pistole che, in duo, l’hanno resa celebre.

Il terzo, ed ultimo capitolo, sulle origini della nostra Tomb Raider, viene pubblicato nel 2018. Shadow of the Tomb Raider ci riporta ad esplorare tombe in America, dove tutta la storia di Lara nasce, facendoci immergere in una nuova esperienza grafica incredibile e con una storia che riporta in auge i puzzle e rompicapo tanto richiesti dai fan del gioco. L’ultima storia mira a farci addentrare sempre più nell’ottica delle conseguenze che Lara deve affrontare, soprattutto ogni qualvolta lei decida di rubare un artefatto arrivando a distruggere veri e propri pezzi di storia.

Le storie di Lara, che per molti hanno segnato la propria infanzia, arrivando ad accompagnarci durante questi ventitre anni sono parte di un’opera artistica grandiosa, in cui – soprattutto nell’ultima trilogia – al centro di tutto vi è la forza, il coraggio e la determinazione di una singola donna.

Fonte immagini: Wikipedia

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