Shopping impulsivo e social media: riconoscere la relazione

Shopping impulsivo e social media: riconoscere la relazione

Esiste una correlazione tra shopping impulsivo e social media. Grazie alla figura degli influencer che sponsorizzano prodotti e servizi, le spese annue dei cittadini continuano a lievitare. Le piattaforme social si connettono con “la pancia” degli utenti, pilotandone gli acquisti. Come fare a riconoscere questa dinamica e ritornare in possesso della propria razionalità in favore di acquisti più lucidi?

Comprare una madia dopo aver visto un influencer su TikTok e riempirla di vestiti bellissimi; rifornirsi di cosmetici dopo aver guardato i tutorial di una beauty influencer. Avete mai fatto una cosa simile? Tranquilli, non siete soli! Non è più un segreto il fatto che gli influencer più quotati sui social possano condizionare gli acquisti delle persone. Se così non fosse, il marketing influencer non sarebbe una professione dal grande fatturato.
Sembra, però, che questa dinamica abbia portato a sfiorare il tetto di decine di milioni di dollari di spese extra ogni anno. Secondo una survey realizzata da  Bankrate, il 48% degli utenti dei social media ha acquistato impulsivamente un prodotto visto sui social media. Negli ultimi 12 mesi, gli adulti statunitensi hanno speso in media 754 dollari in acquisti impulsivi e più della metà degli acquirenti (57%) si è pentito dei propri acquisti.

Shopping impulsivo, benessere e lifestyle

Secondo quanto riferiscono gli stessi acquirenti, i prodotti visti sui social media sono molto appetibili in quanto correlati a determinati stili di vita desiderati dagli utenti. Dipingono, inoltre, un quadro di benessere e di successo verso cui, mediamente, ogni persona tende. E gli influencer, come ponti tra persone comuni e prodotti, si prestano molto bene a veicolare questi messaggi.
Acquistare impulsivamente un prodotto risponde a un’esigenza umana profonda di soddisfazione e concorre a ridurre la sensazione di malessere correlata al non possedere determinati oggetti. È per questo motivo, quindi, che gli acquisti hanno molto poco di razionale. Di seguito 4 strategie per riconoscere lo shopping impulsivo e tornare agli acquisti razionali.

Evitare le privazioni

La strategia più fallimentare al mondo per smettere di fare qualcosa, è imporsi di smettere. Come non si dimagrisce in modo corretto smettendo di mangiare, non è possibile smettere di spendere impulsivamente smettendo di fare acquisti. Tagliare completamente le spese, soffoca l’urgenza e aumenta l’ansia. La strategia più efficace, invece, è la razionalizzazione. Se si è vittime di shopping impulsivo, non è necessario tentare di eliminare del tutto l’acquisto di un vestito visto su Instagram, ma razionalizzare e porsi una serie di domande per poter arrivare, magari, a quell’acquisto in modo sereno e senza poi sentire il peso del pentimento.

Shopping impulsivo: la regola delle 24 ore

Fare spese in modo impulsivo non è necessariamente una cosa negativa. Può rivelarsi molto utile, ad esempio, con le offerte a tempo o con prodotti scarsamente disponibili. Sempre se questi prodotti sono necessari all’acquirente, s’intende. Ma se si ha la sensazione di essere preda di acquisti non necessari o se ci si accorge di non riuscire a risparmiare a causa della forte tentazioni verso gli acquisti, allora bisogna correre ai ripari.
La regola delle 24 ore consiste nel darsi un tempo di 24 ore prima di finalizzare l’acquisto di un prodotto. Qualsiasi sia l’acquisto, la regola impone di tenere nel carrello quel prodotto per una giornata intera, prima di procedere all’acquisto. Queste ore consentiranno al cervello di “raffreddarsi”, in modo da fare spazio alla razionalità e poter decidere lucidamente se quel prodotto è davvero necessario oppure no.

Identifica i trigger

Quando si cede allo shopping impulsivo, vuol dire che ci si lascia condizionare dalle proprie emozioni. Per questo motivo spesso certi acquisti si chiamano “di pancia”. Identificare gli elementi emotivi che spingono all’acquisto può aiutare a far capire se si sta acquistando qualcosa perché se ne ha bisogno o se si tratta puramente di acquisti emotivi.
Il suggerimento: quando si viene colpiti da un oggetto o servizio visto sui social, mettere giù il telefono, domandarsi “come mai voglio acquistarlo?” e tornare online solo quando si avrà la risposta a questa domanda.

Coinvolgere l’altro

Lo shopping impulsivo è spesso un’attività condotta in solitaria, quasi mai di coppia o di gruppo. Per questo motivo potrebbe essere molto utile la strategia di coinvolgere gli amici o, meglio, il proprio partner. Quando si vede un oggetto e si desidera subito acquistarlo, condividere questo desiderio col partner ha diversi benefici: permette alla sensazione di urgenza di “sgonfiarsi” e quindi alla persona di riavvicinarsi ad un livello di razionalità ottimale; il dialogo con l’altro, inoltre, permette all’opinione di un’altra persona di entrare nel meccanismo dello shopping in solitaria e di mettergli un freno. Cosa più importante, la presenza del partner attenua la sensazione di ansia correlata al bisogno di ottenere a tutti i costi determinati prodotti.

Conclusione

Che l’attività spesso molto remunerativa degli influencer possa condizionare e orientare gli acquisti, è un dato di fatto. Allo stesso tempo, la tendenza a demonizzare tale attività porta anche ad allontanarsi da una riflessione critica sul tema. L’influencer marketing preme l’acceleratore sulle dinamiche d’acquisto incoraggiando lo shopping impulsivo (e compulsivo) ma un atteggiamento di rifiuto certamente non porta ad arginare il fenomeno. Puntare i riflettori sul percorso che va dalla piattaforma social al portafoglio degli utenti e indagarne gli ingranaggi in modo critico, invece, può essere la chiave per dare il giusto spazio all’argomento e supportare le persone nell’iter di razionalizzazione.

Foto di Andrea Piacquadio

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