Il Survival Horror è un sottogenere dei videogiochi d’azione a tema horror, dove il giocatore deve sopravvivere a minacce terrificanti con risorse limitate. Le sue caratteristiche distintive sono la scarsità di munizioni, movimenti spesso lenti e macchinosi (i cosiddetti “tank controls” o “controlli a carro armato”) e l’uso di inquadrature fisse che nascondono i pericoli, aumentando la tensione. Il termine è stato coniato da Shinji Mikami e Capcom nel 1996, in occasione del lancio del leggendario Resident Evil per PlayStation.
In realtà, le fondamenta del genere erano già state gettate. Tra i precursori spiccano Sweet Home (1989), un titolo Capcom per Nintendo che fu la principale fonte d’ispirazione per Resident Evil, e soprattutto Alone in the Dark (1992). Quest’ultimo, della francese Infogrames, introdusse elementi poi diventati iconici: la villa infestata, la scelta tra un protagonista maschile e uno femminile, e l’uso di fondali pre-renderizzati.
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L’età dell’oro: l’esplosione dopo Resident Evil
Il successo di Resident Evil fu tale che negli anni successivi molte compagnie tentarono di replicarne la formula, tanto che la stampa specializzata parlava di “Resident Evil clones”. Alcuni titoli, però, riuscirono a innovare profondamente. Silent Hill di Konami spostò il focus su un horror più psicologico e disturbante. Squaresoft (oggi Square-Enix) creò Parasite Eve, un ibrido tra survival horror e gioco di ruolo. La stessa Capcom esplorò nuove minacce con Dino Crisis, sostituendo gli zombie con temibili dinosauri.
Epoca del survival horror | Caratteristiche ed esempi chiave |
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Classica (anni ’90) | Telecamere fisse, controlli “tank”, risorse scarse, enigmi. Esempi: Resident Evil, Silent Hill. |
Action (metà anni 2000) | Visuale sopra la spalla, più azione e munizioni, ritmo più veloce. Esempi: Resident Evil 4, Dead Space. |
Moderna (“hide and seek” e indie) | Protagonista indifeso, focus su fuga e nascondigli; revival delle meccaniche classiche. Esempi: Amnesia, Outlast, Signalis. |
La rivoluzione action: come Resident Evil 4 ha cambiato tutto
Nel 2005, Capcom stravolse nuovamente il genere con Resident Evil 4. Abbandonando le inquadrature fisse per una visuale dietro la spalla del protagonista, il gioco aumentò il ritmo e l’azione, diventando il nuovo modello di riferimento. Seguendo questa scia, Visceral Games creò Dead Space, un horror sci-fi in cui era necessario smembrare i nemici, i Necromorfi, per poterli abbattere. Menzione d’onore spetta a The Evil Within, opera dello stesso Shinji Mikami con il suo studio Tango Gameworks, che univa la nuova visuale a un’atmosfera opprimente e a nemici letali.
Il panorama moderno: fughe disperate e revival indie
Un’altra corrente del genere ha eliminato del tutto la possibilità di combattere. Titoli come Amnesia: The Dark Descent e Outlast hanno reso popolare una formula in cui l’unica opzione è scappare o nascondersi, generando un terrore basato sull’impotenza. Questa meccanica era già presente in precursori come la serie di Clock Tower. Recentemente, la scena indipendente ha riportato in auge le atmosfere classiche degli anni ’90. Giochi come Signalis, sviluppato da rose-engine e pubblicato da Humble Games, e Tormented Souls sono molto apprezzati dai fan per la loro fedeltà alle meccaniche originali. Un caso particolare è quello di Puppet Combo, che sviluppa horror low-poly ispirati all’estetica dei B-movie in VHS, finanziandosi tramite il suo Patreon.
L’eredità del survival horror oltre i videogiochi
Il termine “Survival Horror” ha trasceso il medium videoludico. Un esempio è l’album dei Bring Me The Horizon, intitolato Post Human: Survival Horror. Il disco contiene riferimenti diretti al genere, come la traccia Dear Diary, una citazione al diario del custode del primo Resident Evil. In questo caso, il gruppo ha utilizzato l’immaginario apocalittico dei videogiochi per raccontare l’isolamento e la paranoia vissuti durante la pandemia di COVID-19.
Fonte immagine: Wikimedia Commons
Articolo aggiornato il: 21/09/2025