Il Survival Horror è un sottogenere dei videogiochi d’azione a tema horror, dove il giocatore può difendersi dai pericoli che lo circondano facendo uso di armi bianche o da fuoco, pur avendo limiti nelle munizioni utilizzabili e nei movimenti, questi ultimi molto spesso lenti e macchinosi (definiti a carro armato dai fan, provare per credere), i quali richiedono maestria da parte del giocatore per essere padroneggiati al meglio. Sono caratterizzati dall’uso di inquadrature che impediscono al giocatore di avere una visuale completa su ciò che lo circonda, permettendo di nascondere i pericoli ed alzare il livello di tensione e paura. Il termine viene coniato per la prima volta da Shinji Mikami e Capcom nel 1996, dopo la pubblicazione del leggendario Resident Evil per PlayStation. Ma prima di Resident Evil c’erano stati già diversi giochi Survival Horror, seppur all’epoca venivano considerati videogiochi d’avventura o azione: tra i tanti esempi vi sono Sweet Home sempre di Capcom, pubblicato su Nintendo Entertainment System nel 1989, adattamento del film di Tokuro Fujiwara dello stesso anno. Sweet Home è stata la fonte di ispirazione per lo sviluppo di Resident Evil diversi anni più tardi; infatti, Resident Evil, sarebbe dovuto essere un remake in 3D di Sweet Home, prima di cambiare direzione verso un franchise del tutto nuovo. Un altro grande esempio di Survival Horror primordiale è Alone in the Dark, pubblicato dalla compagnia francese Infogrames nel 1992 e ideato dalla brillante mente di Frédérick Raynal: Alone in the Dark condivide con il suo successore Resident Evil tantissimi elementi, come la possibilità di giocare il gioco con un personaggio maschile e uno femminile e l’uso incredibile dei fondali pre-renderizzati in 2D, in cui i personaggi in 3D si muovevano per risolvere enigmi o sconfiggere i terrificanti nemici.
Lo sviluppo del genere
Dopo il rilascio di Resident Evil nel 1996, tantissime compagnie tentarono di replicare il successo di Capcom, sviluppando il proprio Survival Horror, tant’è che le testate giornalistiche dell’epoca iniziarono a riferirsi a questi giochi come “Resident Evil Clones”. Tuttavia, anche giochi come Silent Hill di Konami riescono a dare grande lustro al genere, portando qualcosa di innovativo e spostando l’attenzione su un tipo di horror più psicologico. Anche i precursori di Final Fantasy impiegati alla Square-Enix, all’epoca conosciuta come Squaresoft, tentarono di buttarsi sul genere Survival Horror producendo il bellissimo Parasite Eve, un ibrido tra Gioco di Ruolo (RPG), azione e Survival Horror con una trama fantascientifica. Resident Evil non era l’unico franchise horror di Capcom a terrificare i giocatori su PlayStation, in quanto il grande Shinji Mikami ideò anche un terrificante horror giurassico dal nome Dino Crisis, dove la minaccia più grande non erano zombie o mostri deformi, ma temibili Velociraptor e T-Rex.
Come Resident Evil ha rappresentato un modello per i survival horrors a venire
Il Survival Horror però cambia totalmente ritmo e alza la qualità d’azione quando nel 2005 Capcom rilascia Resident Evil 4, dando alla saga e al genere un modello su come fare i Survival Horror da quel momento in poi. Resident Evil 4 è totalmente diverso dai suoi predecessori, in quando la visuale non è più fissa da certe angolature, ma è dietro la spalla di Leon, il protagonista del gioco; pur tuttavia rendendo difficile celare così i nemici, Shinji Mikami è riuscito comunque a tenere alta la tensione e la paura dei giocatori creando un titolo che butta verso il giocatore terrificanti nemici capaci di svuotare la barra della vita di Leon anche in un solo colpo. Seguendo la scia di Resident Evil 4, tanti altri hanno seguito la strada dei giochi Survival Horror di nuova generazione: EA e Visceral Games tentarono la fortuna con Dead Space, un horror sci-fi che pone i giocatori a bordo di una gigantesca nave da estrazione infestata di creature più spaventose: i Necromorfi. La peculiarità di Dead Space sta nel dover fare a pezzi gli arti dei Necromorfi per mandarli KO; quindi, anche decapitandoli è possibile assistere al terrificante spettacolo di vedere un mostro senza testa correre verso il protagonista, Isaac. Menzione d’onore è per The Evil Within, sottovalutato Survival Horror per opera della recente defunta Tango Gameworks e del papà di Resident Evil, Shinji Mikami, che ci mette nei panni del Detective Sebastian Castellanos, misteriosamente intrappolato nella mente di un assassino psicopatico durante l’ispezione di una scena del crimine.
Altri giochi survival horror
Altro tipo di giochi Survival Horror popolari sono quelli dove difendersi dagli inseguitori è fuori discussione, ma è solo possibile scappare o nascondersi da loro, ed è stato reso popolare da titoli come Slenderman: The Eight Pages, Amnesia: The Dark Descent e Outlast. C’è sempre il dibattito tra i fan se questo tipo di titoli rientrino o meno nella categoria. Clock Tower è il gioco survival Horror – escaping più iconico, che ha ricevuto diversi sequel e uno spin-off. Il gioco sta anche per tornare in una versione aggiornata e rimasterizzata, per ora con una data di lancio nel tardo 2024. Di recente, anche molti sviluppatori minori hanno tentato di riprodurre le atmosfere dei giochi Survival Horror anni 90 come Resident Evil o Silent Hill: i più gettonati tra i fan sono titoli come Signalis, Tormented Souls, Alisa e la vasta gamma dei giochi di Puppet Combo, che sviluppa giochi grazie a donazioni sul suo Patreon.
Il termine “Survival Horror” è stato utilizzato in tanti media al di fuori dei videogiochi: esempio lampante è il nome dell’album dei Bring Me The Horizon Post Human: Survival Horror, che include anche tracce come Dear Diary, che è una citazione al diario del custode del primo Resident Evil, che perde la testa in seguito all’infezione dal virus Parasite Eve, paragonando il virus COVID 19, associandolo agli eventi apocalittici del videogioco.
Fonte immagine : Wikimedia Commons