L’Evgenij Onegin di Puškin è, probabilmente, l’opera maestra del Romanticismo russo e rappresenta il poema nazionale per eccellenza della letteratura slava del XIX secolo.
Quello che viene definito dall’autore stesso un «роман в стихах» (romanzo in versi), è stato composto nell’arco di più di 7 anni, dal 1823 al 1831, durante i quali Puškin ha attraversato momenti difficili, a partire dall’esilio a Odessa. L’Evgenij Onegin è un romanzo in versi costituito da 8 capitoli e pubblicato in edizione completa nel 1833.
Indice dei contenuti
I personaggi principali e il loro ruolo
L’opera ruota attorno a quattro figure chiave che incarnano diversi aspetti della società e della sensibilità romantica russa.
Personaggio | Archetipo e ruolo narrativo |
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Evgenij Onegin | L’uomo superfluo: un dandy annoiato, cinico e incapace di amare |
Tat’jana Larina | L’ideale femminile russo: sincera, profonda, sognatrice ma fedele al dovere |
Vladimir Lenskij | Il poeta romantico: idealista, passionale e tragico |
Ol’ga Larina | La donna convenzionale: superficiale, allegra e priva di profondità |
Trama dell’Evgenij Onegin
L’opera inizia con Evgenij Onegin, giovane dandy annoiato, che eredita una tenuta in campagna. Qui conosce il giovane poeta Lenskij e le sorelle Larin: Ol’ga, fidanzata di Lenskij, e la timida e sognatrice Tat’jana. Quest’ultima si innamora perdutamente di Evgenij e gli dichiara il suo amore in una celebre lettera, ma lui la rifiuta freddamente. Durante una festa, Onegin, per noia, corteggia Ol’ga, scatenando la gelosia di Lenskij, che lo sfida a duello. Evgenij accetta e uccide l’amico, un evento che lo costringe a lasciare la sua tenuta e a viaggiare.
Anni dopo, Onegin ritorna a San Pietroburgo e a un ballo rivede Tat’jana. Lei è ormai una donna matura, sofisticata e sposata con un anziano generale. Colpito dalla sua trasformazione, Evgenij si innamora di lei e le scrive una lettera appassionata. Tat’jana ammette di amarlo ancora, ma dichiara che rimarrà fedele a suo marito, lasciando Onegin solo con il suo rimpianto.
Analisi dell’opera: l’uomo superfluo e il realismo
L’Evgenij Onegin di Puškin è un testo innovativo con cui l’autore inventa un nuovo tipo di realismo. L’intreccio è semplice e tratto dalla realtà contemporanea, ma tutto è curato nei minimi dettagli, dalla descrizione dei luoghi alla presentazione dei personaggi e alla loro evoluzione psicologica. Un elemento chiave è la metatestualità: l’autore interviene spesso con digressioni, commentando la propria creazione letteraria.
Evgenij Onegin e l’archetipo dell’uomo superfluo
Il protagonista è l’archetipo dell’“uomo superfluo“ (*lišnij čelovek*), una figura che dominerà la letteratura russa dell’Ottocento. È un individuo talentuoso e intelligente ma incapace di trovare uno scopo nella vita, estraniato dalla società, annoiato e cinico. La sua incapacità di amare e di agire lo porta a distruggere la felicità altrui (uccidendo Lenskij) e la propria (rifiutando Tat’jana), condannandosi a una vita vuota e senza senso.
L’Evgenij Onegin riflette inoltre alcune fasi della vita di Puškin, dalla giovinezza da dandy alla rassegnata accettazione della realtà. È curioso notare che Puškin morirà in un duello, proprio come il suo personaggio Lenskij.
La struttura: la strofa oneginiana
L’opera è un romanzo in versi composto da otto capitoli e 389 stanze. Ogni stanza è una “strofa oneginiana”: quattordici versi in tetrametro giambico con uno schema di rime fisso (ABABCCDDEFFEGG). Questa struttura, inventata da Puškin, conferisce al poema un ritmo unico, capace di alternare toni narrativi, lirici e ironici con straordinaria fluidità.
L’Evgenij Onegin è, ancora oggi, annoverato tra le opere più significative della letteratura russa. La morte prematura ha reso il suo autore un vero e proprio culto: Puškin è considerato il poeta nazionale per eccellenza e il padre della letteratura russa moderna.
Fonte immagine di copertina: Wikipedia
Articolo aggiornato il: 09/09/2025