Francesco Bove e João Gilberto: un incontro possibile

Francesco Bove e João Gilberto: un incontro possibile

Da gennaio, João Gilberto. Un impossibile ritratto d’artista di Francesco Bove per la Arcana Edizioni

«Ascoltare il canto e tacere», tutto quello che basta. Quando il canto si alza e procede in punta di piedi, quel bisogno di silenzio si rende dovuto omaggio alla delicatezza, culto del sommesso contro il caos dell’imperterrito. Francesco Bove, appassionato ed esperto di musica e teatro, dipinge un volto pacificato dal sogno di una vita in musica, una sonorità soffice che intride delle sue vibrazioni anima e corpo dell’artista.

Il ritratto impossibile di João Gilberto «costruito con tanta passione e dedizione», come rivela Francesco Bove al suo lettore, si profila come una summa enciclopedica di un periodo storico e culturale dalle svolte vistose e necessarie. Pietra miliare della Bossa Nova, Joãozinho (come spesso veniva chiamato) è una rivoluzione di uomo e di artista.

Il libro segue la curva sinuosa dell’emozione che dall’adolescenza ha alimentato l’amore di Francesco Bove per il musicista di Juazeiro. Scampato da una carriera da impiegato desiderata per lui dal padre, João Gilberto non ha potuto rinunciare alla seduzione della chitarra regalo del suo padrino per i quattordici anni. Il percorso biografico è scandito dalla pulsione costante al compimento dell’amore, spesso inevitabilmente perseguita in uno stato di ripiegamento creativo senza esplosioni devastanti. Il volto di João, come si è detto, è sereno.

«A João, quindi, interessa il suono delle parole, la linea melodica che esce dall’incontro delle sillabe ma, soprattutto, vuole creare nuovi suoni e un’altra lingua dentro la propria lingua». Francesco Bove ne analizza l’anatomia di artista, una ricostruzione plastica e tangibile, nel desiderio mai spento di dargli vita con il fuoco della parola. Si resta incantati dalla magia della sua musica, nata sotto un tamarindo nella città natale, dall’intuizione necessaria di risemantizzare una linea melodica strutta. João Gilberto è partito dalla culla della tradizione del samba per creare un «ritmo nuovo, iconico, sofisticato».

Francesco Bove aggiunge pagine preziose al grande libro del culto della Bossa Nova

A incorniciare il ritratto di João Gilberto, il contesto della Musica Popular Brasileira (MPB), il sapore tropicale ed esotico da sempre associato alla realtà di questo variopinto Carnevale. Tradizione culturale e tendenze musicali si intrecciano come ragioni della narrazione e dello stile, in una trattazione dettagliata di un tempo e delle sue voci. Il samba si rende luogo sociale per la sopravvivenza dell’identità, «rito collettivo da preservare, puro e spontaneo».

Quando si parla di musica brasiliana non si può tralasciare la sua natura corale. Questa plurivocità talvolta resa indistinta dalle credenze comuni o da filtri banalizzanti è tutelata dal meticoloso quanto appassionato studio delle fonti alla base di questo ritratto impossibile. Dalle tendenze che precedono la Bossa Nova al 1957, anno della registrazione di Chega de Saudade, battesimo del genere. Quella di João, una voce che sembra provenire dal fondale marino. Suggestioni nuove e un vibrato potente sono agli albori del suo percorso musicale. Il ritratto di un uomo con la sua chitarra, un musicista pronto a uscire dal guscio della tradizione, mai dimentico dell’insegnamento dei padri del samba, ma allo stesso tempo sedotto dall’opportunità di far sentire la propria, personalissima voce lasciando tutti de boca aberta.

Francesco Bove prova ad accorciare le distanze con un artista da lui inseguito per amore nei più svariati tentativi, fomentato dal desiderio di ascoltarlo dal vivo. «Solo con la scrittura si può compiere quella magistrale esplorazione che consente di entrare nelle vite altrui, senza disturbare, per amore del sapere, per riconoscere l’essere umano che c’è dietro a una creazione». Con João Gilberto. Un impossibile ritratto d’artista, rende quell’incontro irrealizzabile un dialogo focoso con il protagonista di un’epoca ancora in grado di incantare e di ispirare sogni con le sue melodie.

Immagine: Joe

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A proposito di Carolina Borrelli

Carolina Borrelli (1996) è iscritta al corso di dottorato in Filologia romanza presso l'Università di Siena. Il suo motto, «Χαλεπὰ τὰ καλά» (le cose belle sono difficili), la incoraggia ogni giorno a dare il meglio di sé, per quanto sappia di essere solo all’inizio di una grande avventura.

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