Giuliana Sgrena e il suo Dio odia le donne: un saggio per riflettere

Giuliana Sgrena e il suo Dio odia le donne: un saggio per riflettere

Giuliana Sgrena e il suo saggio “Dio odia le donne”, edito da ilSaggiatore | Recensione

“Dio odia le donne” è un saggio profondo ed intenso che la giornalista Giuliana Sgrena propone in un momento storico e sociale particolarmente importante. Nella società attuale, infatti, i diritti delle donne continuano ad essere usurpati, messi da parte o completamente dimenticati, a favore di una realtà sempre più maschilista, esattamente come in passato.
“Dio odia le donne”, pubblicato nel 2016 da ilSaggiatore, è un libro che spazia tra le convenzioni, frutto di un vero e proprio condizionamento sociale, dovuto ai dogmi della religione, e uno studio dei Credo monoteisti.
Nel libro, infatti, Giuliana Sgrena si concentra sulle tre grandi religioni monoteiste, sia per l`importanza che esse rivestono nel mondo, sia per l`impossibilità di prendere in esame tutte le altre fedi, essendo svariate.

Il volume si apre con un flashback sull’infanzia dell’autrice, costretta ogni mattina ad ascoltare i suoi compagni delle scuole elementari, gestite da suore, pregare per lei perché figlia di un comunista, mentre l’autrice rivela di non aver pregato neppure in Iraq, dove fu rapita il 4 febbraio 2005 dall’Organizzazione del Jihād islamico, mentre si trovava nella capitale irachena per realizzare una serie di reportage per il suo giornale, il Manifesto.

La trama del libro: tra discriminazioni e sottomissioni

In termini di discriminazioni, soprattutto rivolte alle donne, le religioni monoteiste sono tutte solidali.

Ogni donna è etichettata come figlia di Maria o figlia di Eva, come l’origine del peccato. In uno scenario all’interno del quale il ruolo della donna è fortemente condizionato e, in alcuni casi, sottomesso, i monoteismi diffondono una serie di regole, di tradizioni, intorno ad una divinità maschile, che hanno come scopo primario quello di aumentare il controllo sociale sulla donna, spesso grazie alla sua rassegnazione, alla sua complicità e, ancora più spesso, attraverso l’assuefazione a soprusi reiterati.

Si delinea così, nel libro, grazie alle parole di Giuliana Sgrena, un velo che quasi copre quella lotta costante tra diritti, pari opportunità ed eguaglianza ma anche tra femminismo e religioni che giustificano forme di violenza ed assoggettamento.

Leggendo le pagine di “Dio odia le donne”, splendido libro, realistico e con una nota di profonda tristezza, è possibile accorgersi di una denuncia rivolta ad una serie di fenomeni estremi, tra i quali l’infibulazione “faraonica“, il controllo sessuale femminile e lo stupro di guerra; il saggio spiega, in modo conciso e senza giri di parole, che la “sottomissione”, cui spesso le religioni sottopongono le donne, è perfettamente riscontrabile anche nelle tragedie che purtroppo attanagliano la realtà e che vedono protagoniste sempre le medesime.
Giuliana Sgrena risale alla radice stessa dell’assoggettamento femminile, mostrando quanto ancora oggi la “legge della religione” riproduca il rapporto di subalternità che la donna ha rispetto all’uomo.

Giuliana Sgrena: il punto di vista di una narratrice atea

In “Dio odia le donne”, è come se il sistema patriarcale quasi implodesse, con una sorta di ruotare autistico su sé stesso; a ciò consegue l’esclusione di tutto ciò che sé stesso non è, di tutto ciò che è Altro. L’autrice spera in un mondo in cui la donna non sia più sottomessa ai dogmi dettati dalle religioni monoteiste, riconosciute come assolute. Un mondo in cui tutte le donne possano essere libere e non desiderare la morte rispetto ad una vita di abusi.

Giuliana Sgrena offre al lettore il proprio sguardo ateo ma comunque neutrale che, procedendo nella narrazione, fluida e densa di significato, rivela tutto ciò che si può definire scomodo; ogni parola, perfettamente corrispondente con l’impostazione del libro, racconta i dettagli del processo di sottomissione, che sia prodotto da temi religiosi, sociali o familiari, affinché si riconoscano gli errori, o meglio, gli orrori commessi nei secoli.

 

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