La Torre Nera di Stephen King: un viaggio letterario indimenticabile

La Torre Nera di Stephen King: un viaggio letterario indimenticabile

Che Stephen King sia un maestro dell’horror è, ormai, un fatto assodato e conosciuto ai più. Che sia un grande maestro anche in altri generi è, però, un fatto troppo spesso ignorato; che voi siate grandi appassionati di molti dei suoi lavori o neofiti che si avvicinano per la prima volta all’autore, La Torre Nera di Stephen King risulta, senza dubbio, interessante e affascinante.

Considerata il suo magnum opus e recentemente oggetto di un adattamento cinematografico poco fortunato e poco riuscito, La Torre Nera di Stephen King è una saga meno conosciuta rispetto ad altri romanzi dell’autore statunitense, ma meritevole di attenzione e analisi profonda, poichè fulcro di tutta la produzione kinghiana e ricca di riferimenti alle sue opere: riuscire a comprendere a fondo Stephen King senza aver letto questa saga è, difatti, cosa abbastanza difficile. La Torre Nera è un viaggio fisico ma anche metaforico, nonchè un viaggio del lettore nella mente di uno scrittore che ha, ormai, dato vita ad un suo universo, con i suoi personaggi e le sue storie, che qui convergono tutte in un’unica, grande ed epica narrazione, che fornisce loro un senso di esistere. Va considerato, inoltre, che La Torre Nera è una saga dalla storia editoriale peculiare: se infatti il primo romanzo è stato pubblicato nel 1982, l’ultimo è stato pubblicato nel 2004 ed è, dunque, una saga che ha impegnato il suo autore per più di vent’anni, e che egli non ha composto in maniera lineare ma, anzi, lasciando spazio, nel frattempo, ad altri lavori ed altri progetti. Ciò risulta indubbiamente singolare ma, da un certo punto di vista, può aiutarci nell’osservazione della crescita dello scrittore stesso: leggendo un romanzo dopo l’altro notiamo, difatti, lo sviluppo dei temi e, soprattutto, dello stile, ancora acerbo e sperimentale nel primo romanzo (che è, difatti, il più debole della serie) e pienamente maturo nell’ultimo, opera di un narratore ormai adulto ed esperto, pienamente cosciente del suo talento, delle sue potenzialità e della direzione intrapresa.

La saga consta di sette volumi (L’ultimo cavaliere, La chiamata dei tre, Terre Desolate, La sfera del buio, I Lupi del Calla, La canzone di Susannah, La Torre Nera), a cui va aggiunto un ottavo libro (La leggenda del vento) che si inserisce cronologicamente tra il quarto e il quinto, e narra un singolo episodio non inerente alla trama generale e che, dunque, non inficia il corso degli eventi, non aggiunge nulla di più alla storia e si presenta privo di alcuna velleità di offrire un sequel ad una storia ormai conclusa; è, perciò, solo una piacevole possibilità, per i fan, di immergersi ancora una volta in un mondo tanto affascinante.

La Torre Nera di Stephen King: la storia e i personaggi

La storia narra di Roland Deschain, l’ultimo dei pistoleri, un antieroe determinato a salvare la Torre Nera, centro attorno al quale gravitano tutti i mondi possibili e di cui vuole non solo impedire la distruzione, ma anche conoscere l’interno, la cima, l’ultima stanza. In ciò lo aiutano altri personaggi, il suo ka-tet che, nel linguaggio di Roland e del suo mondo, sta ad indicare un gruppo di persone unite dallo stesso intento: quello, cioè, di impedire la caduta della Torre e, di conseguenza, la devastazione di tutti i mondi che da essa dipendono.

Ed è proprio questo uno dei punti forti de La Torre Nera di Stephen King: i suoi personaggi, la loro caratterizzazione a 360 gradi e la descrizione commovente del loro legame, che può spezzarsi soltanto con la morte. Il primo alleato di Roland nella ricerca e nella salvezza della Torre è Eddie Dean. Eddie è un personaggio molto sensibile e, proprio per questo, profondamente realistico e umano: ex tossicodipendente e sottomesso all’autorità e all’influenza del fratello maggiore, durante il viaggio Eddie diverrà sempre più consapevole del proprio coraggio e del proprio valore, e delle potenzialità che si nascondono in un uomo che aveva solo bisogno di credere in sè stesso e nelle sue capacità. Odetta Holmes, invece, è uno dei personaggi più complessi e allo stesso tempo più affascinanti dell’intero universo kinghiano: affetta da disturbo dissociativo dell’identità e preda di una seconda personalità malvagia, rozza e triviale, riuscirà a trovare la sua stabilità in una terza personalità, il giusto equilibrio tra le due: è Susannah Dean, donna coraggiosa e determinata e sposa di Eddie. Prima di approdare nel mondo di Roland, Odetta era una giovane e ricca donna afro americana, da sempre in prima linea per combattere per i suoi diritti e che, nonostante il brutto incidente che le aveva portato via le gambe, è sempre stata forte e autonoma: questa sua forte personalità emergerà in ogni romanzo della saga, rendendola uno dei migliori personaggi creati dalla penna di King. Da non dimenticare Jake Chambers, giovane e coraggioso ragazzino dalla storia particolarmente complicata, che conosciamo nel primo romanzo e impariamo ad amare nel terzo, quando entrerà ufficialmente a far parte del ka-tet di Roland.

Ed è proprio Roland, personaggio cardine di tutta la produzione dello scrittore del Maine, ad essere caratterizzato in maniera migliore: se nel primo romanzo lo conosciamo poco e siamo portati tendenzialmente a disprezzarlo, poichè vediamo in lui una macchina di morte fredda e spietata, un uomo impassibile che ucciderebbe chiunque pur di arrivare al suo scopo, nei romanzi successivi impariamo a conoscere lui e la sua storia, la sua personalità così complessa e sfaccettata, il suo passato così difficile e doloroso che, già da ragazzino, lo ha messo davanti a sfide insostenibili e ardue. Nel quarto romanzo, infatti, la narrazione si interrompe per dare spazio alla sua giovinezza, ad un lunghissimo flashback in cui, accompagnato da un coacervo di personaggi tutti differenti ma che rimangono bene impressi nel cuore e nella memoria del lettore, il giovane Roland conosce l’amore, la violenza, la morte e, soprattutto, veniamo a conoscenza dei motivi che lo spingono a questo viaggio.

Un mix di generi che funziona e convince

Un altro punto forte de La Torre Nera di Stephen King sono i diversi generi, che si accompagnano alla ricchezza di temi e di ambientazioni. I generi sono, difatti, svariati, e rendono la serie di libri ancora più intrigante e appassionante: alcune scene, decisamente claustrofobiche e macabre, rimandano all’horror più canonico e classico, mentre altre sono più squisitamente fantasy o addirittura fantascientifiche, senza però dimenticare il western, genere che ha influenzato direttamente la figura stessa di Roland. Per quanto riguarda l’ambientazione, invece, questa può sembrare, a primo impatto, tipicamente medievale, ma non mancano riferimenti ad un contesto post – apocalittico, ad un mondo che è ormai andato avanti, in contrapposizione ad una società che è, invece, rimasta barbaramente indietro e in cui vigono regole feroci e spietate; impossibile, in questo senso, non menzionare il riferimento a La lotteria di Shirley Jackson, autrice particolarmente apprezzata dal narratore statunitense.

La vita imita l’arte e l’arte imita la vita

Un altro aspetto decisamente affascinante de La Torre Nera di Stephen King è non solo il grande numero di citazioni e riferimenti a svariate altre opere della sua produzione ma, soprattutto, l’inserimento dell’autore stesso come personaggio; la narrazione fittizia dei romanzi si unisce, in maniera geniale e brillante, alla biografia dello scrittore e ai reali eventi che lo hanno coinvolto, trovando quasi una loro spiegazione negli episodi di finzione narrati nella saga. Questo elemento, unito al gioco metaletterario di inserire nella storia altri romanzi di King che qui trovano la loro ragion d’essere, rende La Torre Nera non solo un’opera coinvolgente e affascinante, ma una lettura totalmente immersiva, in cui l’arte e la vita si uniscono in una maniera del tutto ingegnosa e armonica.

La Torre Nera di Stephen King: un viaggio soprattutto metaforico

Parlavamo, però, del viaggio di Roland come un viaggio fisico e, al contempo, un viaggio di formazione, un viaggio metaforico: se il viaggio ha, difatti, come obiettivo concreto quello di arrivare alla Torre, che è il centro di tutti i mondi possibili, lo scopo metaforico è quello della saggezza e della conoscenza dei grandi misteri dell’universo: arrivare all’ultima stanza della Torre significa, per l’ultimo pistolero, riuscire ad apprendere il senso recondito di tutte le cose e di tutto lo scibile, arrivare dove nessuno è mai arrivato, sapere ciò che nessuno, prima di lui, ha mai saputo. Ma tutto ciò è davvero così importante? È davvero la meta ad essere importante, o è forse il viaggio, l’avventura, l’esperienza, gli amici che si incontrano nel proprio cammino? Non ci resta che scoprirlo insieme a Roland e immergerci in questo viaggio epico tra mondi diversi, personaggi memorabili, atmosfere uniche e vicende appassionanti, che ci coinvolgeranno dalla prima all’ultima pagina. Un viaggio lungo e tortuoso, ma indimenticabile.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

A proposito di Claudia Troise

Laureanda in Lingue, Letterature e Culture dell'Europa e delle Americhe e appassionata di cinema, letteratura e musica.

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