Le intermittenze della morte di José Saramago | Recensione

Le intermittenze della morte di José Saramago | Recensione

Cosa succederebbe se la morte smettesse di fare il suo lavoro? Le intermittenze della morte (2005) di José Saramago è un viaggio fantastico che esplora questo interrogativo senza sfociare in riflessioni filosofiche o metafisiche sulla morte. Le opere di Saramago sono spesso state definite allegoriche, e in questo caso la sua satira mira dritto all’uomo contemporaneo e a una delle principali istituzioni a cui fa capo da sempre: la Chiesa.

Trama de Le intermittenze della morte

In un Paese senza nome, allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre, l’eternità si materializza nella forma più inaspettata: non muore più nessuno. La reazione immediata è di gioia assoluta da parte dei cittadini, ma i problemi non tardano ad arrivare in un mondo in cui la morte non esiste più. Le persone che lavorano per le pompe funebri vengono mandate a casa, così come chi lavora per le compagnie assicurative. L’età continua ad avanzare e gli anziani sono sempre di più, intrappolati in un corpo vecchio e avvizzito, mandando in tilt le case di riposo. I malati terminali sono condannati a soffrire senza poter trovare sollievo nella morte, rendendo terribili le condizioni di vita di queste persone. Tuttavia, presto si scopre che basta portare il moribondo al di fuori del confine per porre fine alle sue sofferenze, e la maphia si dimostra perfettamente in grado di adattarsi a questa situazione: comincia ad organizzare viaggi per far raggiungere la condizione di «caro deceduto», garantendo anche una sepoltura, e il governo si trova a dover lasciare via libera ai criminali.

Il messaggio più provocatorio de Le intermittenze della morte riguarda però la Chiesa, che per la prima volta nella storia entra in crisi: ora che non c’è più nessuno spauracchio e non serve più nessuna resurrezione e, senza paradiso né inferno, «è difficile mantenere vivo il messaggio di salvezza eterna dell’anima». Il sogno di liberarsi della morte, di sconfiggere per sempre la triste mietitrice appartiene al genere umano dall’alba dei tempi, ma senza la morte nessuna religione ha motivo di esistere. Dopo sette mesi, la morte stessa, con le fattezze di donna, decide di porre rimedio al tutto, e inizia a inviare lettere scritte a mano per annunciare ai cittadini la data della loro morte. Solo un violoncellista sfugge alla donna: dopo che la lettera è stata rispedita al mittente per tre volte, la morte è costretta a consegnargliela di persona… non senza prima conoscere la sua vittima. Le intermittenze della morte prosegue fino alla fine con l’inaspettato. Dopo averlo spiato e averlo sentito suonare, la donna/morte si innamora del musicista e i due trascorrono una notte insieme, dopo la quale la morte si addormenta… e «il giorno dopo non morì nessuno».

Considerazioni

Ne Le intermittenze della morte, Saramago cattura il lettore con il suo stile particolare e lo invischia in una rete di proposizioni con una scarsissima presenza di punti e senza la minima punteggiatura per segnalare l’inizio dei dialoghi, riconoscibili solo per l’uso della maiuscola alla prima parola – cosa che invece non è utilizzata con i nomi propri. I luoghi di cui l’autore parla non sono mai definiti, potrebbe trattarsi di una città qualsiasi, tanto che il romanzo può essere classificabile tanto come fantastico quanto come distopico, probabilmente filosofico, o ancora politico. La prospettiva insolita, ironica e controversa, aiuta a mettere in luce il fattore umano dietro gli eventi.

Fonte immagine: Amazon

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