Le rane di Mo Yan: tra girini e neonati

Le rane di Mo Yan: tra girini e neonati

Mo Yan (pseudonimo di Guan Moye) è uno scrittore e saggista cinese, celebre per essere stato il primo intellettuale della Cina a vincere il premio Nobel per la letteratura nel 2012. Fondatore del movimento “letteratura delle radici“, è riconosciuto come il più influente scrittore cinese contemporaneo. Tra le sue opere più famose troviamo Sorgo Rosso. Mo Yan presta molta attenzione al suo luogo natio, la provincia di Gaomi, dove ambienta la maggior parte delle sue opere, compreso il romanzo del 2009 “Le Rane”. Il suo pseudonimo significa “non parlare”, un monito paterno che l’autore ha trasformato nella sua poetica: ciò che non poteva dire a voce, lo urla attraverso le sue opere. Il gioco di parole è centrale anche nel titolo del romanzo: in cinese “rana” (蛙, wā) è omofono di “bambino” (娃, wá) e ricorda il vagito dei neonati.

Gli elementi chiave de Le Rane

Elemento del romanzo Descrizione
Protagonista Wan Xin, un’ostetrica devota al Partito Comunista, la cui vita incarna le contraddizioni della Cina moderna.
Tema centrale Le conseguenze umane e morali della politica del figlio unico, imposta in Cina dal 1979 al 2015.
Ambientazione Gaomi, una contea rurale nella provincia dello Shandong, microcosmo della Cina tradizionale.
Stile letterario Realismo magico, con influenze di Faulkner e Márquez, che mescola storia, folklore e elementi surreali.

La trama del romanzo

Il narratore, Girino, racconta attraverso una serie di lettere la storia di sua zia, la protagonista Wan Xin. La vicenda copre un arco di 50 anni e mostra la povertà durante la rivoluzione culturale, la propaganda maoista, le pratiche disumane di aborto forzato dovute alla politica del figlio unico e il rapido cambiamento della Cina. Wan Xin è un’ostetrica moderna che si oppone alle tecniche “magiche” delle levatrici tradizionali. La sua narrazione assume una tonalità drammatica quando il governo implementa il controllo delle nascite. La sua devozione al Partito la trasforma nello strumento esecutivo dello Stato: contraccezioni, vasectomie e aborti forzati le causeranno uno smarrimento profondo.

Angelo della vita, angelo della morte: il dramma di Wan Xin

La reputazione della protagonista passa da angelo della vita, colei che aveva fatto nascere un’intera generazione, ad angelo della morte. Le donne del villaggio, profondamente attaccate alla mentalità confuciana, desideravano una prole numerosa. Secondo Confucio, infatti, la più grave trasgressione della pietà filiale è la mancanza di un figlio maschio. Per questo le famiglie erano ossessionate dall’avere un erede maschio, al punto che la politica fu modificata per consentire un secondo figlio alle coppie che avevano avuto solo una femmina. Sia nel romanzo che nella realtà, molte donne cercarono di nascondere le gravidanze, ma venivano spesso catturate e costrette ad abortire, a volte morendo nel processo.

Analisi dell’opera: stile e temi

Il romanzo è narrato con un tono di realismo magico che l’autore riprende da Faulkner e Márquez. La descrizione di una piccola realtà rurale, permeata da elementi quasi magici ma realistici, crea atmosfere surreali. Le figure centrali nelle opere di Mo Yan sono spesso le donne, la cui lotta contro un sistema patriarcale e un rigido governo continua ancora oggi. In “Le Rane”, la dicotomia tradizione-modernità è centrale. Wan Xin andrà contro la sua stessa vocazione di generare vita, in virtù di un dovere superiore nei confronti del Partito: lei esegue, anche a costo di tradire la sua stessa famiglia. Nascita e morte, vagiti di neonati e gracidii di rane accompagnano il lettore in un romanzo potente, che interroga su cosa sia giusto e cosa sbagliato, lasciando la protagonista sola con i suoi fantasmi.

Fonte “Le Rane di Mo Yan: tra girini e neonati”: copertina del libro

Articolo aggiornato il: 12/09/2025

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