Mato Grosso, il nuovo libro di Ian Manook (recensione)

Mato Grosso il nuovo libro di Ian Manook (recensione)

Ian Manook, giornalista, scrittore ed editore francese, ha da poco pubblicato per Fazi editore, Mato Grosso,  nell’ambito della collana “Darkside” (tradotto da Maurizio Ferrara). Dopo la fortunata trilogia “Yeruldelgger” (Yeruldegger, Morte nella steppa del 2016, Yeruldegger 2, Tempi selvaggi del 2017, Yeruldegger 3, La morte nomade del 2018, tutti editi da Fazi per la collana “Darkside” e per i quali lo scrittore ha avuto vari riconoscimenti, tra cui il Prix SNCF du polar) ambientata in Mongolia, Ian Manook, con Mato Grosso ci invita a conoscere un Brasile tropicale, ombroso e affascinante fatto di avventura, mistero e corruzione.

Mato Grosso, la trama

Siamo in Brasile, a Rio de Janiero. Lo scrittore Haret, autore di un bestseller intitolato “Romanzo brasiliano”, viene preso in ostaggio e dovrà rispondere delle scelte narrative del suo libro pubblicato ormai trent’anni fa. Molte persone sono morte a causa sua, a causa della sua penna. Almeno questo gli fa credere Figueiras, ex poliziotto conosciuto trent’anni prima proprio in Brasile, durante l’inondazione del Pantanal nel Mato Grosso, della quale Haret scrive anche nel suo libro. Figueiras decide di vendicarsi di Haret, colpevole di essere un assassino nella finzione o lo è anche nella realtà? Mato Grosso è un libro dove realtà e finzione non hanno confini  ben definiti e, quindi, finiscono per mescolarsi.

Ian Manook e Mato Grosso

Ian Manook, autore affermato, riesce a mettere insieme, in Mato Grosso, stili narrativi differenti che vanno dal noir al romanzo d’avventura, combinando caratteristiche letterarie tipiche della narrativa francese a quelle più prettamente americane. Pertanto, Ian Manook si conferma ancora una volta, come nei romanzi precedenti, uno scrittore di spessore, in grado di emozionare i suoi lettori con descrizioni accurate dei luoghi in cui si snoda la trama del romanzo. Saranno i luoghi i veri protagonisti del romanzo. Con Mato Grosso Ian Manook trasporta il lettore fisicamente in Brasile, nel Pantanal, pianura considerata il secondo ecosistema più grande del mondo, situata vicino all’Amazzonia e alla quale si accede attraverso la Transpantaneira, strada sterrata e incompiuta. Si legge di caimani, boa e di giboia delle paludi, di notti umide,  di torpore dei pomeriggi brasiliani, di stagioni delle piogge. Così come la natura viene descritta in maniera violenta ed estrema, allo stesso modo i sentimenti che si ritrovano in Mato Grosso vanno dall’amore sfrenato, alla passione che può condurre, talvolta, alla violenza e alla morte.

“E Dio mi è testimone che, se ci fosse altrettanta gente per portare alle labbra il frutto polposo dei suoi parti di quanta ce n’è per ricamare le sue ghiande secche sul bicorno, il mondo potrebbe addormentarsi nell’eterno torpore di un pomeriggio brasiliano, a Cuaibà”

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A proposito di Rita Giordano

Sono laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche e mi occupo di progettazione sociale per il No Profit. Mi definisco curiosa e appassionata verso l’arte in tutte le sue forme: amo scrivere, dipingere ma soprattutto leggere, tanto da andare in astinenza se non leggo per più di un una settimana. Ho collaborato con varie riviste specializzate (Storie, Cevitasumarte, Guerra e Pace, Eco delle città).

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