Moby Dick di Herman Melville, un romanzo epico e polifonico?

Moby Dick

Moby Dick di Herman Melville, alla scoperta di un romanzo statunitense che è divenuto uno degli esempi dell’epica moderna

Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto.

Questa è la traduzione italiana, curata dal romanziere Cesare Pavese ed edita da Adelphi, di uno dei classici della letteratura angloamericana: Moby Dick o La Balena di Herman Melville. La vicenda del giovane Ismaele, che narra del suo arruolamento nell’equipaggio del capitano Acab per cacciare balene e capodogli, è (senza dubbio) raccontata in uno dei libri più famosi del canone occidentale.

Moby Dick fu pubblicato nel 1851 ma, come  oggi nessuno immaginerebbe, non riscosse molto successo presso i lettori ottocenteschi. La riscoperta di quest’opera avvenne solo nel XX grazie all’interpretazione critica del poeta inglese David Herbert Lawrence, il quale (assieme a Carl Van Doren e Lewis Mumford) elogiò le capacità artistiche di Melville.

Moby Dick, un romanzo polifonico dove uomini diversi seguono la follia del capitano Acab

La studiosa Elisabetta Bartoli, in una voce dell’Enciclopedia Europea edita da Treccani, ritiene che nome del protagonista dell’opera, ossia Ismaele, faccia riferimento al figlio ripudiato di Abramo e (per questo motivo) tale personaggio diventa la voce degli orfani e degli esuli. Infatti, una moltitudine di etnie popola la nave Pequod del capitano Acab: l’australonesiano Queequeg (proveniente dai mari australi), il gigantesco africano Daggoo, il nativo americano Tashtego e il farsi Fedallah, assieme a Starbuck, Flask e Stubb e numerosi marinai. Ad essi si aggiungono il già menzionato capitano e il mostruoso capodoglio albino. 

Nella Bibbia Ahab\Acab è un sovrano di Israele, il quale si macchia del crimine di sostituire il culto del Dio di Abramo con  Baal e per questo “commise molti abomini, seguendo gli idoli”, come riportato nel Libro dei Re. Proprio come il suo omologo biblico, il capitano Acab è ossessionato da un terribile idolo: Moby Dick. La mostruosa creatura del mare è interpretata come l’incarnazione del Male e deve essere uccisa ad ogni costo; in quanto,  il cetaceo aveva divorato la gamba dell’uomo durante uno scontro in mare.

Moby Dick, un romanzo epico sul quale si fonda la cultura otto-novecentesca

Leggendo Moby Dick il lettore ha l’impressione di trovarsi davanti ad un’opera monumentale, un romanzo mastodontico che non vuole solo raccontarci la vicenda del capitano senza gamba e del capodoglio, ma vuole anche conservare un determinato sapere e si avvale di immagini bibliche o epiche.

Il critico letterario Franco Moretti sostiene, tra le pagine del suo saggio Opere mondo, che Moby Dick voglia costruire una nuova tradizione epica; anzi, che sia un prodotto di una nuova concezione di tale genere letterario:

Faust, Moby Dick, L’anello del Nibelungo, L’Ulisse, Cantos, La terra desolata, L’uomo senza qualità, Cent’anni di solitudine. Questi non sono libri qualsiasi. Sono monumenti. Testi sacri: che l’Occidente moderno ha a lungo scrutato, cercandovi il proprio segreto. Eppure, la storia letteraria non sa bene che farne. Li tratta come fenomeni isolati: casi singoli, stranezze, anomalie. Il che, naturalmente, è possibile. Ma è possibile una o due volte: non sempre. Con anomalie così numerose […] è assai più probabile che ci sia qualcosa di sbagliato nella tassonomia di partenza. (Franco Moretti, Opere mondo, Torino, Einaudi, 1990, p. 11)

Insomma, se il mondo antico aveva eletto come capolavori della letteratura l’Iliade e l’Odissea di Omero, le Argonautiche di Apollonio Rodio, l’Eneide di Virgilio, Le Metamorfosi di Ovidio o quelle di Apuleio (il quale viene considerato un vero e proprio antenato del romanzo moderno assieme al Satyricon di Petronio, il quale mescola versi e prosa), così anche il mondo otto-novecentesco aveva bisogno di nuove opere come fondamento della propria cultura. Opere mondo illustra il caso di romanzi e raccolte poetiche con caratteri enciclopedici e con una grande ambizione: raccontare e raccogliere tutto il sapere in un gigantesco volume, gettando le basi del nostro canone letterario e della nostra civiltà. Dal momento che il poema epico non era più in voga, si scelse la forma della prosa romanzesca rispetto alla poesia.

Quali sono le differenze tra il romanzo e il poema epico? È possibile l’incontro tra due generi letterari diversi?

Moretti osserva una caratteristica particolare del romanzo di Melville: la polifonia. Rifacendosi alle tesi del critico letterario russo Michail Bachtin: l’epica è una forza centripeta, poiché  il suo compito è quello di porsi come testo fondante di una cultura nazionale e, per tale motivo, la sua narrazione “convergerebbe” verso un determinato punto; invece, il romanzo, nato in contesti borghesi e frutto di una cultura non aulica, possiede una forza centrifuga e decentralizzante (il caso de’ I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, assistiamo a tantissimi viaggi del noto protagonista così come Robinson Crusoe di Daniel Defoe).

Questa distinzione continuò fino al Settecento, ma, nel secolo successivo, con il Romanticismo e la diffusione dell’idea dello stato-nazione borghese, forte e centralizzato, il romanzo acquisì una forza uguale all’altro genere letterario. L’epica è contrassegnata dalla polifonica ed anche un romanzo epico, come quello scritto da Melville, possiede tali caratteristiche. Moretti definisce la storia di Moby Dick quella di una polifonia perduta.

Ritornando al discorso precedente, tantissime sono le etnie sulla nave, così come molte sono le preghiere pagane che si avvertono nel capitolo Mezzanotte. Il castello di prua (l’insieme delle preghiere è «definito [un’] orgia infernale di una ciurma pagana»), così come l’incontro con altre navi e l’esplorazione di quasi due terzi del globo terracqueo. Il critico letterario ritiene che l’oceano di Melville sia un ambiente molto più chiuso e ristretto rispetto al Mediterraneo di Omero.

Se il poeta greco, attraverso i versi dell’Odissea, ci permette di incontrare altri popoli, esseri mostruosi o divinità, Melville con Moby Dick ci offre principalmente il duello tra un uomo e una creatura della natura. Acab è il rovescio di Ulisse e «per lui l’universo intero è solo un fondale marino. È un mondo chiuso, il suo, stretto: fatto di una sola creatura, nel cui bianco si concentrano tutti i colori dell’universo, e tutti scompaiono». (Moretti F., Opere Mondo, cit., pp. 69-70).

L’opera perfetta che racconta la nascita degli Stati Uniti, la questione delle diverse voci sulla nave Pequod e nel continente nordamericano

Infine, tutte queste voci si riducono ad una sola grande voce: quella di Ismaele. Il giovane protagonista è colui che racconta questo mondo ai lettori di Moby Dick. Una voce che raccoglie tutte le altre ed arriva a ironizzare su determinate situazioni:

Ma Stubb, Stubb mangia la balena alla luce del suo olio, no? e ciò si chiama aggiungere al danno le beffe, vero? Dà un’occhiata al manico del tuo coltello, o incivilito e illuminato che stai pranzando con arrosto di bue; di che cosa è fatto quel manico? di che cosa, se non delle ossa del fratello del bue che stai mangiando? E con che cosa ti stuzzichi i denti, dopo che hai divorato quell’oca grassa? con una piuma dello stesso volatile. E con che penna scrisse le sue circolari il segretario della Società per la Soppressione delle Crudeltà usate alle Oche? È appena un mese o due che quella società ha votato una decisione di non usare se non penne d’acciaio. (Herman Melville, Moby Dick, a cura di Cesare Pavese, Milano, Adelphi, 1987, p. 65)

Ismaele pone delle domande al lettore, lo interroga e offre spunti per riflessioni ironiche. In conclusione, Moretti afferma che la capacità di Melville è quella di raccogliere tutti i codici della natura e della cultura e riunirli in un unico “super-codice” morale, raccogliere la polifonia in una sola voce.

D’altronde, anche il poeta Walt Whitman (autore della raccolta di poesie Foglie d’erba) afferma che la neonata cultura americana si basa sulla polifonia di voci, di origine diversa. Lo stesso Melville in Redburm ribadisce «L’America è popolata da gente di ogni nazione, e ogni nazione può dichiararla sua».

Fonte immagine di copertina: Wikipedia Commons

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024. Sono stato un lettore onnivoro fin da piccolo e un grande appassionato di libri e di letteratura, dai grandi classici letterari ai best-seller recenti, e grande ammiratore dei divulgatori Alberto e Piero Angela. Oltre ad adorare la letteratura, la storia antica e la filosofia, sono appassionato anche di cinema e di arte. Dal 26 gennaio 2021 sono iscritto all'Albo dei Giornalisti continuando a coltivare questo interesse nato negli anni liceali.

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