Poesie di Vivian Lamarque, le 5 più belle

Poesie di Vivian Lamarque, le 5 più belle

Vivian Lamarque, nome d’arte di Vivian Provera Pellegrinelli Comba (1946), è una poetessa, scrittrice e traduttrice italiana. Ha tradotto, tra gli altri, Prévert e Baudelaire; il suo primo libro, Teresino, ha vinto il Premio Viareggio Opera Prima nel 1981, a cui sono seguiti numerosi premi per le opere successive, tra cui anche libri di fiabe per cui ha vinto il Premio Rodari (1997) e il Premio Andersen (2000). Nel 2018 ha ricevuto la Laurea Apollinaris Poetica dall’Università Pontificia Salesiana di Roma. Dal 1992 scrive inoltre sul Corriere della Sera ed ha una rubrica fissa su TV Sette.
Le poesie di Vivian Lamarque sanno essere profonde e intense, arrivando a toccare il cuore dei lettori.

Le 5 poesie più belle di Vivian Lamarque

1. Il signore nel cuore

Il signore nel cuore, tra le poesie di Vivian Lamarque più belle, parla di come le persone amate ci entrano nel cuore e restano lì per sempre. La poesia è molto breve e semplice ma riesce ad esprimere tantissimo, come se ci fosse un romanzo intero in 5 versi: il nostro cuore è la casa delle persone che amiamo e che ci amano. 

Le era entrato nel cuore.
Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie le era entrato nel cuore.
E lì cosa faceva? 
Stava.
Abitava il suo cuore come una casa.

2. Poesia Illegittima

Tra le poesie di Vivian Lamarque, Poesia illegittima parla del potere della poesia di essere come una figlia: la poesia è così personificata in uno degli affetti più cari, una figlia che nasce dalla mente e non dal grembo della madre, una figlia illegittima dell’immaginazione.

Quella sera che ho fatto l’amore

mentale con te

non sono stata prudente.
Dopo un po’ mi si è gonfiata la mente.
Sappi che due notti fa,

con dolorose doglie,

mi è nata una poesia illegittimamente.
Porterà solo il mio nome

ma ha la tua aria straniera. Ti somiglia.
Mentre non sospetti niente di niente,

sappi che ti è nata una figlia.

3. Il signore sognato

Il signore sognato parla di quanto sarebbe bello vivere nella nostra immaginazione. La vita immaginaria è definita splendida, anzi splendidissima, e in essa la poetessa si sente prediletta, scelta, come la protagonista del suo stesso animo, in cui la realtà è addirittura abdicata. Le poesie di Vivian Lamarque riescono, quindi, a trasportare in un mondo immaginario da favola.

Splendidissima era la vita accanto a lui sognata. 
Nel sogno tra tutte prediletta la chiamava.
E nella realtà?
La realtà non c’era, era abdicata.
Splendidissima regnava la vita immaginata.

4. A vacanza conclusa

A vacanza conclusa, una delle poesie più profonde di Vivian Lamarque, è una riflessione sulla morte. Il senso di fine percorre l’intera poesia: la fine di una vacanza sarà simile alla fine della nostra vita? In fondo, chi può saperlo…ma la nostalgia potrebbe essere il filo comune tra le due esperienze.

A vacanza conclusa dal treno vedere
chi ancora sulla spiaggia gioca si bagna
la loro vacanza non è ancora finita:
sarà così sarà così
lasciare la vita?

5.Strano le era parso (delirio 2)

Strano le era parso è una storia che racconta di come un amore non si perda mai, ma resti sempre con noi, nel nostro mondo e nella nostra anima. La poetessa, in partenza per Cagliari, intravede un certo Ics sull’aereo, ma subito dopo, pur cercandolo in ogni dove, non riesce più a trovarlo. Eppure legge il suo nome ed il suo cognome sul cartello dell’attendipersone, ma a ben guardare c’è una vocale diversa. E, come in tante altre poesie di Vivian Lamarque, c’è un interrogativo finale: sarà per questo che lei lo ha perso? Sarà per questo che perdiamo talvolta le persone che amiamo? Per una svista o per un incomprensione? Al lettore la risposta è lasciata aperta.

Strano le era parso di intravederlo sul volo
per Cagliari, anzi da Cagliari, lei posto davanti causa
claustrofobia, Ics posto mediano perché sta benone
ma poi niente svanito, nemmeno sulla scaletta c’era
nemmeno nella navetta né nel tunnel né al ritiro
bagagli né al senza bagagli, svanito, però poi ecco la prova:
il suo cognome sul cartello di un attendipersone
allora lei si è avvicinata tanto al cartello non l’ha più lasciato
lì ha messo minuscole radici, l’attendipersone invece
si è arreso è andato via, lei l’ha rincorso scusi potrebbe
per favore prestarlo a me il suo cartello gli ha chiesto?
Ma poi a guardarlo bene il cartello, quel nome era per una vocale
diverso, allora sarà per questo che lei lo ha perso?

Fonte immagine: Pixabay

A proposito di Rosalba Rea

Sono Rosalba, amo leggere e imparare cose nuove. Scrivere poesie è sempre stata la mia passione più grande.

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