Qual è la differenza tra fiaba e favola? Scopriamola insieme

Differenza tra fiaba e favola

Qual è la differenza tra fiaba e favola?

Tutti i bambini amano le fiabe e le favole: sono spesso oggetto dei racconti della buonanotte, tra i ricordi più cari dell’infanzia, ma sono anche oggetto di molti dei più famosi film d’animazione Disney.
Come dimenticare La Sirenetta, la storia della Ariel del film Disney così diversa, nell’epilogo, dal racconto dell’autore danese Hans C. Andersen? 

Favola e fiaba sono due generi letterari di intento pedagogico, generi di tradizione orale e popolare molto diffusa e differenziata a seconda dei paesi. Anche se la struttura narrativa è pressoché identica, presentando un intreccio piuttosto semplice composto da una situazione iniziale che presenti i personaggi, uno svolgimento ed una conclusione, che di solito vede trionfare il bene sul male e/o impartisce una morale, fiaba e favola non sono sinonimi ma sono due tipologie testuali differenti, due modi diversi di raccontare una storia. Scopriamo le differenze tra i due generi.

Dai racconti della buonanotte ai film d’animazione della Disney: qual è la differenza tra fiaba e favola? 

Prima di discorrere della differenza tra fiaba e favola, ci si soffermerà sulle analogie tra i due generi presi in esame. Si tratta di testi solitamente destinati ad un pubblico di bambini, anche se i loro messaggi, contenuti nella morale, sono tutt’altro che banali e scontati, e le origini di questi generi sono piuttosto antiche: la favola risale ad Esopo (VI a. C.), la fiaba è più recente. Entrambe le parole derivano dalla stessa radice latina (for-faris-fatus sum- fari: parlare, raccontare) e si riferiscono a due generi che, con lievi differenze, si basano sull’invenzione e presentano irreali (ad esempio un animale parlante) o addirittura sovrannaturali (creature come draghi, fate e streghe e/o situazioni che prevedano l’uso della magia). 

La favola è un genere letterario caratterizzato dall’intento pedagogico e dalla presenza di animali, che di solito simboleggiano vizi e virtù umane (ad esempio, la volpe simboleggia la furbizia). Lo scopo della favola è quello di impartire, attraverso un breve intreccio che vede i personaggi, di solito animali antropomorfizzati, agire impersonando un vizio o una virtù, una lezione. L’ambientazione è di solito appena accennata e funge soltanto da sfondo alla vicenda, che si conclude nel giro di poche righe. Emblematica del genere è la storia della cicala e della formica, famosissima favola di Esopo che mette a paragone una prodiga formica ed una cicala spensierata, che non si preoccupa che dell’oggi, la cui morale è: “chi nulla fa, nulla ottiene”. La cicala, infatti, avendo trascorso tutta l’estate a cantare, non ha pensato a far provviste per l’inverno e, quando questo sopraggiunge, si reca dalla formica, che ha trascorso tutta l’estate a far provviste, per chiederle ospitalità e riparo, cosa che le viene negata.
Non sempre nella favola è il bene a trionfare: capita talvolta che sia il personaggio identificato dal lettore come “buono” ad avere la peggio, quando la morale lo prevede, come nella favola Il gatto e il topo, nella quale un topo fin troppo ingenuo viene tratto in inganno e divorato da un gatto scaltro, ed è questa una importante differenza tra fiaba e favola
Anche la fiaba. come quella russa, può avere intenti pedagogici o di puro diletto, e si caratterizza rispetto alla favola per la presenza di creature umane che vivono avventure straordinarie con personaggi dai poteri sovrannaturali. Il racconto è sempre a lieto fine e vede il bene trionfare sul male. Sia nella favola che nella fiaba, infine, troviamo un personaggio nel ruolo di protagonista positivo, l’eroe, ed uno o più personaggi nel ruolo di antagonista. Un esempio di tale genere è la già citata Sirenetta di Andersen (il cui lieto fine, in contrasto col film d’animazione, è costituito dalla trasformazione della giovane in figlia dell’aria e l’approdo in paradiso) o Cenerentola,  fiaba della quale esistono moltissime versioni, ma in questa sede si analizzerà quella dei fratelli Grimm che ha ispirato il film d’animazione Disney: la giovane protagonista, nel suo lieto fine, sposa il principe che si è innamorato di lei durante il ballo al quale è riuscita a partecipare grazie all’aiuto della fata madrina, che le ha procurato, per l’occasione, una carrozza, un bellissimo vestito e le scarpette di cristallo che hanno condotto a lei il suo principe azzurro. L’eroina della storia è premiata con un matrimonio da sogno, che le regala felicità ed elevazione sociale, mentre le antagoniste, la matrigna e le sorellastre, sono punite dalla loro stessa invidia e dalla cecità che le coglie il giorno del matrimonio di Cenerentola.

A proposito di Giorgia D'Alessandro

Laureata in Filologia Moderna alla Federico II, docente di Lettere e vera e propria lettrice compulsiva, coltivo da sempre una passione smodata per la parola scritta.

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