Quando muore un amore di Matteo Carlesi | Recensione

Matteo Carlesi: Quando muore un amore. Storie di lutto e memoria - Recensione

Scopriamo insieme il volume Quando muore un amore di Matteo Carlesi: una nuova silloge poetica. Il poeta toscano, autore di questo splendido volume edito dalla casa editrice romana Controluna Edizioni CE, è stato sotto la direzione editoriale della nota poetessa e scrittrice Gloria Vocaturo. 

Chi è Matteo Carlesi, l’autore di Quando muore un amore?

Matteo Carlesi, nato nel 1982 a Pontedera, laureato in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche (CTF), lavora da sempre nel settore farmaceutico. Vive a Villa Campanile, nella campagna toscana, insieme a Nozzi, il suo gatto rosso. Nel tempo libero si dedica al giardinaggio, alla musica e alla lettura, soprattutto di saggi di arte e storia medievale. Ama viaggiare e collezionare libri, fumetti e action figures. 

Quando muore un amore. Storie di lutto e memoria di Matteo Carlesi: uno sguardo generale alla silloge

La raccolta di poesie di Matteo Carlesi è dedicata ad A. Quest’iniziale fa riferimento all’amato perduto, Andrea. Ad aprire la silloge sono le citazioni a due testi: La prima cosa bella di Malika Ayane e Vorrei di Francesco Guccini, dedicati ovviamente sempre all’amato. 

La Prefazione a Quando muore un amore di Matteo Carlesi è affidata al noto poeta Davide Rocco Colacrai che così ci descrive il volume e il suo creatore: «L’autore ci affida – nudo e vulnerabile, e cruda nella sua verità – la sua storia personale (…) una storia che siamo chiamati ad ascoltare attentamente, senza paura (…) una storia a cui dobbiamo accostare l’orecchio con la massima delicatezza, perché insieme all’autore ne siamo noi i custodi; una storia intima e fragile che ci disarma e ci rende più umani, più veri nella consapevolezza che niente è immortale». Nella Prefazione, Davide ci riassume in modo essenziale il duplice aspetto antitetico di questa raccolta: una parte fatta di rabbia e dolore straziante per la perdita, l’altra in cui si accetta di dover convivere con il ricordo e si giunge alla ricerca di sé. La silloge è, infatti, molto introspettiva, dal momento che il poeta si mette a nudo in un’epoca in cui vi sono ancora pregiudizi rispetto all’amore omosessuale. Ma l’amore, di qualsiasi natura esso sia, fa soffrire e vivere tutti allo stesso modo. Il volume di Matteo Carlesi è, come ben ci anticipa Colacrai, «una favola capovolta» in cui la storia inizia dalla fine, per andare poi a ricostruire, tramite i ricordi, la figura dell’amato. 

La silloge, composta di due parti divise da un intermezzo, raccoglie ben 46 poesie dell’autore sull’accettazione della perdita dell’amato. Un percorso che va a costruire il suo ricordo, imprimendolo nero su bianco tra dolore fisico e accettazione morale della perdita.  

Parte I, In morte di A.Il dolore

Come anticipato, Quando muore un amore di Matteo Carlesi inizia dalla fine. La poesia Tramonto evoca la scoperta della malattia di A., quando anche l’ultima speranza è stata spezzata. Come il sole che dà spazio alla notte, così il buio ha avvolto i due innamorati quando A. si è spento. 
Essi si ritrovano poi in Ospedale, come il titolo della poesia successiva, in cui ormai tutto ha già perso colore, lasciando spazio a un grigio che ben si addice al mese di novembre: piove e i colori vivaci del tramonto sono andati via insieme alle speranze di un loro futuro insieme. 
Più tempo (la malattia) è una delle poesie più angoscianti della raccolta di Matteo Carlesi: mentre l’autore ha già capito che manca poco alla fine del loro presente e per questo avrebbe voluto più tempo per stare insieme, il suo amato sogna il loro futuro, finché la morte ha spazzato via anche le sue speranze e i suoi desideri. 
Adesso che l’amato non c’è più, tutto il mondo sembra essersi fermato in un funerale per la sua perdita. Non c’è più alcun odore, colore, suono. Tutto si è fermato, come i battiti del suo cuore. All’autore pare che questo momento di stallo durerà per sempre. 
Manca l’aria: è l’effetto che fa questa stessa poesia sul lettore. L’angoscia è così forte che ti toglie il respiro. L’autore fa fatica a respirare da quando non c’è più A. 
Maledetto è tutto ciò che gli ricorda lui, soprattutto il fatto che lui non tornerà. 
Rosa bianca è il fiore dell’innocenza e dell’amore puro, accostato in questo caso al corpo che giace nel suolo di una terra fredda. 
Manchi ai miei occhi è una poesia in cui l’autore sente una mancanza estenuante del suo amore: gli manca con tutto sé stesso, manca a ogni parte e organo del suo corpo. 

Angoscia (il mio amore è morto) è una poesia di versi spezzati, così come spezzato è il loro amore,  rimasto senza speranze e arido come può esserlo un campo senza l’amore di qualcuno che si prenda cura di lui. 
L’attesa è quella che prova l’autore verso la Morte. Non sopporta più di vivere nel dolore e nell’agonia, preferirebbe che arrivasse la sua ora a mettere fine a tutto il male. 
Noi è l’antitesi tra il passato e il presente. Con l’amato, l’autore era come un’edera rigogliosa. Adesso, senza di lui, è come un ramo secco. 
Melanconia è sicuramente uno dei sentimenti che più si accosta al dolore e alla mancanza della persona amata, che qui diventa un albero, sradicato dal cuore del poeta e trapiantato nel suolo. 
Le tue foto sono l’unica documentazione concreta del passato che diventa presente: le memorie riaffiorano al solo osservare i bei momenti felici trascorsi con l’uomo della propria vita; ma al ricordo dei gioiosi attimi impressi su carta si aggiunge quello del lutto e del vuoto incommensurabile insito nel petto dell’autore. 
L’ibisco secco (per Cutro) è un rimando, ancora, alla terra arida e non più fertile da quando l’amato non è più presente.  
Solitudine, o della morte è una poesia in cui il poeta chiede alla solitudine, sua unica compagna ormai, di portarlo via, di porre fine alla sua sofferenza e, quindi, morire. 
Il poeta prosegue con Vento, a cui chiede di portare le sue parole e farle volare verso il suo amato, così che possa sapere quanto lo ama e quanto si strugge a vivere una vita senza lui. 
Mai più è il giorno in cui il suo dolce amato tornerà  da lui, in cui potrà di nuovo guardarlo e sfiorargli il viso. Il «per sempre» dei giorni felici e dell’amore eterno è una promessa infranta, poiché il loro futuro insieme è stato spezzato. 

È il giorno di Pasqua e Matteo Carlesi ci porta in un giorno felice di due innamorati che festeggiano insieme. Ora, senza l’altro, è solo e basta il pensiero di una festa senza il suo amore a renderlo ancora più malinconico e solo. 

Intermezzo. Miscellanea

Dammi un bacio è il desiderio di un uomo innamorato desideroso di baciare colui che ama, in una gioia fragorosa che lo trascini in un caos quale la felicità mai provata. 
Sulle rovine degli antichi ci ricorda quanto noi uomini siamo null’altro che atomi e polvere, piccole particelle che vivono brevemente per poi ritornare dove son nati. In una breve poesia di Quando muore un amore intitolata È la vita, in cui ogni parola è densa di significato, Matteo Carlesi sintetizza la gioia di vivere che irrompe nell’oscurità.  

Siamo sogni ci ricorda nuovamente ciò che siamo noi uomini: siamo evanescenti. 
Sorridi è un promemoria del fatto che bisogna vivere in modo positivo, anche solo per il motivo di essere amati e di amare: l’amore vero e puro è quello che ci fa sorridere. 

Parte II. In memoria di A. – Matteo Carlesi ne ricorda con gioia i bei momenti

Andrea è la poesia che apre la seconda parte. Finalmente, conosciamo il nome intero di A., in una poesia di Quando muore un amore ricca di ammirazione e amore, i sentimenti che Matteo Carlesi prova verso l’amato. Quest’ultimo viene descritto con tutta la stima e il bene che l’autore prova per lui in tutti i suoi aspetti, dal suo meraviglioso carattere al suo semplice ma gioioso viso. 

Sax è lo strumento suonato da Andrea, amante del jazz, che con il solo suonare riempiva di felicità il poeta. 
Avevamo un sogno ci racconta dei desideri futuri di due innamorati che insieme si promettono che tutto andrà per il verso giusto se rimangono uniti, nel modo più innocente e speranzoso possibile. I sogni, però, sono rimasti tali. L’unica cosa vera è la memoria che il poeta ha dell’amato: una memoria ricca di ricordi felici, ringraziamenti sinceri e dell’amore puro che provavano l’un per l’altro. 
Amore mio amore è un’ode all’amore e all’amato, poiché la fine di una vita non implica la fine dell’amore, sentimento che il nostro poeta continuerà a provare. 

Ovunque è la percezione di sentire il proprio amato in ogni cosa bella della natura, nella primavera appena iniziata, nei fiori che stanno sbocciando. 
Niente di più ci ricorda che l’amore può bastare e, forse, è l’unica cosa che conta. 
Firenze, Sicilia, Trieste e Pistoia sono i luoghi in cui i due amanti hanno condiviso il loro amore e i loro momenti più vivi e felici, di cui il poeta ricorda in modo dettagliato ogni istante. 
Vorrei è il desiderio di poter rivedere per un’ultima volta il suo amato, di poter accarezzarlo e guardarlo negli occhi, immaginando ciò che si sarebbero detti. 
Notte è il momento della giornata in cui pensiamo di più e chiaramente il nostro poeta dedica i momenti che precedono il sonno al pensiero e al ricordo del suo amato, fino ad avvertirne la presenza, prima di chiudere gli occhi. 
La geografia del tuo viso è il titolo della poesia in cui l’autore ci descrive Andrea come se stesse disegnando una cartina geografica e lo fa nel modo più dettagliato possibile: il viso dell’amato diventa morfologicamente un tutt’uno con la natura. 
Autunno è la stagione in cui l’autore perde il suo amore e la natura tutt’intorno diventa secca e la nostalgia aumenta. 
Piove mentre le lacrime del poeta scorrono sul suo viso, ma ad arrestarle è proprio il ricordo di un viso rassicurante: quello di Andrea.  
Arriva poi il Compleanno di Andrea e lo scrittore ricorda quelli felici trascorsi insieme, mentre adesso tutto  è silenzioso e tace, poiché non vi è nessuno da festeggiare. 

Sera di novembre è una sera nebbiosa in cui l’unica luce che la rischiara è quella dei ricordi che diventano lanterne, finché non si dissolvono. 
Presepi ricorda la tradizione dei due innamorati di addobbare di presepi la casa in occasione di ogni Natale, quasi facendo a gara tra di loro; ma adesso, farli senza l’altro, non ha più senso e non ha lo stesso valore. 

Una famiglia era ciò che Matteo Carlesi aveva proposto ad Andrea, ma quest’ultimo gli rispondeva che loro due già lo erano insieme. È anche una poesia di denuncia contro le persone che non credono al valore religioso di un matrimonio tra due uomini: dove c’è amore, c’è anche Dio.  
In Davanti alla tua foto il poeta si ritrova a parlare con il suo amato tramite una sua foto, sperando che gli arrivino tutte le parole che ha da dirgli. In Ti porto con me lo scrittore porta con sé Andrea ovunque, in ogni luogo perché, finché il suo amato si troverà nel suo cuore, non lo abbandonerà mai. 
Commiato è il saluto che Matteo dà ad Andrea davanti alla sua foto, chiedendosi se i loro sogni erano gli stessi, confessando che lo ama ancora, perché l’amore non è finito. 
Una sola ultima parola è proprio «Amore»: l’unica rimasta a dare un’eco nella sua solitudine. 

Nell’Appendice, Matteo Carlesi descrive Andrea e il loro incontro nel marzo 2008, fino alla loro convivenza insieme. La loro storia termina purtroppo con la scoperta della malattia nell’estate del 2022 e la definitiva fine a gennaio 2023. È così che ha deciso di dedicargli una raccolta di poesie che passa dal dolore straziante all’accettazione e alla forza che deriva dai ricordi di chi resta. 

Considerazioni finali 

La coppia dei due innamorati viene dunque interrotta bruscamente della malattia e dalla conseguente morte di Andrea. Matteo Carlesi non ha più accanto fisicamente il proprio amato, ma il ricordo che ne ha di lui è ben presente e vive attraverso i bei momenti a cui si aggrappa costantemente. Le due parti della raccolta sono in netto contrasto tra loro: nella prima Matteo Carlesi affronta il dolore straziante come conseguenza della perdita, del rifiuto ad accettare che quella persona non è più accanto a noi; la seconda è la pura accettazione della morte del proprio partner, che grazie ai ricordi continua a riecheggiare con le sue risate e le sue parole piene d’affetto. In questo passaggio tra le due parti ci avviciniamo alla vera espressione di una persona che tocca con mano il dolore e attraversa le varie fasi della sofferenza di una perdita. Tra le due parti capiamo il valore della vita ma anche quanto siamo piccoli di fronte ad essa. 

La differenza tra le due parti è quella del vuoto creato dalla morte dell’amato, con la perdita dei colori e dei propri organi, come nella poesia Angoscia, in cui chi resta sente di non appartenere più ad alcun posto. L’amore è morto insieme alla sua persona e il mondo non ha più gioie da condividere con lui. Nella seconda parte, con la poesia Ovunque i colori riprendono vita insieme al ricordo della persona amata, che sembra rinascere con il ritorno della primavera. La speranza viene riacquisita insieme agli organi che riprendono a funzionare, a sentire i profumi, a vedere i fiori, a portare acqua nel suo cuore che prima era secco, senza sentimenti. Ora, tutte queste sensazioni ricompaiono e il suo amore ha ripreso a vivere. C’è una netta differenza tra le due parti così come quella tra le diverse stagioni: la primavera e l’autunno, il primo incontro e la scoperta della fine. Molti termini hanno a che fare proprio con la natura, tema molto a cuore al poeta, come possiamo ben notare dai versi delle sue poesie. I colori anche fanno la differenza: il grigio e il nero da una parte e i colori dei fiori, della natura e delle città dall’altra.   

Alla fine, Matteo Carlesi ci aiuta a capire come trarre forza da questo dolore, per continuare a sopravvivere e a far vivere il nostro amato ricordandolo. Il ricordo oltrepassa la materialità della morte e si avvicina quanto più alla vita, alla nostra. È proprio vero, quindi, che chi è amato non morirà mai perché, come scrisse la poetessa Emily Dickinson, «Chi è amato non conosce morte, perché l’amore è immortalità, o meglio, è sostanza divina. Chi ama non conosce morte, perché l’amore fa rinascere la vita nella divinità».

Fonte Immagine in evidenza: copertina ufficiale del libro

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