Una vita violenta di Pier Paolo Pasolini | Recensione

Una vita violenta di Pier Paolo Pasolini | Recensione

Una vita violenta è un libro di Pier Paolo Pasolini, pubblicato nel 1959 da Garzanti. Sicuramente Pier Paolo Pasolini, tenendo conto delle sue peculiarità di scrittore ed autore, è stato colui che è riuscito a far parlare di sé spesso, facendosi conoscere anche da coloro che non sono appassionati di letteratura e persino da quanti addirittura non l’apprezzano. Una vita violenta, apre un percorso narrativo, che segna un primo tentativo di prosa da parte dell’autore: Pasolini prova, rappresentando l’universo contadino, a raccontare le aspirazioni della classe sociale, sostanzialmente deluse in quella che si può definire una dimensione idilliaca.

Trama

Il romanzo narra la storia di un giovane, Tommaso Puzzilli, che vive nella borgata romana di Pietralata; il protagonista, insieme ai suoi compagni, conosce la fame e la delinquenza, organizza furti e si prostituisce, degradandosi sempre di più con comportamenti violenti e illegali. Può sembrare banale, ma si tratta di un libro diverso dagli altri, la cui trama si basa sui caratteri propri del Neorealismo. Anche se i critici del tempo sottolinearono quanto Una vita violenta in realtà si discostasse dal Neorealismo vero e proprio. Proprio questa caratteristica permette di parlare di Una vita violenta come se fosse un discorso letterario, sul quale dibattere e confrontarsi.

Una vita violenta: la cruda realtà delle borgate romane

Pier Paolo Pasolini sceglie di parlare di Pietralata, scorrendo mezza Roma, sempre citata e mai incontrata. L’autore descrive un paesaggio suburbano, che si può definire squallido, seppur veritiero. Rappresenta ciò che Pasolini vede e di cui non ha timore di parlare. L’ambiente, con il suo brulicare di episodi e di personaggi, non è esclusivamente l’oggetto diretto del racconto, ma esiste in funzione di un unico personaggio centrale, la cui storia, pur nella sua conduzione, è reale. Una vita violenta è il punto intermedio di un progetto che ha inizio con Ragazzi di vita, all’interno del quale lingua italiana e dialetto si mescolano e che si conclude con l’approdo al cinema di Accattone e Mamma Roma, dove non è presente la voce narrante, ma la narrazione prende avvio dall’azione stessa, in un costante tentativo di cogliere la realtà.

Ragazzi di vita è composto da otto capitoli, che possono essere letti anche come racconti autonomi. I dialoghi sono in dialetto romanesco, mentre nelle parti – centrali – alla lingua italiana, Pasolini inserisce dei termini prettamente gergali: ciò consente di abbattere (per così dire e ovviamente in senso metaforico) quella distanza che intercorre tra chi legge e la storia di cui si parla. Nell’ambito della narrazione, Pasolini rappresenta una realtà multiforme che va dalla dimensione sociale a quella antropologica a quella politica dell’esistenza umana. L’autore osserva scrupolosamente l’ambiente che descrive e con fare commosso, ma anche partecipativo, percorre l’esperienza narrativa che intende analizzare e descrivere. Una vita violenta racconta del degrado urbano, di comportamenti illeciti, un mondo culturale certamente lontano da quello a cui apparteneva l’autore, che però non giudica, si limita a scriverne, arricchendolo di dettagli e creando una trama ricca di sfaccettature e sfumature emotive.

Con Una vita violenta, Pasolini continua quel suo costante confronto con la realtà circostante, per denunciare tutto ciò che non funziona come dovrebbe, episodi e comportamenti anticonvenzionali, indicando con precisione chi sono i detentori del potere, per trovare l’autenticità all’interno di un mondo che invece appare sempre più falso. Lo scrittore si appassionò all’essenza delle periferie, che a suo parere, conservano ancora l’autenticità di un tempo. Ecco dunque che ne scrive, con occhio attento e senza giri di parole: descrive tutto, persino la bassezza di alcuni ambienti ma anche i sotterfugi e gli espedienti che si susseguono in quel mondo caotico e povero al tempo stesso. Quella povertà che però dà tanto ai romanzi di Pasolini, proprio come nel caso de Una vita violenta, dove si percepisce la realtà delle cose, gli istinti, i sentimenti, i comportamenti di una parte della società che sembra essere dimenticata o ignorata da tutti.

Fonte immagine in evidenza: copertina del libro Una vita violenta di Garzanti

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